Luca Palamara espulso dall’associazione nazionale magistrati. Una decisione senza precedenti, motivata da gravi e reiterate violazioni del codice etico, e legata all’inchiesta che lo vede indagato a Perugia con l’accusa di corruzione. Non era mai accaduto che un ex presidente del sindacato delle toghe (nello specifico, dal 2008 al 2012) subisse un simile provvedimento.
CAOS E VELENI
Per la magistratura italiana un’altra giornata da dimenticare, l’ennesima degli ultimi mesi. Oltre a Palamara, anche altri giudici sarebbero andati incontro alla stessa sorte. Anche loro sono coinvolti nell’indagine della procura umbra che ha la competenza sulle vicende che riguardano i magistrati romani. Ma in quattro hanno anticipato la mossa dimettendosi prima, non solo dall’Anm ma anche dal Csm. Si tratta di Antonio Lepre, Corrado Cartoni, Luigi Spina e Gianluigi Morlini. Paolo Criscuoli ha invece subito la sospensione per cinque anni. Resta ancora da definire la posizione di Cosimo Maria Ferri, in aspettativa dalla magistratura e attualmente deputato di Italia Viva.
DIFESA NEGATA
Palamara si è presentato davanti ai probiviri del sindacato con un memoriale di quattro pagine che avrebbe voluto leggere per chiarire la sua posizione. Ciò non gli è stato permesso. Il testo però è stato ugualmente diffuso. Il magistrato ha scritto di non voler fare da capro espiatorio, ed ha anche velatamente attaccato coloro che ne hanno deciso l’espulsione ma che secondo lui avrebbero avuto gli stessi comportamenti sconvenienti. In sostanza, avrebbero fatto parte a tutti gli effetti di quel sistema di correnti che ha prodotto le distorsioni che oggi sono sotto gli occhi di tutti.
MANOVRE PER CONDIZIONARE LE NOMINE
La Procura di Perugia ha chiuso le indagini lo scorso aprile, e potrebbe decidere di rinviare a giudizio Palamara ma non solo lui. L’accusa è quella di corruzione. Si sarebbe fatto pagare diversi viaggi e regali dall’imprenditore Fabrizio Centofanti, che avrebbe inoltre finanziato anche alcuni lavori di ristrutturazione nella casa di Adele Attisani, amica di Palamara. Caduta invece l’accusa di aver intascato una tangente da 40 mila euro per nominare Giancarlo Longo alla procura di Gela.
Ma al centro dello scandalo, secondo l’Anm, sarebbe soprattutto una riunione avvenuta all’hotel Champagne di Roma. Vi avrebbero preso parte gli ex consiglieri del Csm già citati in precedenza e poi dimessisi, lo stesso Cosimo Ferri, all’epoca nel Pd, e Luca Lotti. Nell’occasione, stando alle intercettazioni della procura di Perugia, si sarebbe cercato di favorire uno dei candidati al posto di procuratore capo di Roma, e di danneggiarne un altro.
DINO CARDARELLI