Cara Platinette,
io non so cosa ti porti a essere così ostile a tutto ciò che riguarda i diritti civili e alle leggi contro le discriminazioni. Tempo fa hai preso posizione contro i matrimoni gay, contro le adozioni da parte delle coppie omosessuali, contro la maternità surrogata e persino contro il gay pride. Hai sostenuto addirittura l’inutilità dell’istituzione delle unioni civili in Italia. L’ultima tua sparata, poi, in un‘intervista rilasciata a La Verità, è quella contro il ddl Zan, la cosiddetta legge contro l’omofobia prossima al voto.
“Mi annoia l’idea di dover limitare ancora una volta l’ironia, il linguaggio non convenzionale. Se dico a una persona ‘sei proprio una finocchia persa’, che cosa c’è che non va? Ci sono famiglie orrende, nuclei familiari imbarazzanti ma perché non si può fare il family day se altri sfilano nel gay pride? E non sopporto il vittimismo, il piagnisteo continuo degli Lgbt”.
Dall’intervista di Platinette a La Verità
Di cosa non c’è bisogno, scusa, cara Platinette? Secondo un sondaggio Istat sulle discriminazioni, in Italia la quota di persone Lgbt è pari all’1,6% della popolazione. Stiamo parlando della situazione di 960 mila persone: per una di queste che va in tv e che fa del suo orientamento sessuale una macchietta o una sezione del suo curriculum, ce ne sono altre centinaia di migliaia che un lavoro temono di non trovarlo, se qualcuno scoprisse che a casa hanno un compagno del loro stesso sesso ad aspettarli. Nel 2020, ci sono ragazzi che vengono insultati perché si dichiarano gay. Pensa un po’, a volte addirittura malmenati. Pensa un po’, altre volte persino uccisi. Solo nel nostro Bel Paese, in cui non c’è bisogno di nulla, secondo Gay Help Line, il 27% degli studenti italiani non vuole un compagno di banco gay. Il 34%, invece, non vorrebbe averne uno in camera durante le gite scolastiche. Ancora: sono il 40% gli under 18 che hanno subito episodi di discriminazione come battute offensive, isolamento o episodi di violenza. In che senso non c’è bisogno di una legge contro l’omotransfobia? Qual è, cara Platinette, la puttanata colossale?
E non solo. Se l’atteggiamento verso le discriminazioni in base all’orientamento sessuale sta migliorando in tutti i Paesi dell’Ocse, l’Italia è un’eccezione. Su una scala di accettazione da 1 a 10 il punteggio è tre. Solo una minoranza degli intervistati italiani (37%) si sentirebbe a proprio agio ad avere una persona transgender o transessuale in famiglia o come collega di lavoro. Perché il lavoro non è sempre la radio o la tv.
Oggi, cara Platinette, hai 65 anni. Hai fatto spettacolo in un mondo dove il gay era concepibile solo come una macchietta pazzerella. Sei nata in provincia, da una famiglia contadina. Probabilmente non deve essere stato facile nemmeno per te capire che non volevi essere quello che la società ti aveva riservato. Hai trovato la tua strada e hai potuto esprimere il tuo modo di essere attraverso la televisione e la radio, con una presenza sgargiante e sopra le righe. Ti sei cucita addosso un vestito di pailllettes e hai indossato una parrucca bionda. Era la televisione degli anni Novanta. Oggi quello che la comunità LGBT chiede è di non essere più solo fenomeno da baraccone: è questa richiesta di normalizzazione che ti spaventa? Il lasciapassare dell’omosessualità sui mass media, fortunatamente, non è più solo l’ombretto glitterato. Purtroppo il mio timore è che volendo essere bandiera, tu sia finita a fare la banderuola. Che tu sia stata semplicemente istituzionalizzata, come autocertificazione di tolleranza di quelli che dicono ‘’Ho tanti amici gay’’.
E’ che tu con la tua carriera hai deciso di aderire al rassicurante stereotipo omosessuale del fenomeno da baraccone. Quello che vedeva mia nonna a Buona Domenica e si tranquillizzava: che queste cose succedono solo alla televisione, che non arriveranno mai qui in paese, che non li incontrerò mai in bottega a prendere il pane. Fare la macchietta in tv, però, non è un male e non è un bene: è stato semplicemente il tuo modo di esprimere la tua personalità. Pensa però a chi non ha velleità artistiche, a chi vuole semplicemente un impiego in un ufficio e non essere insultato per strada. Le persone chiedono semplicemente di poter lavorare, studiare e costruirsi una famiglia in modo normale. Tu che hai fatto della stravaganza la tua identità sei spaventata dalla normalità. Forse essere gay e non discriminati è un lusso da concedere solo alle persone famose, con la garanzia che rimangano in tv e soprattutto che siano ben identificabili grazie alla parrucca bionda e al vestito di paillettes? Vuoi fare in modo che l’orientamento sessuale di una persona faccia ancora notizia, davvero, nel 2020? O forse vuoi fare il bastian contrario per avere a tutti i costi una sedia in un programma patinato e fare notizia? Anche perché si sa come funzionano queste cose: tra due minuti arriva Giorgia Meloni e ti porta in trionfo. E ti usa, ancora una volta, come simbolo di un’omosessualità che, al limite, può esistere con le paillettes ma senza i diritti.
E, comunque, ancora una volta, Boris aveva previsto tutto.
Elisa Ghidini
È facile ragionare quando questo argomento non ha toccato la tua vita. Personalmente, sono molto grata per l’opportunità di avere un figlio usando il servizio di maternità surrogata. Sfortunatamente, nel mio caso non c’erano altre possibilità. Mi hanno aiutato in Ucraina, nella clinica di Feskov https://maternita-surrogata-centro.it/. Non mi stancherò di ringraziare per la felicità di essere mamma.