In una giornata segnata da forti tensioni, sindacati, studenti e la comunità palestinese si sono uniti in manifestazioni a Firenze e Pisa per esprimere solidarietà al popolo palestinese. Tuttavia, le dimostrazioni pacifiche – programmate in tutta Italia quest’oggi e domani – sono sfociate in scontri con le forze dell’ordine, evidenziando nuovamente il delicato equilibrio tra il diritto di manifestare e la gestione dell’ordine pubblico. Gli eventi, caratterizzati da cariche e violenze, hanno suscitato reazioni contrastanti da parte delle istituzioni, della comunità educativa e della classe politica, alimentando il dibattito sulla libertà di espressione e il diritto di protesta in Italia. Le cariche a Pisa, Firenze e Catania sono state fatte per impedire agli studenti e all’intera manifestazione di raggiungere le piazze principali delle città. A Pisa, almeno cinque giovani sono stati fermati e ammanettati, mentre molti altri sono stati feriti. Ecco l’Italia e il suo Stato di diritto: militarizzazione e repressione.
Cariche a Pisa e Firenze durante una manifestazione pro Palestina: il corteo tenta di raggiungere il consolato americano
Questa è stata una giornata di sciopero generale per la Palestina, segnata purtroppo da tensioni, sindacati di base, studenti e comunità palestinese si sono uniti in un corteo a Firenze, partendo da piazza Santissima Annunziata con l’intenzione di raggiungere il consolato americano. Tuttavia, il percorso è stato ostacolato dalle forze dell’ordine, provocando scontri e cariche di alleggerimento quando i manifestanti hanno cercato di avanzare. Con le cariche a Pisa, la repressione continua ed è sempre più intensa, nei confronti della mobilitazione studentesca e del tema portato in piazza, evidentemente scomodo ad autorità e governo.
I video sono ben chiari e mostrano come la polizia non faccia sconti: le cariche a Pisa della polizia in tenuta antisommossa sono state autorizzate per impedire ad una parte della manifestazione di raggiungere la piazza principale e l’ambasciata americana. Due ragazzi sono stati ammanettati a terra e, ovviamente, identificati.
Scontri e ritorno a piazza Ognissanti: la cronaca della giornata fiorentina
Anche a Firenze, ci sono state delle tensioni: il corteo ha attraversato il centro e il lungarno, ma la presenza delle forze dell’ordine ha generato momenti di tensione. Dopo gli scontri, il corteo ha fatto ritorno in piazza Ognissanti per gli interventi finali, sottolineando la determinazione dei manifestanti nonostante le difficoltà incontrate lungo il percorso. La risposta alla loro repressione è solo la rabbia, ma sempre più resistenza e amore per portare la Palestina e il suo popolo nelle piazze italiane.
Reazioni delle istituzioni educative: solidarietà alle studentesse e agli studenti dopo gli scontri a Pisa
Analoghi scontri si sono verificati a Pisa, dove gli studenti sono stati oggetto di cariche da parte della polizia mentre manifestavano per la Palestina. Il corteo, bloccato prima di raggiungere piazza dei Cavalieri, ha generato momenti di violenza, ferendo diversi partecipanti e scatenando reazioni di condanna da parte della comunità educativa e della classe politica.
Luigi Ambrosio, direttore della Scuola Normale Superiore, e Sabina Nuti, rettrice della Scuola Superiore Sant’Anna, hanno espresso turbamento per gli avvenimenti delle cariche a Pisa, avvenuti sotto i loro istituti. In una nota congiunta, hanno condannato l’uso della violenza, sottolineando la inammissibilità di atti violenti contro pacifiche manifestazioni di idee.
Tante sono state le lettere di protesta e i comunicati in cui i docenti hanno espresso il loro sconcerto per quello che è accaduto sotto le finestre dei loro istituti: studenti minorenni manganellati senza motivo, o meglio, per aver chiesto il “cessate il fuoco” e lo stop al genocidio. Gli agenti antisommossa erano ovunque, come se quella fosse una “banda” di terroristi armati e pericolosi: non si poteva passare in nessuna via del centro, che erano tutte chiuse dagli scudi e i manganelli dello schieramento della polizia.
Sono partite più cariche a Pisa, senza cercare di trattare prima, senza pensare che forse le parole potevano essere più convincenti. I manifestanti sono stati aggrediti, torturati dalle armi della repressione e lasciati per i vicoli del centro di Pisa.
Dichiarazioni del Dipartimento della Pubblica Sicurezza dopo gli scontri a Pisa: riflessioni sugli aspetti organizzativi e operativi
Il Dipartimento della Pubblica Sicurezza ha sottolineato l’impegno a garantire la libertà di manifestazione e ha indicato che le cariche a Pisa evidenziano le difficoltà operative nelle situazioni di tensione. Hanno annunciato che gli episodi saranno oggetto di riflessione e verifica sugli aspetti organizzativi ed operativi delle forze dell’ordine. Tutto questo è per evitare situazioni e atti derivanti dal mancato rispetto delle prescrizioni o dalla mancata condivisione dell’iniziativa da parte degli organizzatori.
Inaudita è la violenza che l’autorità poliziesca, per conto dello Stato, abbia usato su dei ragazzi, tra l’altro minorenni, con un’ingiustificabile e disumana violenza. Tanti sono stati i ragazzi che hanno assistito a queste scene, più o meno se ne sono contati 300, ed erano scesi in piazza per protestare: ma quanto potevano essere, realmente, pericolosi?
Reazioni politiche e richieste di chiarimenti: condanne e interrogazioni parlamentari
Laura Boldrini, Giuseppe Conte e Elly Schlein hanno condannato l’uso dei manganelli contro gli studenti durante le cariche a Pisa di oggi, che hanno lasciato, tra tutte, il segno indelebile della violenza di Stato. Schlein ha annunciato un’interrogazione parlamentare al ministro Piantedosi, sottolineando la necessità di difendere la libertà di manifestare pacificamente. Anche il presidente del Consiglio regionale della Toscana, Antonio Mazzeo, ha chiesto chiarezza e accertamento delle responsabilità.
Quanto possiamo essere sicuri?
Ma le domande sono tante, lo sgomento è forte, e la consapevolezza di non essere in uno Stato di reale e materiale diritto è decisa. Perché si è deciso di militarizzare così tanto il corteo? Quali potevano essere le conseguenze di autorizzare una manifestazioni di giovani e giovanissimi nelle piazze di Pisa? Chi ha deciso gli scontri a Pisa ma sopratutto sotto quali circostanze? In base a quali comportamenti, che sono effettivamente stati inesistenti, si è deciso di agire?
Rispondere a queste domande sarebbe ancora più agghiacciante, perché la risposta già si conosce. L’abuso della divisa è un fenomeno sistemico, che sono questa e lo Stato possono fare sui corpi liberi di ragazzi e ragazze.
Non possiamo essere sicuri e, sopratutto, sicure in un paese in cui le autorità di ufficio e di strada hanno sempre la meglio; non possiamo vivere in un mondo di repressione che si cela dietro l’occidentale e quanto mai falso Stato di diritto italiano; ancora una volta, questa è la violenza ingiustificata nel nome del “sapere libero e neutrale” di un paese liberale che si macchia sempre di più le mani di sangue e di rabbia.
Ma la risposta della gioventù è arrivata subito: le piazze di Pisa si sono riempite subito, con cori di sostegno alla repressione e alla libertà per la Palestina. Già da domani ci saranno nuove assemblee e riunioni studentesche per affrontare la questione, affinché qualsiasi repressione non rimanga impunita.
Più Nero nel viso,
Più Rosso d’amor
Lucrezia Agliani