Carlo d’Inghilterra è stato un visionario in materia di ambiente e sostenibilità e un imprenditore di grande successo. Con la sua presenza agli ultimi eventi mondiali sul clima si è finalmente aggiudicato un posto d’onore
In pochi sanno che Carlo d’Inghilterra è dedito all’attivismo climatico da oltre 50 anni. Il suo primo discorso ambientalista risale a quando aveva solo 22 anni. Parlò dell’impatto negativo della plastica e da allora, l’erede al trono d’Inghilterra non ha mai smesso di lottare per il pianeta. Oggi siamo abituati a sentir parlare giovani attivisti per l’ambiente, come Greta Thunberg, ma per quei tempi il suo impegno ambientalista era all’avanguardia. In molti lo prendevano in giro definendolo ingenuo perché, tra le altre cose, sosteneva la necessità di tornare alle fibre naturali, abbandonando quelle sintetiche. All’epoca si pensava che questa sua passione per il green fosse solo un passatempo per ricchi. Oggi, invece, quei temi sono sul tavolo di tutte le potenze mondiali.
La sua Duchy Organics, fondata 31 anni fa per promuovere l’agricoltura sostenibile, ha raggiunto fatturati in continua crescita che diventano fondi con cui vengono sovvenzionati progetti di beneficenza e di conservazione dell’ambiente. Ha preso piede sul web con la vendita di prodotti alimentari naturali, dove nella pagina descrittiva, vengono riportate diverse informazioni di natura ambientale. Oltre alla composizione, vengono ad esempio elencate le varie etichettature e certificazioni (biologico, vegano cruelty free, etc…), in base alle quali si può decidere di consultare gli elenchi e scegliere i prodotti. Su alcune etichette vengono anche evidenziate le spese per la preparazione del prodotto o i chilometri percorsi (e le emissioni) prima di essere ricevuto dal cliente.
La fattoria ecosostenibile
Nel tempo libero Carlo d’Inghilterra si dedica in prima persona alla Duchy Home Farm, 600 ettari di terreno accanto alla sua tenuta nel Gloucestershire. In pratica, è il regno dell’ecosostenibilità e dell’agricoltura biologica. In essa sono banditi diserbanti e pesticidi chimici, si innaffia solo con acqua piovana filtrata e si concima il terreno con compost derivato dal riciclo degli scarti. Il Principe coltiva antiche specie di ortaggi e alberi da frutto della tradizione britannica, alcuni a rischio di estinzione. Anche il paesaggio è stato sempre tutelato negli anni, con il ripristino dell’architettura rurale e dei muretti a secco in pietra locale
Casa e auto ecologiche
Oltre all’agricoltura biologica, l’indole ecologica del Principe Carlo, l’ha portato ad installare pannelli fotovoltaici a Clarence House, la sua residenza londinese, che nonostante sia del XIX secolo possiede stufe a pellet e pompe di calore che sfruttano l’energia geotermica. Anche la sua famosa automobile, l’Aston Martin è stata modificata per funzionare con il carburante E85, una miscela composta all’85% da bioetanolo e dal restante 15% da benzina senza piombo e la maggior parte dei veicoli usati nelle sue tenute sono elettrici. Il Principe, però, ha spesso voluto precisare che non tutto può essere fatto con questo genere di veicoli che oltre ad essere poco economici, comportano una grande quantità dii materiali di scarto per la produzione delle batterie che ha definito “molto preoccupante”, sottolineando, dunque, come la tecnologia a idrogeno dovrebbe giocare un ruolo decisivo nel processo di decarbonizzazione dei trasporti.
Le iniziative green
Tra le altre cose, Carlo d’Inghilterra ha organizzato eventi e iniziative di sensibilizzazione, tra cui Terra Carta, che è un documento di 17 pagine che prevede un piano di azione immediato, esortando le aziende di tutto il mondo a impegnarsi in modo pratico e a raccogliere oltre 10 miliardi di dollari nella prossima decade per combattere la minaccia del cambiamento climatico. Nel presentare l’iniziativa, ha sottolineato l’enorme progresso conseguito dall’umanità negli ultimi decenni, ma ha ricordato che questo progresso è stato anche causa della distruzione di gran parte del mondo nel quale viviamo. Da poco tempo ha anche intrapreso un progetto per la moda sostenibile, con cui collaborano anche partner italiani.
Una foresta per il primo nipote
Anche il regalo per la nascita del nipotino George, primogenito di Kate e William, porta il segno dell’amore di Carlo d’Inghilterra per il verde. Quando il piccolo è nato, il principe ha piantato per lui un bosco vicino al castello di Balmoral, in Scozia. In quell’occasione aveva dichiarato di voler “trasformare in foresta un campo vuoto“, che da quel giorno è chiamato “il bosco del principe George“.
Infine, il Principe Carlo ha espresso recentemente un elogio pubblico al figlio William per il suo impegno nell’istituire gli “Earthshot Prize“, un premio a carattere globale per la salvaguardia del pianeta, che nella sua prima edizione è stato vinto dalla città di Milano.
Il riscatto
La presenza di Carlo d’Inghilterra al G20 e poi alla Cop 26 stanno riportando il giusto riscatto alla sua figura, finora adombrata dall’ingombrante e imperturbabile presenza della longeva Regina, oltre agli eventi catastrofici che hanno riguardato le sue vicende familiari. Ma settantadue anni di attesa dell’incoronazione non hanno scalfito il suo spirito da innovatore, e l’arrivo a Roma e poi in Scozia non fanno che innalzarne ulteriormente il profilo. Elisabetta II, ancora debole dopo il ricovero a sorpresa dei giorni scorsi, non è potuta essere presente e suo figlio Carlo è stato senz’altro un eccellente sostituto, anzi, la padronanza degli argomenti affrontati, gli hanno fatto aggiudicare quel posto d’onore che lo ha reso finalmente un vero e proprio protagonista.
Ecco alcune delle parole del discorso tenuto in occasione dell’invito ai due eventi sopracitati:
Questa settimana sono stato invitato a parlare a due importanti incontri mondiali: il Vertice del G20 a Roma e l’incontro COP26 in Scozia. Il mio messaggio per entrambi è lo stesso. Non c’è problema più urgente della salute futura del nostro pianeta e delle persone che lo abitano. La sua salute odierna determinerà la salute, la felicità e la prosperità economica delle generazioni a venire. Questo deve essere sicuramente il nostro obiettivo. Ho sempre pensato che abbiamo una responsabilità schiacciante verso quelle generazioni non ancora nate.
C’è, infine, un ampio consenso globale sul fatto che ci troviamo di fronte a una formidabile minaccia per il futuro dell’umanità e della natura stessa, e che dobbiamo, ora, tradurre belle parole in azioni ancora più belle. Sicuramente, se riuscissimo a mettere da parte le differenze, potremmo vedere questa come un’opportunità unica per avviare una sostanziale ripresa green a beneficio di tutti.
Potrebbe essere la storia di crescita del nostro tempo, stabilire un’economia globale che segue una traiettoria sicura, sostenibile e che salva quindi il nostro pianeta.