Capire le supernove: semplificare non è una buona soluzione

Arriva dalla North Western University una notizia che ha destato il mio interesse più per il significato generale che per la scoperta in se.
Secondo uno studio pubblicato su Physical Review Letters se si vuole davvero capire le supernove le semplificazioni adottate nei modelli che descrivono le conversione del “sapore dei neutrini” dovrebbero essere abbandonate o almeno limitate.
Dicevo che quello che mi interessa, da profano, in questa notizia è che si tratta di un promemoria che ci ricorda che il mondo è molto complesso e che non sempre si può semplificare se si vuol capire le cose.
Veniamo alla notizia: non tornerò a spiegare cos’è una supernova e in quale fase della vita di certe stelle (le più grandi) si verifichi la catastrofica esplosione.
Il punto è che la maggior parte dell’energia dell’immane esplosione viene liberata in neutrini.
Agli scienziati quello che succede in dettaglio nelle supernove interessa per vari motivi tra cui il fatto che siano la fucina in cui si creano tutti gli elementi pesanti che poi vanno a formare i pianeti di tipo terrestre.



I neutrini in realtà sono di tre tipi, anzi gli scienziati più che tipo usano la parola flavor (sapore), i tre sapori del neutrino sono neutrino muonico, tau ed elettronico.
Questo sapore non è fisso, i neutrini possono oscillare da uno all’altro, nel cuore dell’esplosione di supernova questo avviene con molta più frequenza per via degli scontri.
Ricorderete forse che i neutrini sono particelle difficilissime da rilevare qui sulla Terra perché non interagiscono con la materia ma nelle condizioni di una quantità enorme di neutrini in uno spazio ristretto come quelle del cuore di una stella che sta esplodendo il discorso è molto diverso.
Il team guidato dal dr. Manibrata Sen in qualità di autore senior ha scoperto che semplificare un modello, anche solo eliminando uno dei tre sapori inficia il nostro tentativo di capire le supernove nel dettaglio. In particolare persino un modello di simulazione al computer che non ignora del tutto la diversità tra neutrini ma si basa su due sapori (il neutrino elettronico e un sapore x che non distingue tra tau e neutrini muonici) non è una buona idea se confrontato con una simulazione a tre “sapori”.
Il bello è che persino i modelli usati da questi ricercatori contengono delle semplificazioni a ulteriore conferma di quanto sia complessa la realtà, ma questo non fa che rafforzare il messaggio che semplificare in qualche caso sarà pure indispensabile ma non bisogna mai farlo a cuor leggero.

Roberto Todini

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