Al via la campagna ReNature del WWF: 10 anni per recuperare la biodiversità dell’Italia

Sono quattro i punti chiave della campagna ReNature Italy: protezione, connessione, ripristino e ritorno in natura di specie importanti. Questo, il nuovo progetto del WWF per salvare la biodiversità del nostro paese.

Verso il 2030

Il WWF si è dato 10 anni per “ricomporre il grande mosaico naturale italiano”. Entro il 2030, la campagna ReNature si impegnerà a migliorare la qualità delle aree protette, estendendole a un 30% del territorio nazionale. Di questa percentuale, un 10% sarà tutelato rispettando le linee della Strategia Europea sulla Biodiversità. Tuttavia, sarà importante anche la ricostruzione dei tre grandi corridoi ecologici, alpino, appenninico e della valle del Po, affinché le aree protette rimangano sempre connesse. Un piano ambizioso, che, per funzionare, necessita della rigenerazione del 15% del territorio nazionale, rinaturando circa 1600 km di fiumi e il 10% della superficie agricola.




campagna ReNature
Cascate di Monte Gelato. Foto di Valeria Castiello

La biodiversità in Italia

In Europa, già 86% degli habitat è ormai compromesso, sicché il capitale naturale è sempre più vulnerabile e quindi meno disponibile. Nel nostro paese 1 specie su 2 di vertebrati è a rischio di estinzione, mentre il 52%della fauna protetta dalla Direttiva Habitat versa in uno stato di conservazione inadeguato. L’Italia, trovandosi tra le Alpi e il Mediterraneo, è tra le più ricche d’Europa in biodiversità. Tuttavia, nell’arco dell’ultimo secolo il 64% degli ambienti boschivi e di pianura sono stati distrutti, il 41% dei fiumi non è in un buono stato di conservazione e l’80% dei laghi è ecologicamente compromesso. Inoltre, ogni giorno si perdono circa 16 ettari di territorio a causa delle attività antropiche.

 Dobbiamo fare il possibile per ridare spazio alla natura, ricostruendo quello che abbiamo distrutto.

Con queste parole il Direttore generale WWF Italia, Alessandra Prampolini, sottolinea l’importanza di rigenerare la biodiversità sulla nostra penisola, ancora di più ora, “in un momento in cui abbiamo la possibilità di tradurre in azione quello che ci ha insegnato la pandemia”.  Per questo motivo, il WWF ha chiesto alle Istituzioni di focalizzare l’attenzione anche sull’ambiente, garantendo fondi al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e alla conservazione e ripristino della natura. La campagna ReNature è difficile da realizzare, ma permetterà di invertire la curva della perdita di biodiversità in Italia. A tal proposito, il WWF ha chiesto al Presidente del Consiglio, Mario Draghi, di garantire il 37% delle risorse del Recovery fund all’ambiente, come peraltro richiesto dall’Europa.

Quattro punti cardine

In aggiunta alla salvaguardia delle specie viventi, il progetto si pone anche l’obiettivo di promuovere la coesistenza tra uomo e natura, la cui convivenza negli anni è diventata sempre di più difficile gestione. Per questo, tutti i programmi seguiranno quattro filoni principali, talvolta interconnessi tra di loro:

  1. protect, proteggere per raggiungere il 30% di superficie terrestre e marina efficacemente protetta e assicurare le tutela di specie chiave;
  2. conncet, unire le aree protette esistenti e in via di creazione, tramite una rete ecologica nazionale composta dai tre corridoi ecologici sopracitati;
  3. restore, restaurare gli habitat degradati per ripristinare almeno il 15% del territorio italiano;
  4. rewild, fare ritornare in natura attraverso progetti di ripopolamento o reintroduzione di alcune specie, oggi purtroppo a rischio di estinzione.

Specie simbolo della campagna ReNature

La biodiversità italiana annovera numerose specie, molte delle quali sono elementi chiave degli ecosistemi nostrani. Si tratta prevalentemente di animali che ancora soffrono il bracconaggio e/o la convivenza con l’uomo e quindi con le attività antropiche. Ad esempio, il lupo (Canis lupus), l’orso bruno marsicano (Ursus arctos marsicanus), la lontra (Lutra lutra)e l’aquila di Bonelli (Aquila fasciata), ma non mancano le specie vegetali, quali l’abete dei Nebrodi (Abies nebrodensis)e il pino loricato (Pinus leucodermis). Tra i vari programmi della campagna ReNature, si inserisce anche il progetto di far ritornare la lince (Lynx lynx) e il cervo italico (Cervus elaphus), il quale conta ormai circa 300 esemplari in prossimità della foce del Po.




Progetto UN “ALTRO” PO

In collaborazione con ANEPLA , l’obiettivo del progetto è rinaturalizzare il bacino padano e ripristinare i servizi ecosistemici offerti ed erogati dal Po. Conosciuto come il fiume più lungo d’Italia (652 km), ha una portata media di 1540 metri cubi di acqua al secondo. Attraversa la zona più industrializzata della penisola e, infatti, una gestione sostenibile delle sue acque è assolutamente necessaria per tutelarne l’ambiente, nonché l’uso plurimo delle sue acque. Purtroppo nel tempo molteplici fattori, quali la “canalizzazione” dell’alveo, l’inquinamento idrico e il consumo del suolo ne hanno compromesso la biodiversità e l’idrogeologia. Per queste ragioni, il Po rientra tra i punti prioritari del progetto di rinaturalizzazione del WWF.

Progetto CUORE VERDE ITALIA

Ha come obiettivo la riconnessione di aree chiave tramite una serie di interventi sulle reti viarie nell’Appennino Umbro-Marchigiano. In particolare, si vuole ripristinare il passaggio per i grandi carnivori, la cui mobilità è spesso compromessa dalla distruzione degli habitat. Questa ampia porzione di Appennino attraversa tre regioni (Marche, Umbria e Lazio) e comprende il Parco Nazionale dei Monti Sibillini, dove ci sono importanti ambienti ipogei e due specie endemiche di coleotteri: il coleottero carabide (Duvalius ruffoi ) e il fillopode anostraco (Chirocephalus marchesonii).

Foliage – Pescasseroli. Foto di Valeria Castiello

Non dimenticarsi dell’ambiente urbano

Preservare la natura dalle attività antropiche è fondamentale, ma anche tutelarla in ambiente urbano è assolutamente necessario. Per questo il WWF ha pensato a un progetto, URBAN NATURE, esclusivamente finalizzato al miglioramento delle realtà urbane. Infatti, promuove “un rinnovamento nel modo di pensare gli spazi urbani, dando più valore alla natura” e coinvolge i tutti i cittadini, affinché si impegnino in progetti che valorizzino la biodiversità nei sistemi urbani. Nato nel 2017, vede la collaborazioni di più Istituzioni, quali il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, ma anche l’Associazione ANMS e il Comando CUFA.




Abbiamo appena 10 anni per fermare la perdita di biodiversità in Italia: è la più grande sfida della nostra epoca

Per lungo tempo nei confronti dell’ambiente è prevalso un atteggiamento di indifferenza, complice anche una generale disinformazione sui principi dell’ecologia. Da qualche anno, la sensibilità delle persone verso problematiche quali i cambiamenti climatici, l’inquinamento e la tutela del territorio, è molto cambiata. Indubbiamente si percepisce un’inversione di rotta, ma la strada è ancora lunga, soprattutto in paesi come l’Italia, dove un’ampia azione di ripristino ambientale è ormai un’assoluta emergenza. Tuttavia, il successo della campagna ReNature necessita anche di una solida alleanza con le Istituzioni, la cui partecipazione attiva non è accessoria, ma determinante. Infatti, nel nostro paese “il raggiungimento degli obiettivi è ostacolato dalla consolidata struttura normativa e pianificatoria italiana, che impedisce una qualsiasi efficace pianificazione strategica”. 

Non abbiamo ereditato questo mondo dai nostri genitori, l’abbiamo preso in prestito dai nostri figli”

Nel II secolo d.C. l’imperatore Marco Aurelio affermava che può compiere un’ingiustizia chi agisce, ma anche chi non fa qualcosa. Una grande verità, cui ci si dovrebbe ispirare ogni giorno in questa difficile lotta al cambiamento climatico. Per molto tempo abbiamo fatto troppo per noi stessi e troppo poco per il nostro ambiente, in parte anestetizzati da un totale disinteresse verso chi sarebbe venuto poi e in parte proiettati nella società del consumismo più esasperato. Tuttavia, oggi viviamo su un Pianeta che rischia di non avere un futuro, ma nemmeno un presente, e comincia a ferire anche i suoi abitanti più indisciplinati, gli uomini.

E così, un pò come gli schiavi di Platone, stiamo uscendo dalla caverna, forse per la prima volta consapevoli di quanto sia importante ripartire dalla natura, adattandoci però noi alle sue necessità.

Perché si, continuare a pretendere il contrario, sarebbe un pò come firmare una condanna a morte. La nostra.

Carolina Salomoni

 

Grazie alla fotografa Valeria Castiello per l’immagine di copertina (Pergine-Valsugana)

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