Diventa carnitariano: il malsano stile di vita promosso dall’UE

L’Unione Europea finanzia una campagna da 3,6 milioni per promuovere il consumo di carne rossa con lo slogan: diventa carnitariano.

La campagna

Nonostante le raccomandazioni dei medici, nonostante le crescenti richieste di riformulare gli allevamenti intensivi, l’Europa rema in senso opposto. Decide di farlo investendo in una campagna che promuova il consumo di carne rossa, alimento considerato dannoso non solo per la salute ma anche per l’ambiente.
L’iniziativa è mossa dall’Organizzazione interprofessionale spagnola del manzo (Provacuno) e dalla corrispettiva belga APAQ-VLAAM. La campagna, costata 4,5 milioni, è finanziata all’80% dall’Unione Europea che di milioni ne ha messi a disposizione 3,6.

Bruxelles giustifica questo stanziamento di denaro dicendo di voler “rafforzare conoscenza e competitività” del settore europeo delle carni bovine. Ma in che modo una campagna che recita “diventa carnitariano” (tradotto dall’originale inglese “beeftarian”), può creare consapevolezza? La campagna, che sarà attiva in Francia, Spagna, Portogallo, Belgio e Germania, spinge per un’alimentazione incentrata sul consumo di carne rossa. Un consumo già elevato secondo lo Iarc, che inserisce carni rosse e carni processate rispettivamente nella classe 2A e 1 delle sostanze cancerogene.

Il gruppo di lavoro ha classificato il consumo di carne lavorata nel gruppo 1 in base a una evidenza sufficiente per il tumore colorettale. Inoltre è stata trovata una associazione tra consumo e tumore allo stomaco. La possibilità di errore non può invece essere esclusa con lo stesso grado di confidenza per il consumo di carne rossa

Paura dei prodotti alternativi

L’impressione sembra, allora, il desiderio di difendere un mercato economicamente conveniente –quanto dannoso per ambiente e salute-, che inizia a sentirsi minacciato da fattori esterni. Infatti, seppur timidamente, i prodotti alternativi alla carne sono in crescita: negli ultimi cinque anni si è arrivato a un incremento della richiesta del 451% nel mercato europeo. Anche se le diete vegana e vegetariana riguardano per ora solo il 6% della popolazione europea, qualcosa si sta muovendo e la sensibilità verso queste tematiche cresce.

A confermare i timori dell’industria della carne, la “guerra” (persa) agli hamburger vegani portata fino al Parlamento Europeo.
A sollevare i dubbi è anche FoodNavigator che chiede al direttore di Provacuno, Javier Lopez, se la campagna non sia per contrastare la crescente domanda di prodotti vegetali. La risposta sembrerebbe confermare questi timori.“I produttori e fabbricanti di carne bovina vogliono rivendicare un consumo vario di tutti gli alimenti della dieta mediterranea in un contesto in cui le tendenze vegane o vegetariane stanno crescendo”.




Quello che sorprende è che l’Unione Europea utilizzi soldi pubblici per finanziare questo stile di vita carnitariano, mentre il World Cancer Research Found raccomanda un minore consumo di carne.
Si tratta di un passo indietro non solo nelle politiche sulla salute, ma anche in quelle ambientali. La maggior parte dei bovini allevati in Europa, infatti, proviene da allevamenti intensivi responsabili, da soli, del 17% di emissioni dei gas serra. Non solo: un’ulteriore incentivo al consumo di carne è dato dagli investimenti del PAC, Politica Agricola Comune. Nell’ultima seduta del Parlamento europeo, pur avendo concordato di destinare una percentuale di fondi a politiche agronomiche verdi, le aspettative iniziali sono state ampiamente deluse. I nuovi accordi sarebbero solo un palliativo che non porta miglioramenti concreti per ambiente e condizione di vita degli animali; e i finanziamenti all’industria della carne continuano.

Pensare diversamente, investire diversamente

Gli attuali modelli di consumo alimentare sono insostenibili sia dal punto di vista sanitario che ambientale. Mentre nell’UE il consumo medio di carne rossa, zuccheri, sale e grassi continua a superare le raccomandazioni, il consumo di cereali integrali, frutta e verdura, legumi e noci è insufficiente.
Passare a una dieta che si basi più sui vegetali, che includa meno carne rossa e lavorata e con più frutta e verdura ridurrà non solo i rischi per la salute, ma anche l’impatto ambientale del sistema alimentare.
(dal documento: Farm to Fork strategy)

Alla luce di quanto detto, e tenendo conto dell’impatto ambientale degli allevamenti intensivi, promuovere uno stile di vita carnitariano appare una scelta ancora più insensata; per non dire dannosa e controproducente.
Ancora una volta si sta sacrificando il benessere comune, quello ambientale e la salute dei cittadini, per un tornaconto economico.
Posto che il suggerimento più diffuso è una riduzione del consumo di carne -per tranquillizzare i più riluttanti verso una dieta a base vegetale- l’Unione Europea dovrebbe iniziare ad investire seriamente in campagne di sensibilizzazione; nonché in politiche agronomiche sostenibili che puntino su allevamenti estensivi, slow food, incentivi ecologici e sul consumo di proteine vegetali.

 

Marianna Nusca

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