il giorno in cui ho capito perché: Caravaggio

Caravaggio

Perché Caravaggio è un pittore moderno e contemporaneo ed è necessario da parte nostra tornare a lui, di tanto in tanto.

Michelangelo Merisi detto il Caravaggio. Il solo enunciare il nome per intero evoca tutta la solennità con la quale ogni parola restante diventa assolutamente superflua.

Caravaggio
Maria Maddalena in estasi, 1606
pinterest.com

Oggi parliamo di un pittore che ha fatto la storia, la vita, la morte, la passione e la magia della pittura mondiale. Un sommo, un maestro, una colonna portante, un artista sul quale è stato detto tutto, ma proprio tutto; un intoccabile.

E invece oggi noi lo tocchiamo, increduli come San Tommaso davanti alla ferita di Gesù Cristo, perché Caravaggio ci tocca. Ci schiaffeggia o ci accarezza, ma comunque ci tocca, nel profondo.

Pensare a Caravaggio fa saltare alla mente due grossi dettagli, i quali forse sono più atmosfere che non dettagli in sé e per sé: i fondali neri e la luce, concentrata e puntata in un solo raggio. Luce e buio, pacificamente conviventi in un’unica, intensa narrazione.

I drappeggi rossi, posti in maniera morbida e tridimensionale che viene quasi voglia di allungare le mani e toccare quel tessuto e assorbirne la luce, fanno da cornice nello scenario raffigurato, ricordandoci che il mondo non è altro che un vasto teatro.

Caravaggio è un fotografo esperto che sa quando cogliere e scattare la foto al momento opportuno. Cos’è che fa di una foto, una foto perfetta?

Morte Della Vergine, 1606
wikipedia.it

La luce? L’equilibrio dello spazio? Il bilanciamento del bianco? La partizione dei soggetti? La linearità? Forse sì. Ma una foto può essere definita perfetta anche quando ha nulla di tutto questo, ma ritrae un momento assolutamente magico, un attimo che doveva essere colto e viene reso immortale.

Siamo sommersi, oggi, dalle foto. Foto indiscrete, foto inutili, foto di routine. Foto riempitive di momenti di noia, foto inviate durante le conversazioni, selfie casuali, casi egocentrici; foto vere nelle notizie vere, foto manipolate nelle notizie false, foto acchiappa-likes, foto per condividere facilmente.

Istantanee di pensiero, vuoti momentanei. Non c’è la cura, la ricerca, l’attenzione; non c’è nemmeno la casualità con cui una bella foto può venir fuori. Stiamo perdendo la ricerca del viso, del dettaglio, dell’emozione.

Eppure oggi fare foto è così facile, è più facile che fare un dipinto. Ma allora com’è possibile che un dipinto possa insegnarci come immortalare un momento? Cosa lega una bella foto a un quadro?

L’umanità. L’umanità che va oltre il solo ritratto fisico; è l’umanità delle atmosfere, degli umori trasmessi, della storia che viene raccontata soltanto spostando lo sguardo da un lato e dall’altro della tela, senza parole che narrino la vicenda.

La Vocazione di San Matteo, 1600 arteworld.it

Cercate pure su Google Immagini, digitando “Caravaggio”. Tra i primi risultati troverete senz’altro i suoi capolavori, quelli che l’hanno reso celebre. Guardate i visi, osservate i gesti, soffermatevi sui dettagli. Non vi sembra di vedere una scena in slow motion? Non sono vivi, vidi da uscire fuori dalla tela?

Non sembrano fotografie? Talmente sono realistici, talmente tanta è la cura della luce sulle pieghe dei vestiti, nel chiaroscuro dei corpi, che quasi commuove e stupisce che questa foto sia stata scattata quando ancora la macchina fotografica non era stata neanche ideata.

Ecco perché abbiamo bisogno di ritornare da lui, perché è moderno. Perché dal suo 500 con furore ci può ricordare oggi cosa serve per immortalare un momento e condividerlo. Ma non lo sharing da social, no: la condivisione vera, calda, umana.

Di quella che passa da una bellezza a un’altra e ti dice che appartieni a quell’attimo, che un attimo passa ma se sai fissarlo nell’eterno, diventi eterno anche tu.

Proprio come il sommo è divenuto, per tutti noi e per la storia.

Gea Di Bella

 

 

 

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