Può capitare che quando non si conosca appieno il significato di un termine come “onestà” la fossa del ridicolo sia sempre in agguato. E dentro la fossa ci finisce il vice presidente della Camera Luigi Di Maio che, qualche giorno fa, brandiva sui social il telefono con il quale, lui e solo lui! ha chiamato all’estero per chiedere inviassero sul Vesuvio i Canadair.
La telefonata è stata smentita dal governo francese che ha dichiarato che l’invio dei supporti per domare le fiamme nel sud Italia si è svolto tramite Protezione Civile.
Cosa spinge l’autorevole grillino a dichiarare il falso mettendo da parte “l’onestà”, slogan di successo del M5S? La ghiotta possibilità di screditare il ministro degli Esteri rimasto inattivo mentre il Sud Italia bruciava ? Forse. L’assoluta mancanza di onestà intellettuale, o il, finalmente, poter millantare di aver fatto qualcosa di utile per il Paese, considerando, che fino adesso, i grillini si sono mossi con slogan malDEstri ed equivoci?
Una cosa è certa, non c’è onestà nell’attribuirsi un merito e sottrarlo ad altri. Non c’è onestà se si specula su una tragedia per sottolineare le inadempienze, se mai ce ne fossero state, di un ministro del governo.
Poi, ieri, un altro post su FB che assomiglia molto a un “Pianto Antico” privo di poesia, dove Di Maio lamenta che se lui è scemo la colpa è dei media che ce lo fanno passare, e altri piagnistei fuorvianti.
E quando si è finito di leggere tutte le manipolazioni della realtà grillina a proprio uso e consumo, solo allora capisci il significato che ha dato Di Maio alla parola onestà. “Tre punti passano per una sola retta”. E nemmeno questo è vero.