Una nuova ricerca condotta da un team di scienziati dell’Università di Losanna e Oxford, pubblicata sul British Medical Journal, prestigiosa rivista scientifica, identifica gli anni passati a studiare come uno dei fattori di prevenzione delle cardiopatie.
Cardiopatie e CHD
Per “cardiopatia” intendiamo genericamente qualsiasi malattia riguardi il cuore. Nello specifico, i ricercatori si sono concentrati sulle coronaropatie, cioè qualsiasi alterazione delle arterie coronarie, ovvero i vasi sanguigni che portano il sangue al cuore. Nello specifico, questi scienziati hanno definito le Coronary Heart Desease (CHD) come:
un insieme variegato composto da infarto del miocardio, sindrome coronarica acuta,
angina pectoris stabile cronica o stenosi coronarica maggiore del 50%, o morte coronarica.
Gli studi condotti fin ad ora avevano già mostrato come più tempo le persone passassero nel sistema educativo formale, minore fosse il rischio di soffrire di CHD. Il problema era che da queste ricerche non era possibile capire se in realtà questi risultati fossero dovuti ad altri fattori quali l’attività fisica o la dieta.
La ricerca
Per risolvere questo problema, il team di ricercatori ha analizzato 162 varianti genetiche che studi precedenti avevano legato a un maggior tasso di scolarizzazione. Questi scienziati hanno utilizzato due set di dati, per un totale di 112 ricerche che hanno coinvolto, complessivamente, 543.733 pazienti, prevalentemente di origine europea. I risultati mostrano una forte correlazione genetica negativa tra istruzione e CHD, che significa che all’aumentare degli anni di istruzione ricevuta, diminuisce il rischio di patologie coronariche. La predisposizione genetica a prolungare gli studi è infatti associata a un rischio minore del 33% di soffrire di CHD. Infatti, ci sono tutta una serie di variabili che influiscono sulla relazione tra istruzione e rischio di CHD. Per esempio, gli individui con più anni di studio alle spalle avevano anche meno probabilità di fumare, un indice di massa corporea più basso o valori migliori relativamente ai grassi presenti nel sangue.
Implicazioni pratiche
Sebbene questo studio non sia conclusivo degli effetti benefici dell’istruzione sulla salute, fattori quali la considerevole ampiezza del campione lasciano presupporre che questi benefici ci siano. Cosa fare, dunque, per ridurre il rischio di cardiopatie? I ricercatori hanno stabilito che per diminuire il rischio di CHD sono sufficienti 3,6 anni di studio in più rispetto all’istruzione obbligatoria: sostanzialmente, il tempo di prendersi una laurea triennale. Questi dati dovrebbero interessare la nostra classe politica. Consideriamo infatti che l’Italia ha un tasso di laureati abbastanza basso. Insomma, se avete scelto un percorso di studi che vi piace, state prendendo due piccioni con una fava. E voi? Siete laureati? Conducete uno stile di vita sano? Fatecelo sapere con un commento.
Davide Camarda