Termina qui la carriera di Marco Camuffo e Pietro Costa. L’Arma ha deciso infatti di destituirli al termine dell’indagine disciplinare. I due carabinieri sono accusati di aver stuprato due studentesse statunitensi nella notte tra il 5 e il 6 settembre 2017 a Firenze.
I due (ex) carabinieri “espulsi” dall’Arma
La destituzione arriva al termine dell’indagine disciplinare avviata dopo la denuncia per violenza sessuale delle due ragazze americane. La decisione è stata notificata ieri pomeriggio dal Ministero della Difesa su proposta del Comando generale dell’Arma dei Carabinieri. Questa ha valutato il loro comportamento e non l’ha ritenuto idoneo alla divisa che indossavano. I due furono chiamati a intervenire per rissa in una discoteca. Dopo l’intervento, si sono intrattenuti a parlare con le due ragazze, ubriache, e poi le hanno accompagnate a casa con l’auto di servizio. Sono entrati nel palazzo in cui abitavano le studentesse, nel centro di Firenze, e lì si sarebbe consumata la violenza. I militari hanno ammesso di aver avuto dei rapporti sessuali, ma negano di averle violentate.
Doppia accusa
I militari hanno ammesso poi di non aver eseguito il pattugliamento. L’articolo 1393 del codice dell’ordinamento militare prevede la destituzione anche solo in presenza di un’accusa se questa è grave e infamante. Così, sono stati radiati dall’Arma anche prima della sentenza. Saranno giudicati in due processi: uno davanti alla Procura militare che li accusa di peculato e violata consegna. Poi dovranno rispondere di violenza sessuale di fronte alla giustizia penale. É in corso la richiesta di rinvio a giudizio. L’udienza è fissata per il 30 maggio.
“Ci siamo comportati da maschietti”
Il “licenziamento” non può che essere considerata una decisione giusta. I due carabinieri infatti hanno posto in essere una condotta molto grave. I due poi non hanno dimostrato nemmeno di aver compreso la gravità del fatto. Durante le indagini condotte dal pubblico ministero Ornella Galeoffi, infatti, Camuffo affermò che il gesto di riaccompagnarle a casa altro non era che una “galanteria“. Poi ha continuato: “Una volta arrivati nell’androne, capii che si era realizzata un’occasione di sesso e così ci siamo comportati da maschietti“. Una dichiarazione questa che ha (giustamente) indignato tutti.
Pienamente condivisibile allora è il provvedimento dell’Arma che, depurandosi dalla presenza di questo tipo di individui, si conferma seria protettrice di giustizia.
Il legale di Costa, Giorgio Carta, si legge su IlFattoQuotidiano, ha già preannunciato il ricorso al Tar per l’annullamento della decisione dell’Arma.
Rossella Micaletto