Caserta, indagini per le violenze sui detenuti: “li abbattiamo come vitelli”

Caserta

Nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, lo stesso in cui il 6 Aprile 2020 scoppiò la rivolta, si indaga sulle violenze che sarebbero avvenute nei confronti dei detenuti da parte della polizia penitenziaria. Tra le accuse anche quella di tortura

“Li abbattiamo come vitelli”. “Domate il bestiame”. E poi: “Non si è salvato nessuno.” Questi e altri messaggi sono stati trovati attraverso la perquisizione condotta dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta, nei confronti degli agenti di Polizia Penitenziaria del luogo.

Il retroscena

I fatti risalirebbero al 6 Aprile 2020, data in cui circa 150 detenuti occuparono tre sezioni di un reparto, dando luogo a una rivolta che non fu sedata prima della tarda notte. La causa della rivolta era a ricondursi alla presenza di un caso di positività da Coronavirus nel carcere. La Polizia sarebbe allora ricorsa a un metodo punitivo del tutto scorretto e illecito, seguito dalla denuncia da parte dei garanti dei detenuti Pietro Ioia e Samuele Ciambriello, oltre che dall’associazione Antigone.

Tuttavia, le indagini non sono una novità: già nel Giugno 2020 gli agenti avevano ricevuto un avviso di garanzia che avrebbe poi portato a una protesta da parte della Polizia stessa. Fu infatti la volta degli agenti, in quel caso, a improvvisare un’occupazione del tetto della struttura per esprimere la disapprovazione nei confronti delle accuse mosse nei loro confronti.

Quel maledetto sei Aprile noi cercammo solo si riportare la calma tra i detenuti. Ed ora ci ritroviamo indagati mentre nessun detenuto ha pagato nulla, neanche un danno. Eppure abbiamo avuto danni per centinaia di migliaia di euro. Siamo arrabbiati, perché ci sentiamo trattati male.

L’assistente capo della Polizia Penitenziaria Gaetano Napoleone presso il carcere di Santa Maria Capua Vetere aveva commentato così l’avviso di garanzia arrivato a Giugno 2020.



Le accuse

L’indagine tuttora in corso include reati come tortura, maltrattamenti, lesioni personali e calunnia. I detenuti sarebbero stati denudati, picchiati sulle spalle in modo da non poter riconoscere gli agenti coinvolti;  quindici di loro sarebbero stati portati in isolamento secondo modalità irregolari. A un mese dalla rivolta dei carcerati, la morte di un detenuto: sulle cause si è divisi tra suicidio e l’opinione della Procura, che individua l’evento come conseguenza della tortura. Gli ultimi provvedimenti corrispondono a diciotto arresti domiciliari, tre obblighi di dimora e ventitré sospensioni dall’esercizio del pubblico ufficio.

L’opinione politica

Come spesso accade nei casi giudiziari di rilevanza nazionale, l’opinione politica non è rimasta da parte. Il maggiore protagonista in tal senso è ad ora Matteo Salvini, leader della Lega.

Mi sto informando sugli arresti degli agenti della Polizia penitenziaria a Santa Maria Capua Vetere che repressero una delle troppe rivolte nelle carceri italiane. Che a essere arrestati siano i poliziotti che hanno difeso se stessi e il proprio lavoro è bizzarro. Poi si è innocenti fino a prova contraria, però a me piacerebbe che ci fosse più rispetto per il lavoro delle forze dell’ordine.

Anche nel Giugno del 2020 Salvini non si era trattenuto dall’esprimere la propria opinione: “Incredibile!” leggiamo in un suo tweet “44 poliziotti in servizio nel carcere di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) sono indagati come violenti TORTURATORI (…)”. L’ex ministro dell’interno si recherà il prossimo giovedì presso il carcere casertano “per portare la solidarietà, mia, della Lega e di milioni di italiani, a donne e uomini della Polizia Penitenziaria”. 

In un caso che sembra ricalcare quello di Stefano Cucchi, farsi un’opinione è difficile e forse anche sbagliato. È giusto che partiti politici prendano posizione su un episodio del genere, in rapporto a  prove e allo stesso tempo a indagini incomplete? Difficile a stabilirsi. Qualunque sarà l’esito degli accertamenti, rimane certo che il timore nei confronti delle forze dell’ordine in una Repubblica democratica è, e sempre sarà, il più ignobile dei timori cui si possa far fronte.

Katherina Ricchi

 

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