Il presidente dell’Accademia della Crusca Claudio Marazzini, intervistato da La Stampa, ha dedicato parole molto dure alla compagna elettorale ora in atto. Secondo il linguista, infatti, questa “sarà la campagna elettorale linguisticamente più povera di tutti i tempi, al punto che se ne farà un oggetto di studio”.
Il problema è che i messaggi elettorali sono ridotti a slogan
Frasi fatte come “gli immigrati aiutiamoli a casa loro, per prima cosa aboliremo la legge Fornero, gli italiani innanzitutto, basta con le tasse universitarie” sono titoli ad effetto lasciati volutamente orfani di un ragionamento completo. Per il momento si sta uccidendo la lingua italiana.
Gli slogan imperanti in questa campagna elettorale spesso vengono veicolati tramite social come Twitter, in cui è d’obbligo la brevità del pensiero. Tuttavia, secondo Marazzini, uno strumento simile è dannoso solo se usato male:
Se in casi come quello di Ungaretti la brevità geniale può portarti al Nobel, lo fa perché ha dietro un mondo di idee. Se si lancia uno slogan solo perché si ha voglia di acchiappare voti, resta uno slogan.
La campagna elettorale linguisticamente peggiore è quella del M5S
Uno degli imputati in questo processo per l’uccisione della lingua italiana è Luigi Di Maio con i suoi congiuntivi. Ha sottolineato Marazzini:
Quegli strafalcioni meritano un discorso a parte. Perché usciti dalla bocca di un candidato premier dei Cinque Stelle diventano un manifesto. Vedete, dice Di Maio, io maltratto la lingua italiana esattamente come voi, non sono uno della Casta.
Il Presidente sostiene che la pochezza lessicale che domina la scena politica e la campagna elettorale dia vita anche a scenari grotteschi:
A volte capita di guardare le imitazioni di Crozza e non riuscire più a distinguerli dall’originale. E qui i casi sono due: o i politici fanno ridere, o i comici sono maturi per fare politica, ma Grillo se n’è accorto già parecchi anni fa.
La posizione del Presidente sul tema della razza
Il presidente dell’Accademia si esprime anche sul tema della difesa della razza, in queste settimane molto discusso dopo la dichiarazione di Attilio Fontana sulla difesa della “razza bianca”.
[Fontana] lo ha fatto per uscire dall’anonimato. Se vuole la mia opinione nella Costituzione il riferimento alla razza deve comunque restare, al riparo dai fraintendimenti.
Claudio Marazzini è quindi dalla parte di chi ritiene importante che il riferimento alla razza in Costituzione resti. Secondo il linguista, il termine non è usato in senso divisivo e poggia su un sentimento comune.
In conclusione, il bilancio di questa campagna elettorale non sembra essere molto positivo. Dichiarazioni potenzialmente razziste, strafalcioni lessicali, promesse che sembrano più offerte da volantino. E tra gli oggetti di questa svendita (s)figura anche la lingua italiana.
Rossella Micaletto