Cara sinistra è ora di voltare pagina
Scrivere alla sinistra di questo paese è un po’ come scrivere a Babbo Natale: sai che non esiste … però ci provi, e mal che vada ti rifai con la fatina dei denti così troviamo un secondo lavoro a Orfini.
Torniamo a bomba! Tutto il Pd in piazza a gridare contro un neogoverno fascio-populista che ci porterà alla rovina. “La catastrofe è imminente!” “Difendiamo la Costituzione dagli assalti degli incapaci neoeletti!” “Noi stiamo con Mattarella.” Ora, con santa pazienza consideriamole cose punto per punto.
Innanzitutto – a voler essere dolorosamente onesti – la deriva populista ha rotto definitivamente gli argini nel 1994. Da quel momento in poi abbiamo assistito all’inesorabile deteriorarsi non solo del buon senso, ma della decenza.
Dal milione di posti di lavoro, agli 80 euro in busta paga, ne è tracimata d’acqua dai ponti. Alluvioni demagogiche, pestilenze politiche, terremoti di scandali, scie chimiche lasciate dall’abuso di vasodilatatori, vaccini con microchip e antipulci compresi nel prezzo, riappacificazioni tra Albano e Romina, plastici di Cogne occupati abusivamente da Lecciso abbandonate e tro*ai coatti del Grande Fratello in vacanza nell’isola dei famosi, ci hanno talmente rincoglionito da farci perdere ben più che il senso della realtà – quello era già bello e che andato … nebulizzatosi tra uno spot pubblicitario e l’altro – ma, letteralmente, il rispetto di noi stessi. Insomma, solo degli imbecilli possono credere che in Italia il populismo la faccia da padrone solo da un quarto d’ora, e proprio a proposito di imbecilli entra in gioco il Pd.
La sinistra in Italia si è col tempo tristemente adeguata alla decadenza. Ha trovato una discutibile coesione molto raramente e solo in un caso … quando ha potuto individuare il “comune nemico”. Ormai spogliata di qualsivoglia aspetto ideale, sociale e programmatico, ha prima vissuto alle spalle del berlusconismo, opponendovisi solo formalmente, per poi finire con l’imitarlo attraverso il renzismo.
Un esperimento terrificante, tanto da far diventare “quella cosa” un parassita oramai inestirpabile. Ora, con il nemico in casa, e senza ben definiti capri espiatori all’esterno, la cosiddetta compagine riformista cerca di riproporre il solito e fallimentare schema nei confronti del governo lega-cinquestelle. Adesso, da piazze che hanno lasciato per troppo tempo deserte, grida al fascismo e al populismo!, ma se anche fosse vero … con quale credibilità può dirlo? Una forza politica che si è sempre dichiarata riformista e che in 25 anni ha prima permesso e poi contribuito all’inesorabile dissolversi dello stato sociale, dei diritti dei lavoratori, come può ora risultare affidabile? Una sinistra che ha letteralmente dato in pasto alle speculazioni la scuola e la sanità pubblica, come può adesso avere la pretesa difendere i diritti e garanzie?
Onestamente temo anche io questo mostro politico giallo-verde. Ma se proprio devo dirla tutta, ancora non ho capito che cos’è! E non avendo il dono del profetico entusiasmo di Travaglio, per adesso mi faccio solo domande concedendomi il beneficio del dubbio!
Questo governo è fascista? E’ Populista? Difende i diritti dei lavoratori? Vuole equità sociale e civile o è razzista, xenofobo e omofobo? Forse è tutto questo, forse è tutto e il contrario di tutto. E’ talmente informe e indefinibile che possiamo aspettarci qualunque cosa, ma è composto da forze democraticamente elette, dunque ce lo dobbiamo tenere. Arrivati a questo punto possiamo solo vedere e, soprattutto, “vigilare”.
Ma questa sinistra – ormai puramente nominale – continua a commettere l’errore di sempre: mendica una coesione cercando ancora una volta il nemico comune, senza però valutare un elemento essenziale e che consiste in un totale capovolgimento dei ruoli: adesso gli inquisiti non stanno più dall’altra parte, ma ce l’ha in casa! Gli scandali non li fanno più solo gli altri, ma li ha fatti anche lei. I demagoghi spacconi, i bulletti ridicoli e senza alcuna credibilità non sono più solo un marchio registrato “Berlusconi”, ma sono ringiovaniti e pascolano liberamente nelle fila del riformismo, facendo il bello e cattivo tempo alla faccia del partito, del segretario e della linea (sono ottimista e voglio credere che questi quattro imbecilli ne abbiano una).
Come possono adesso difendere una Costituzione che solo poco tempo fa hanno tentato letteralmente di snaturare? Come possono dire che stanno dalla parte dei lavoratori, delle famiglie e della equità sociale? Come fanno a non capire che nell’abbandonare tutte queste istanze le hanno lasciate proprio loro nelle mani di quelli che adesso chiamano “populisti”?
Mi dispiace caro Pd, ma qui, per dimostrare a tutti che la musica sta cambiando, bisogna compiere un gesto forte. La semplificazione mediatica vuole una vittima sacrificale e dovete assumervene il rischio.
Per risalire la china della credibilità dovete imparare proprio dalla Lega e spazzare via la zavorra accumulata negli ultimi cinque anni. Ora avete tempo per ricostruirvi una credibilità, ma dovete cominciare prima a sbarazzarvi di Renzi e compagnia bella. Non c’è altro modo per tornare a mostrare la faccia. Poi, piano, piano, con pazienza, ripartendo dallo striminzito, ma meritato, risultato delle ultime politiche, tentare di riprendervi il vostro elettorato. Perderete, perderete ancora, ma almeno avrete una base nuova su cui costruire. Che la sinistra smetta di parassitare alle spalle di fantomatici nemici e cominci a riprendersi le sue idee, le sue lotte e le sue piazze. Sarà un percorso duro, lungo e il successo non è affatto garantito, ma molto dipenderà solo dall’impegno profuso, però è altrettanto necessario. In fondo dovete una volta e per tutte guardare in faccia alla realtà … non avete proprio più niente da perdere.
Immagine: Harold Loyd, nel film Safety Last, 1923. Fonte: cinematicreactions.blogspot.com