Carne in laboratorio: la nuova frontiera della coltura arriva a Singapore

carne in laboratorio

È stato approvato il progetto della start-up Eat Just, pioniera nella produzione di cibi vegetali: a Singapore sarà prodotta carne in laboratorio e venduta prossimamente.

Quando e quanto

Il commercio per ora si limiterebbe all’area di Singapore, per poi espandersi. Sarà lanciata per la prima volta in un ristorante della città, ha spiegato il co-fondatore Josh Tetrick. Il suo costo sarà pari a quello del pollo premium e non, come doveva essere all’inizio, di 50 dollari al pezzo. Non avrà un prezzo economico, ma neanche eccessivo. In fin dei conti è un prodotto nuovo e con alle spalle anni di lavoro e ricerca. Se riceverà consenso il commercio avrà modo di crescere ed espandersi, e i prezzi potranno calare. I tempi sono brevi e tra poche settimane potremmo vedere la carne all’interno del menù del ristorante.

Pollo in provetta

La tecnica utilizzata per produrre carne in laboratorio consiste nel prelevare cellule staminali del grasso o del muscolo dell’animale e porle in un mezzo di cultura. Sono così nutrite, stimolando la crescita del tessuto. Le cellule vengono coltivate in un bioreattore da 1200 litri e combinate con ingredienti di origine vegetale. Una volta che il processo è partito non ci sarà necessità di aggiungere ulteriori cellule, la crescita potrebbe teoricamente continuare all’infinito.



Per gli animali

Nessun animale è ucciso o sfruttato. La pratica si serve di animali per estrarre le cellule necessarie, ad essi non viene fatto alcun male. È una grande rivoluzione per i miliardi di animali che ogni anno muoiono per soddisfare il fabbisogno mondiale di carne. Si stima che nel corso dei prossimi dieci anni la richiesta di carne crescerà ulteriormente, anche nei paesi più poveri.

Per l’ambiente

Si pongono le basi per diminuire le pratiche di allevamento intensivo, uno dei responsabili della crisi climatica. Le cause che concorrono ad aumentare il rischio di disastri dovuti al cambiamento climatico sono innumerevoli. Gli allevamenti consumano una grande quantità d’acqua ed espropriano terreni in precedenza oasi naturali, come la foresta amazzonica. Non dimentichiamo che, nel caso degli allevamenti di bovini, essi sono i maggiori responsabili delle emissioni di gas serra.

Per noi

Il consumo eccessivo di carne non ci danneggia solo attraverso il cambiamento climatico. Anche se è vietato dal Ministero della Salute la produzione e la vendita di carni contenenti farmaci, non sempre i metodi di controllo garantiscono di avere carni senza ormoni o antibiotici. La carne fa bene se è sana, e se, ovviamente, è consumata in modo equilibrato. L’eccessivo consumo di carne rossa potrebbe portare, in un soggetto predisposto, alla comparsa di tumori. Senza contare che in persone diabetiche, con problemi cardiovascolari, a rischio di infarto è raccomandato un consumo equilibrato.

Ieri un’utopia, oggi scienza

La procedura è giovane, ma non nuova. La prima dimostrazione pubblica risale al 2013, quando fu presentato il primo hamburger cresciuto in vitro, nato dal lavoro di una squadra olandese. Nei primi anni 2000 era stata la NASA a creare filetti di pesce da cellule di pesce rosso. La Eat Just non è l’unica, sono diversi infatti i progetti di ricerca che si sono interessati a questa nuova forma di produrre carne. Il documentario Meat the Future racconta la storia della start-up Memphis Meats. La regista Liz Marshall, durante un’intervista, parla del progetto e della storia che il documentario racconta; la carne in laboratorio pochi anni fa poteva sembrare un progetto utopistico, fantascientifico, ma oggi si sta realizzando. Il cambiamento è possibile, non radicale, non immediato, ma la produzione di carne in laboratorio è un’alternativa per gli animali, per noi e per il nostro mondo.

Ginevra Dinami

 

 

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