In un’epoca storica in cui le religioni sono tornate a mettere distanze tra loro sembra doveroso ricordare l’opera di Rothko, la cappella senza religione che unisce credenti di tutte le fedi e anche atei.
Mark Rothko era un pittore statunitense appartenente alla categoria degli espressionisti astratti.
Tre le sue opere troviamo la cappella aconfessionale, o interreligiosa che dir si voglia, a Houston in Texas a lui intitolata.
Il suo interno non è quello di una semplice cappella ma è essa stessa l’opera d’arte. Il fatto di essere un spazio per la meditazione senza religione l’ha portata a essere meta di pellegrinaggio di persone dalle differenti fedi religiose.
Uno spazio in cui si incontrano persone di diverse fedi, si incontra chi semplicemente vuole contemplare l’opera oppure chi vuole godersi un momento di silenzio in un posto pregno di poesia.
Commissionata nel 1964 e inaugurata nel 1971 contiene al suo interno 14 tele di grandi dimensioni, monocromatiche, dipinte da Mark Rothko deceduto suicida un anno prima dell’inaugurazione. Tutte le tele hanno in comune una tonalità molto scura e risaltano a stento sulle pareti anche esse scure illuminate da un solo lucernario centrale.
L’osservatore che visita la cappella si siede al centro a contemplare l’opera e si trova a sua volta parte di quell’arte, circondato dalle 14 tele, ispirato dai colori e dall’atmosfera a entrare in uno stato di meditazione.
Rothko non intendeva essere lui a dire all’osservatore cosa vedere ma che fosse quest’ultimo a creare il proprio universo artistico aiutato da un ambiente che tende a rimandare l’attenzione proprio verso l’interno.
In un atmosfera che a un occhio superficiale può sembrare priva di idea e senza “suono” artistico ci si riscopre a trovare nell’animo i colori, le riflessioni e i suoni che ci sentiamo dentro, che quell’ambiente ci evoca, e che troviamo nei ricordi che ci troviamo a rivivere nel corso della meditazione.
In un momento pieno di intolleranza è doveroso soffermarsi ed evidenziare questi posti senza barriere e di pace.
Christian Gusmeroli