Cancellare memorie in maniera selettiva per trattare il PTSD

stress post traumatico

Lo scorso 22 giugno è stato pubblicato su Current biology uno studio condotto da un team di ricercatori provenienti dal Columbia University Medical Center (CUMC) e dalla McGill University, i ricercatori hanno scoperto che è possibile cancellare memorie selettivamente senza intaccare altri ricordi. Questo apre la strada allo sviluppo di tecniche per trattare il disturbo post traumatico da stress rimuovendo memorie non essenziali ma che fanno scattare il meccanismo dell’ansia.
Stavolta il mio compito è molto facile perchè lo sforzo divulgativo l’ha fatto la stessa Columbia University, dando notizia della pubblicazione dello studio sul sito ufficiale del CUMC.




L’esperimento
I ricercatori hanno preso una lumaca di mare il cui nome scientifico è Aplysia, poi stimolando due neuroni sensoriali collegati allo stesso neurone motorio hanno creato due diverse memorie, una di tipo associativo e una di tipo non associativo (tra poco vi spiego la differenza) e hanno potuto constatare che il fissaggio di queste memorie era mediato da due differenti enzimi: protein-chinasi M Apl III per le associative e protein-chinasi M Apl I per le non associative. Gli scienziati sono riusciti a bloccarne una senza influire sull’altra sia intervenendo direttamente su queste macromolecole che indirettamente andando a interferire su altre che producono le PKM (protein-chinasi di tipo M) o le proteggono.
Prospettive aperte dallo studio
Sono in debito di una spiegazione con voi, la differenza tra memorie associative e non associative, non posso che servirmi dall’esempio riportato nell’articolo della Columbia University utilizzato da Samuel Schacher, professore di neuroscienze al CUMC e coautore dello studio.
Immaginate di tornare a tarda notte da una festa, siete a piedi e decidete di prendere una scorciatoia che passa per un vicolo buio di una zona malfamata, venite aggrediti e derubati. L’esperienza traumatica naturalmente lascia in voi strascichi profondi, mentre subivate quell’azione violenta alcuni particolari di ciò che vi circondava si fissano nella vostra mente, per esempio che eravate vicino a una cassetta per imbucare la posta.
In futuro sviluppate non solo una comprensibile e tutto sommata sensata paura per i vicoli bui in zone malfamate ma una risposta negativa alla vista di ogni cassetta della posta, non potete utilizzarle, vi resta difficile persino passarci vicino. Il ricordo del vicolo buio è una memoria associativa e noi non vorremmo mai toccarla perchè è un tipo di memoria che ha una sua utilità ci insegna ad essere prudenti e diffidare dei vicoli bui, ma la sensazione di ansia legata alla cassetta della posta è quella che definiamo memoria non associativa, non c’è associata una informazione utile come “attento ai vicoli bui”, si tratta di un collegamento incidentale e insensato, il vicolo buio è stato organico all’aggressione la presenza della cassetta della posta assolutamente no.




Studi precedenti smentiti
Importante sottolineare che studi precedenti sullo stesso argomento avevano evidenziato le similitudini nel modo in cui si rinforzano le connessioni sinaptiche che formano le memorie associative e quelle non associative, questo aveva suggerito che sarebbe stato impossibile cancellare memorie e lasciarne intatte altre, il nuovo studio racconta una storia diversa.

Roberto Todini

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