Il Ministro degli Affari Esteri del Canada ha lanciato pubblicamente lo scorso 6 Dicembre il programma della Politica Estera Artica del Canada (AFP), dopo mesi di lavori e studi sulla situazione geopolitica e sugli interessi internazionali. L’AFP è infatti, come presentato venerdì scorso, una strategia diplomatica che punta ad incrementare la presenza del Canada nell’Artico, anche grazie a numerosi partenariati per essere pronti a sfide e tensioni future: le consultazioni sono infatti avvenute anche con Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia, Svezia e Stati Uniti.
Rafforzamento militare e cooperazione internazionale
Il governo canadese ha annunciato una significativa espansione della sua presenza militare nell’Artico, con l’obiettivo di contrastare le crescenti minacce geopolitiche rappresentate da Russia e Cina. Il piano della presenza del Canada nell’Artico prevede il dispiegamento di navi da pattugliamento, cacciatorpediniere, rompighiaccio e sottomarini capaci di operare sotto le lastre di ghiaccio, oltre all’utilizzo di nuovi droni e velivoli.
In collaborazione con gli Stati Uniti, Ottawa sta inoltre modernizzando le difese continentali, includendo nuovi sensori marittimi e satellitari per la sorveglianza delle rotte settentrionali.
Questo rafforzamento militare rientra in un programma più ampio, denominato “Il nostro nord, forte e libero”, che prevede un investimento di oltre 73 miliardi di dollari nei prossimi due decenni. Tra gli obiettivi principali figurano l’acquisizione di caccia F-35, missili a lungo raggio, elicotteri avanzati e sistemi di difesa aerea, per affermare la sovranità canadese nell’estremo nord.
L’AFP è un programma di presenza del Canada nell’Artico che però va ad integrare progetti militari e geopolitici già esistenti: in particolare, vuole integrare il Quadro di Politica Artica e Settentrionale (ANPF) del 2019 con l’obiettivo di garantire la propria sovranità nazionale e promuovere il controllo sulla regione dell’Artico, anche in maniera inclusiva.
I rappresentanti canadesi non hanno però mancato di sottolineare come questo programma si occupi anche di affrontare le minacce, storiche e più emergenti, di altri grandi colossi economici e geopolitici.
Un Artico sempre più strategico
L’Artico, con i suoi 30 milioni di chilometri quadrati, è diventato una regione cruciale sul piano geopolitico grazie alle sue risorse naturali e alle potenziali rotte commerciali. Si stima che l’area contenga il 25% delle riserve mondiali non sfruttate di idrocarburi, mentre il riscaldamento globale sta rendendo sempre più accessibili passaggi strategici come il Passaggio a Nord-Ovest e il Passaggio a Nord-Est. L’accresciuta accessibilità comporta anche nuove sfide per la sicurezza.
Secondo il ministro della Difesa canadese, Bill Blair, la regione sta subendo una trasformazione senza precedenti: il riscaldamento dell’Artico procede quattro volte più velocemente rispetto alla media globale, amplificando le tensioni internazionali. Le attività russe e cinesi nell’area, tra cui il dispiegamento di navi e infrastrutture militari, rappresentano un rischio crescente per la stabilità.
“Siamo in un mondo difficile e dobbiamo reagire con forza. La concorrenza cresce in tutto il mondo e l’Artico non ne è immune. Molti Paesi, compresi quelli non artici, aspirano a un ruolo maggiore negli affari artici. L’evoluzione della sicurezza e delle realtà politiche nella regione ci impone un nuovo approccio per promuovere i nostri interessi nazionali e garantire un Artico stabile, prospero e sicuro.”
Così Mélanie Joly, il Ministro degli Affari Esteri canadese si è espresso nell’annunciazione della più intensa presenza militare del Canada nell’Artico, sottolineando quindi come questa stia diventando un’area sempre più sensibile agli interessi commerciali internazionali.
Tensioni geopolitiche: il ruolo di Russia e Cina
Mosca e Pechino sono al centro delle preoccupazioni di Ottawa. La Russia, che possiede la flotta di rompighiaccio più grande del mondo, sta collaborando con la Cina per rafforzare la loro presenza nell’Artico, anche con i conosciuti progetti di allargamento della Via della Seta. Questa partnership include il supporto russo alla Guardia Costiera cinese e l’utilizzo delle rotte polari per ridurre i tempi di transito delle merci verso l’Europa.
Il Canada accusa la Cina di impiegare navi “dual-use” nell’Artico, capaci di svolgere sia attività di ricerca scientifica sia operazioni militari, raccogliendo dati strategici. Per contrastare queste attività, Ottawa ha annunciato che applicherà criteri di sicurezza nazionale alla ricerca straniera nella regione, limitando la cooperazione con entità cinesi.
La pressione del Canada nell’Artico è data anche da motivi culturali: oltre ad un’interesse commerciale e geopolitico, la regione artica è fondamentale per una questione di identità nazionale. Infatti, la parte canadese dell’Artico occupa almeno il 40% dello Stato nordamericano, in cui abitano molti canadesi, comprese le comunità indigene.
Diplomazia artica e nuove alleanze
Sul piano diplomatico, il Canada punta a rafforzare le collaborazioni con le nazioni nordiche, cinque delle quali sono membri della NATO, tra cui Finlandia e Svezia, entrate nell’Alleanza di recente. In particolare, il Canada vede di stretta necessità un’alleanza con l’Alaska, sul versante ovest e la Groenlandia sul versante est – territorio del Regno di Danimarca. Il governo prevede inoltre di espandere le relazioni con Giappone e Corea del Sud attraverso un modello di cooperazione simile al partenariato indo-pacifico.
Con l’obiettivo di dare maggiore attenzione ai suoi “vicini di casa” e storici interlocutori, sopratutto in materia di popolazioni indigene, Ottawa istituirà un nuovo ruolo di ambasciatore per l’Artico e aprirà consolati in Alaska e Groenlandia. Tra gli obiettivi diplomatici vi è anche la risoluzione di dispute territoriali, come quella con gli Stati Uniti nel Mare di Beaufort e la definizione di un accordo con la Danimarca per la divisione dell’Isola di Hans.
Verso una nuova corsa all’Artico?
Per anni, il Canada ha cercato di mantenere l’Artico libero dalla competizione militare, favorendo la cooperazione con gli altri Stati artici. Come però ha sottolineato il ministro degli Esteri Mélanie Joly, questa visione è sempre più sotto pressione. “L’Artico non è più una regione a bassa tensione”, ha dichiarato, evidenziando come le ambizioni russe e le rivalità globali stiano riportando la militarizzazione dell’area a livelli paragonabili a quelli della Guerra Fredda, anche e sopratutto per il fenomeno del cambiamento climatico.
Il documento di politica estera recentemente pubblicato segnala l’aumento delle attività russe nelle vicinanze dello spazio aereo nordamericano e definisce “preoccupanti” i test di armi condotti da Mosca. Queste azioni, unite alla cooperazione con la Cina, stanno trasformando l’Artico in un territorio di competizione strategica globale.
Il piano di presenza militare e diplomatica del Canada nell’Artico riflette l’urgenza di affrontare le nuove minacce e di garantire la sovranità su una regione sempre più al centro delle dinamiche geopolitiche. Tra militarizzazione, investimenti economici, diplomazia e la volontà di costruire imperi, Ottawa si prepara a un futuro in cui l’Artico non sarà più soltanto un simbolo di isolamento e pace, ma un campo di sfide strategiche e opportunità globali.