Cartoni animati: quanto sono cambiati negli ultimi anni? Noi appartenenti all’ultima generazione d’oro, nati negli anni Ottanta e cresciuti nei mitici Novanta, abbiamo trascorso la nostra infanzia tra “Candy Candy”, “Lady Oscar” e “Pollyanna”. Ma poi sono arrivati “I Simpson”, “I Griffin”, “American Dad”. Ed è cambiato tutto.
Magia, amore e buoni sentimenti sono stati sopraffatti da violenza, linguaggio scurrile e battute politicamente scorrette. Se i giovani, prima dell’avvento dei Beatles, ascoltavano la stessa musica dei genitori, lo stesso è stato per noi cresciuti negli anni Novanta (ovviamente per ciò che concerne i cartoni animati). Anche mamma e papà apprezzavano “Georgie” e “Remì”, perché intrisi di quel buonismo che, diciamocelo, fa bene al cuore. Per contro, non si è mai vista una mamma deliziarsi davanti ad una puntata de “I Griffin”.
Qui, però, sorge spontanea una domanda: questi cartoni animati politicamente scorretti sono veramente così malvagi? Certo, se consideriamo la violenza, il linguaggio inappropriato e le frequenti allusioni al sesso, la risposta è una sola: sì. Considerando, però, tali elementi, qualcosa suona familiare. E si arriva alla conclusione che sì, è vero, questi cartoni animati sono tutto fuorché educativi, ma d’altro canto sono lo specchio della nostra società.
Provate a guardare una puntata di “American Dad”, il cui protagonista Stan Smith è un agente della CIA con una grande passione per le armi da fuoco. Provate, poi, a guardare un telegiornale qualsiasi. Scoprirete che non vi è molta differenza: attentati, madri che uccidono i figli, figli che uccidono i genitori, soubrette che mostrano le parti intime.
A volte questi cartoni animati così crudi e volgari possono insegnarci qualcosa. “The Cleveland Show”, uno spin-off de “I Griffin”, è solo uno dei tanti esempi. Rallo, un bambino particolarmente sveglio per la sua età, è seduto sul divano e vuole accendere la televisione senza alzarsi. Non trova il telecomando. Ad un certo punto, l’illuminazione: Rallo vede un libro, lo prende e… Lo spettatore medio penserà “ecco, leggerà un libro per passare il tempo”. Invece no. Il libro viene scagliato contro il televisore, che si accende. E Rallo, acuto e pungente, si rivolge agli spettatori: “non ridete, ragazzi. Non ridete!” Questa scena mette in atto, esplicitamente, la morte della cultura. Eppure non è altro che il riflesso della società. Siamo stati noi ad uccidere la cultura, preferendo i talent show ai libri, per dirne una.
Ci sarebbero ancora molti altri esempi da citare, ma sarebbe opportuno porre alcune domande a coloro che tanto disprezzano questi cartoni animati: qual è il ritratto più veritiero della società, quello dipinto da “Pollyanna” oppure quello presentatoci da “I Griffin”? Nel mondo di oggi è più probabile incontrare una Pollyanna ottimista e servizievole oppure un Peter Griffin pigro e alcolizzato? Guardatevi intorno e troverete la risposta.