Michelangelo Merisi, meglio noto come il Caravaggio, è universalmente riconosciuto come uno dei geni più brillanti che il mondo dell’arte abbia consegnato alla storia. Il crudo realismo, l’uso sapiente e maniacale dei giochi di luce per esprimere le più profonde emozioni dell’animo umano, la straordinaria capacità di cogliere e trasportare su tela ogni minimo dettaglio continuano a conquistare gli occhi e il cuore di chi si trova di fronte alle sue opere. Ma non solo. A far discutere è anche la controversa personalità dell’artista. Molti di voi lettori, infatti, saranno a conoscenza della fama che Michelangelo Merisi ha portato con sé nel corso dei secoli. Il pittore, infatti, emerge dalle testimonianze dell’epoca come l’emblema del genio e sregolatezza. Arte del più sublime livello sulla tela, unito ad un pessimo carattere e una tormentata vita privata. Non tutti però sapranno che Caravaggio fu costretto per lunga parte della sua vita a scappare da una condanna a morte, e che fu il responsabile dell’omicidio a Ranuccio Tommasoni.
L’omicidio Tommasoni
Al momento dei fatti raccontati in questo articolo, Caravaggio non era certo famoso per essere un animo tranquillo. Con alle spalle diversi arresti e diversi problemi con la legge, l’oscurità ha sempre accompagnato la vita del pittore, come riflesso anche nelle sue opere, così intense, ma anche cupe e malinconiche.
A cambiargli la vita, però, fu la sera del 28 Maggio 1606. Caravaggio si trova a Roma. Le cronache del tempo, parlano di una rissa scaturita durante una partita di pallacorda. Un fallo che portò allo scontro fatale a Ranuccio Tommasoni. Altri raccontano che, in realtà, tra Caravaggio e Tommasoni non scorresse buon sangue, e che già in passato si fossero verificati aspri scontri, per via del comune amore per una donna. Altri, invece, fanno risalire le controversie ai tanti debiti di gioco del pittore. Un’altra fonte racconta di una forte divisione anche dal punto di vista politico.
Quel che è certo, è che nella rissa Caravaggio ferì a more il rivale. Il pittore fu condannato alla decapitazione, eseguibile da chiunque lo avesse riconosciuto. E per questo fu costretto a scappare per il resto della sua vita.
Influenze sull’arte
Dopo l’accusa per omicidio e la condanna, la morte assunse un ruolo centrale nell’arte di Caravaggio. L’artista, infatti, si raffigurò spesso nelle vesti di condannato. Non solo. Per sfuggire alla decapitazione, il principe Filippo I Colonna aiutò Caravaggio a lasciare Roma. Il pittore si spostò a Napoli, poi in Malta e Sicilia, poi di nuovo nella città partenopea, prima, una volta scoperto della revoca della sua condanna capitale da parte del papa, di accingersi a fare rientro a Roma. Nella città eterna non tornerà mai. Morirà a Porto Ercole, in attesa del condono papale che gli avrebbe ridato la libertà, nel 1610.
Questo lungo girovagare, la ragione per la quale molto del lavoro di Caravaggio è andato perso, molto è rimasto incompiuto, ma anche, ironicamente, il motivo grazie al quale da nord a sud del nostro paese si può ammirare il suo enorme genio artistico.
Beatrice Canzedda