Il Cardinale Pietro Parolin incontra a Kiev il premier ucraino Denys Shmyhal

Cardinale Parolin

Il Cardinale Parolin, Segretario di Stato della Santa Sede, in viaggio in Ucraina, questa mattina ha incontrato a Kiev il primo ministro dell’Ucraina, Denys Shmyhal. Al centro dell’incontro il tema della «pace giusta». Un incontro proficuo, secondo entrambe le parti. Parolin è in Ucraina per la prima volta dallo scoppio della guerra.

Sono continuati oggi gli impegni e gli incontri del Cardinale e Segretario di Stato nel Paese est europeo. Ieri, 21 luglio ha presieduto la Messa al santuario mariano di Berdychiv per poi spostarsi nel pomeriggio all’arcivescovado maggiore di Kyiv-Halych, dove risiede il capo della Chiesa greco-cattolica ucraina, Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk. Nella circostanza il porporato ha voluto riaffermare il senso della sua visita in un Paese che cerca in una fede resiliente la forza di affrontare il dramma di ogni giorno:

«Il messaggio che ho portato del Papa è quello della vicinanza. Il Papa l’ha espressa in tantissimi modi in questi anni. […] Il Papa ha manifestato fin dall’inizio una grandissima vicinanza, una grandissima partecipazione al dolore e la sofferenza di questo popolo. La mia presenza aggiunge qualche cosa diciamo ‘dal vivo’ a questa presenza del Papa, che condivide il dolore ma soprattutto vorrebbe poter aiutare ad aprire strade per la soluzione di questa guerra».

Oggi l’incontro con il premier Denys Shmyhal. Il tema della «pace giusta» al centro dell’incontro “politico” del cardinale Pietro Parolin. Un incontro proficuo, secondo entrambe le parti, che il governo ucraino ha così riassunto:

«La sua visita in Ucraina e le sue visite alle città ucraine durante la guerra scatenata dalla Russia sono la prova dell’alto livello di attenzione al nostro Paese. Apprezziamo molto l’invio di aiuti umanitari e la partecipazione attiva della Santa Sede nel processo di rimpatrio dei bambini ucraini deportati e dei prigionieri di guerra».

Nel colloquio si è discusso di sicurezza alimentare. Sabato scorso il Cardinale Parolin ha visitato il porto di Odessa, “corridoio del grano” per 400 milioni di persone nel mondo. E poi hanno trovato spazio due temi fondamentali per la Santa Sede, scritti in grassetto sull’agenda della diplomazia umanitaria del Vaticano: il ritorno dei prigionieri di guerra e dei bambini ucraini.



In questo contesto il primo ministro ha ringraziato la Santa Sede per aver partecipato al primo summit della pace e per aver sostenuto le sue decisioni. Il riferimento è alla presenza del Cardinale Parolin, accompagnato da una delegazione vaticana, al vertice in Svizzera del giugno scorso. Il tema, in quella occasione, era il Piano di pace in dieci punti del presidente Zelensky.

In quell’appuntamento la Santa Sede rivolse la sua attenzione soprattutto sulla liberazione di prigionieri e deportati, fra cui i ragazzi “rubati”. Due questioni in cui il contributo della Chiesa è stato fondamentale come ponte tra Ucraina e Russia, con il Papa in prima persona, la segreteria di Stato, la rete delle nunziature e la missione di pace del cardinale Matteo Zuppi.

Parolin in questi giorni in Ucraina, ha ricordato che la Chiesa vuole continuare ad aiutare ad aprire spiragli di dialogo fra le due capitali in un conflitto dove una soluzione non è neppure oggetto di discussione. All’incontro erano presenti anche il nunzio apostolico, l’arcivescovo Visvaldal Kulbokas, l’ambasciatore ucraino presso la Santa Sede, Andrii Yurash, e monsignor Paul Butnaru, officiale della Sezione per i rapporti con gli Stati e le organizzazioni internazionali della segreteria di Stato.

Non si ferma, dunque, l’impegno della Santa Sede a provare a far da ponte tra due paesi in guerra che sembrano voler rinunciare a qualsiasi forma di dialogo, continuando una guerra che per ora ha già registrato abbastanza orrore. L’impegno consiste anche nel sottolineare quanto sia importante, in questa fase, non commettere l’errore di criminalizzare un solo paese, la Russia, perdendo così l’occasione di intavolare delle trattative. Il Papa era stato invitato in Ucraina, che però ha posto come condizione di un suo viaggio in Ucraina la possibilità di andare anche in Russia.

Vincenzo Ciervo

 

 

 

 

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