Il Cara di Foggia, tra degrado e criminalità

Ha suscitato grave imbarazzo l’inchiesta condotta dall’inviato de “L’espresso” Fabrizio Gatti, un reportage di sette giorni trascorsi all’interno del Cara (Centro di accoglienza per richiedenti asilo) di Foggia, la terza struttura più grande d’Italia.

Migranti dormono fuori dalle strutture sovraffollate del Cara di Foggia (www.espresso.repubblica.it)
Migranti dormono fuori dalle strutture sovraffollate del Cara di Foggia (www.espresso.repubblica.it)

Gestito dal consorzio “Sisifo” e dalla “Senis Hospes”, le due onlus incassano dallo stato circa 22 euro al giorno per ogni migrante ospitato. Ufficialmente, la struttura dovrebbe ospitare 636 migranti; in realtà, dato che la recinzione presenta dei buchi e gli ospiti non vengono controllati dalle forze dell’ordine, il numero stimabile di presenza è circa il doppio.

Le condizioni di vita all’interno del Cara ricalcano quelle delle peggiori prigioni dei paesi del terzo mondo. Decine di persone ammassate negli stanzoni per dormire, con un giaciglio che altro non se non un pezzo di gommapiuma rettangolare e una coperta di lana. Servizi igienici fatiscenti e in numero non sufficiente rispetto al numero di migranti ospitati. I vestiti e gli effetti personali sono tenuti da ciascuno all’interno di un sacchetto di plastica, con le scarpe e le ciabatte ammassate tra i giacigli o all’esterno degli stanzoni, preda dei cani randagi che affollano la zona.

Le due onlus hanno vinto un appalto triennale per la gestione del Cara, per un totale di circa quindici milioni di euro. Quindici milioni da sommare con i soldi dovuti per le emergenze che periodicamente si presentano, oppure con quelli extra dovuti all’invio da parte della prefettura di ulteriori migranti.

A complicare il quadro, nel Cara è giunta anche la malavita nigeriana, organizzata in clan e che gestisce all’interno del centro una discoteca, un giro di prostituzione (che coinvolge numerose donne ospiti del centro, costrette con la forza a prostituirsi), il caporalato dei braccianti agricoli e alcuni piccoli empori dove comprare generi alimentari e ricambi per i cellulari.

Nel mentre le onlus, che vengono pagate anche per fornire servizi di alfabetizzazione e di studio della lingua italiana almeno a livello basilare, risultano gravemente inadempienti (esperienza verificata dal cronista, dato che molti ospiti non sapevano una parola di italiano).

Che futuro aspetta queste povere persone, in balia della parte peggiore di questa nazione? Come possono sfuggire ad un destino che sembra già scritto nella spazzatura che punteggia il Cara di Foggia?

Lorenzo Spizzirri

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