Di Maurizio Martucci
Col marito Masimiliano Babich ha rilevato 31mila mq di terra senza acqua né corrente: oggi conducono un’eccellenza premiata in Regione Lazio in un progetto europeo dei parchi, un centro a basso impatto ambientale interamente autonomo (l’impianto idrico è a caduta!), alimentato da energie pulite e rinnovabili. Non urticanti. Coltivano seguendo il biologico e oltre il casale in bioedilizia (450 mq in legno di abete, metodo block house) hanno cinque Yurta (le tende dei nomadi della Mongolia) e tre casette mobili: vorrebbero ampliare con altri 300 mq di legno e paglia (quattro unità abitative) e altre sei di legno (ciascuna 50 mq) per un progetto raro ma non unico: “come all’estero, il primo Ecovillaggio per Elettrosensibili in Italia! Potrebbe ospitare 50-60 persone, tra abitanti e permanenze digital detox di breve durata. Vorremmo generare lavoro, un indotto per chi perde il proprio a causa dell’invisibile inquinamento ambientale.” A.A.A. cercasi partner affidabili: “Chiunque volesse unirsi a noi, è benvenuto!”
Con politica e istituzioni (Giunta Zingaretti e Consiglio della Pisana hanno bocciato mozioni precauzioniste del Movimento 5 Stelle: perché ignorare le sofferenze di cittadini a corto di spazi vitali, causa frequenze pericolose?) l’idea dovrebbe godere dell’assenso di emittenti radioTv e compagnie telefoniche. E non è uno scherzo. Ci vorrebbe una sorta di conferenza dei servizi, un protocollo d’intesa misto pubblico-privato per evitare spiacevoli sorprese: se la Legge Quadro 2001 delega a Regioni e Comuni lo studio di criteri per minimizzare l’esposizione dei cittadini alle irradiazioni (Principio di Precauzione), dal 2002 (e successive pronunce di Cassazione e Consiglio di Stato) le antenne per telefonia mobile sono assimilabili ad un’opera di urbanizzazione primaria. In pratica, se un gestore volesse puntare un ripetitore sul futuribile Ecovillaggio di Canino (visto che il telefonino non prende), potrebbe farlo. Mandando in fumo le speranze di elettrodesensibilizzazione. L’imbarazzante precedente si chiama Parco Naturale Regionale del Carnè (Brisighella, Ravenna): “La zona bianca fu creata nel 2009 ma chiuse nel 2012 per un’antenna radio messa all’insaputa dell’ARPA. La modifica dei valori portò un inquinamento ambientale insostenibile per gli Elettrosensibili” – dice Marcello Stampacchia che aprì L’Eremo del Lupo, ospitando ogni mese fino a 30 persone ‘senza cellulare’ – “chiudemmo nella completa indifferenza di Comune e l’Ente Parchi dell’Emilia Romagna. Ma ancora oggi siamo contattati da persone disperate che vorrebbero alloggiare in aree libere da Elettrosmog”.
La domanda quindi c’è, manca l’offerta. Presente, guarda caso, all’estero: con la comunità sulle Alpi francesi e le zone per Elettrosensibili in Svezia, negli USA (West Virginia) c’è Green Bank: tra i 147 abitanti nessuno usa il cellulare, la radio trasmette in bassa frequenza, Wi-Fi e il Bluetooth sono vietati. Infine in Argentina (1.300 mq nella regione del Cuyo, provincia di Mendoza) è in progress il progetto del Tunduqueral Green Village: vendute quote e lotti, l’idea potrebbe realizzarsi col contributo associativo. Come a Canino?