La virago d’Oltreoceano: ecco a voi Camille Paglia

Fonte: voiceofthevoiceless.info

Il suo nome non ci dirà molto, visto che in Italia il dibattito statunitense arriva attutito e nebuloso, non solo per la nostra grande mancanza di riflessi per gli eventi esterni ma anche per la censura attuata nei confronti di voci scelte.

Camille Paglia (1947) però, è necessaria oggi più che mai: sessantottina (una delle migliori), italoamericana e fiera di esserlo, bisessuale in conflitto costante con gli ambienti LGBT, femminista e nemica acerrima del movimento, libertariana, atea amante delle religioni, cinefila incallita, scrittrice e opinionista dalla lingua di fuoco, professoressa di Umanistica e Studi dei Media all’Università d’arte di Philadelfia.

La sua stagione d’oro s’apre nel 1990 con un libro visionario e fulminante: “Sexual Personae”, scritto in un periodo furente di dibattiti contro l’ambiente universitario, il femminismo vittimista e parassitario di Gloria Steinem e compagne, la decadenza della gioventù americana.

Il libro, primo di una lunga serie di attacchi accademici e sociologici è un viaggio all’interno della storia e della letteratura con il leitmotiv della rappresentazione artistica e del ruolo sociale femminile dall’Antico Egitto fino ad Emily Dickinson, spaziando fino a toccare le sfumature del gender, l’analisi del rapporto tra travestitismo, omosessualità, il movimento trans e la decadenza sociale.

Naturalmente, le sue analisi portarono gradualmente all’ostracismo da parte del movimento, a cui lei, come Christina Sommers e Karen Starugham, reagì continuando anche più vividamente la ricerca e la scrittura. I suoi attacchi sono profondi e vasti per obiettivo: la sua analisi impietosa dei millennials trova radici non soltanto nel paternalismo e nello smembramento dell’educazione dei campus statunitensi ma anche nel lento processo di male bashing, l’apertura al politicamente corretto da parte di un’intera generazione di accademici, la censura dei lati barbarici della storia nell’insegnamento e il nemico più infido: il post-strutturalismo.

Figure come Derrida, Foucault e Lacan sono per lei delle Idre di Lerna. E non a torto: non soltanto questi signori hanno plagiato l’ambiente culturale anglofono (Laura Mulvey è un esempio) ma le loro teorie danno troppa importanza al linguaggio e al potere al di sopra del lato animale e psicologico dell’uomo, togliendo la Natura dal discorso intellettuale. Fantastica è la sua frase: <<Per me la D francese non è Derrida ma la Deneuve!>>

Lei stessa ha ribrezzo per l’unione sempre più forte degli odierni ambienti transgender, femministi e gay, per il loro carattere appiattito, <<stridulo, egoista e dottrinario>>. Omosessuale, vede se stessa come una deviazione (in senso meccanico e psicologico) dalla struttura della Natura: <<Io sono una mutante, ma la Natura esiste, che piaccia o no agli accademici>> afferma lei con orgoglio androgino. Crede non solo che lo studio della biologia sia necessario ma essenziale e che l’ellissi di questi studi obbligatori abbia dato piede libero alle revisioniste delle differenze tra sessi.




A questa visione così limitante, lei oppone la richiesta veemente alle donne di prendere coscienza del loro potere e di usarlo per trovare una coscienza interiore. Le radici del male starebbero nella mancanza di conoscenza, da parte delle generazioni post-68, della storia, dell’arte, del corpo, della mente maschile e femminile (più empatica della prima) e dell’influenza della donna non solo sul mondo ma anche sulla psiche dell’uomo come individuo.

<<Ciò che le donne devono capire è il loro dominio come sesso, che i poteri sessuali della donna sono enormi. Gli uomini lo sanno. Le donne lo sanno. Le uniche persone che non lo sanno sono le femministe. Affidare a loro il sesso equivale ad affidare lo svago del vostro cane ad un tassidermista.>>
Il suo femminismo vuole una donna cosciente e pronta al rischio, uno street-smart feminism che coniughi forza, cultura, sensualità ma soprattutto coscienza per i propri obiettivi come persona e non come tassello di un movimento divenuto borghese e che non ha contatti con le classi subalterne. Contro questo conformismo, il suo desiderio è di vedere donne veramente libere e che respirino colla mente e col corpo. <<La donna è il sesso dominante>>: non ha torto. Ma il dominio deve anche aver coscienza di sé e curarsi per ritrovare la sua bellezza originaria.

Di certo è una voce da ascoltare.

Antonio Canzoniere

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