La nuova campagna Apple Watch 7 che “vende paura”

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Apple agisce ancora: con la nuova campagna Apple Watch 7 riesce ad esorcizzare il tema della morte creando una pubblicità certamente d’effetto

Numerose sono le critiche e i pareri discordanti alla nuova campagna pubblicitaria Apple Watch 7; per alcuni un oltraggio alla vita, per altri un’idea geniale in grado di superare il tabù della morte. 

Lo spot, intitolato “911”, sfrutta chiamate reali fatte dal popolo americano al numero per le emergenze grazie alle funzioni dello smartwatch firmato Apple; come la funzione delle chiamate automatiche in situazioni di emergenza in cui l’uso del telefono appare impossibile. 

Un’altra una funzione è quella di rilevamento delle cadute, in grado di osservare quando l’utente subisce un forte urto. L’ Apple Watch 7 procede quindi automaticamente a contattare i servizi di pronto soccorso, se non si ignora l’avviso di emergenza.

Una campagna sulla discutibile

Tanti hanno definito lo spot troppo macabro e spaventoso. Tra le critiche, c’è chi afferma che Apple “vende paura” , e chi considera sleale la campagna, per il semplice motivo di aver fatto leva sulla paura della morte.

Il pubblico ha dichiarato di sentirsi minacciato, quasi obbligato ad acquistare il nuovo Apple Watch 7 perché “non si sa mai”; lo spot, infatti, punta anche sull’impossibilità di salvarti senza essere in possesso del prodotto in vendita.

Tra le contestazioni, c’è chi rimprovera le funzionalità “salva vita”. Effettivamente, per far sì che queste si attivino, è richiesta la presenza di un iPhone nelle vicinanze insieme ad un collegamento internet, circostanze che non sempre sono assicurate.

L’emotività, in una campagna pubblicitaria, è la chiave del successo

Una corretta comunicazione sa colpire ed enfatizzare gli aspetti emotivi che consentono il coinvolgimento del pubblico spingendolo a fare degli acquisti impulsivi.

Proprio per questo motivo, da molti utenti lo spot è stato considerato geniale e brillante dal punto di vista del marketing; infatti, puntando sulla sfera sentimentale, permette di immedesimarsi nelle chiamate facendo leva sul lato emotivo della natura umana, il più propenso a farci compiere azioni inconsce ed irrazionali, come comprare uno smartwatch di cui, prima d’ora, non se ne era mai sentita la necessità.

La campagna Apple Watch 7 sottolinea che le situazioni di emergenza non sono affatto inusuali e infrequenti: infatti, i protagonisti dello spot pubblicitario sono solo tre delle tante persone che sono state salvate dall’orologio intelligente. 

È il branding emozionale, che vuole entrare in contatto con i sentimenti e l’empatia del consumatore piuttosto che operare sulla parte razionale dell’essere umano.

Una campagna Apple che abbatte il tabù della morte

La morte è un tema che attraversa la storia dell’intera umanità. Nel corso della storia è stata vissuta in modi e tempi diversi ma, nonostante questo, sembra essere ancora oggi un tabù, un “incidente di percorso”, un argomento intoccabile e così distante dalla vita. 

Seneca scriveva: “Ogni giorno moriamo”  (“Condite morimur”). A sottolineare la familiarità della morte che risultava essere anche un momento di socializzazione in cui il dolore veniva condiviso e reso sociale.

Le guerre hanno modificato in maniera radicale il mondo di approcciarsi alla morte. Essa comincia ad essere un fenomeno di massa a a partire dalla Grande Guerra, con l’introduzione di armi tecnologicamente sofisticate: fucili a ripetizione, mitragliatrici, bombe mano che causarono infinite perdite di capitale umano.

Oggi, con l’avvento della pandemia ormai la morte diventa un’esperienza così quotidiana da diventare brandizzata.

Aldilà delle varie interpretazioni, la strategia comunicativa di Apple è sicuramente funzionale e permette di capire quali sono i vantaggi che ci possono cambiare la vita e aiutare a semplificarla. Non è forse questo uno dei principali obiettivi di Apple?

La morte che dà senso alla vita

Mai come oggi quindi è diventato importante abbattere questo argomento intoccabile, e comprendere che che essa non è l’opposto della vita, ma soltanto un aspetto di essa, peraltro, comune a tutti gli esseri viventi.

“Morirò. Cioè vuol dire smetterò di potermi ammalare, smetterò di poter essere legato, smetterò di poter morire.”  

Seneca, da “Ad Lucilium” .

Maddalena Petrini

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