Cambiamenti climatici: la crescita dell’artico è ferma

Un articolo pubblicato il 21 novembre su Climate central riporta l’ennesimo fatto eclatante sui cambiamenti climatici e in particolare sullo stato delle calotte polari, in questo inizio di inverno artico la quantità di ghiaccio marino al Polo Nord non sta crescendo come dovrebbe, anzi è ferma se non in diminuzione. L’articolo naturalmente ha fatto molto scalpore ed infatti è stato ripreso da varie riviste scientifiche, come ad esempio Scientific American.cambiamenti climatici
Climate central è un’organizzazione indipendente composta da scienziati leader nel campo dei cambiamenti climatici e da giornalisti che si sono posti il compito di informare, sia l’opinione pubblica che chi deve prendere le decisioni, sulla scienza e gli effetti dei cambiamenti climatici.
Il sole è già “a nanna” ma aria ed acqua sono (relativamente) calde
Sul mare artico il sole è andato a dormire già da ormai un mese e non tornerà fino a primavera, questo è il periodo in cui il ghiaccio marino al polo nord dovrebbe essere in espansione, invece a metà ottobre le temperature di acqua e aria erano sulle medie di settembre e la crescita del ghiaccio non è iniziata, secondo gli scienziati a fine ottobre all’artico mancava un pezzo di ghiaccio pari a circa l’estensione dell’est degli Stati Uniti!
Non che la notizia sia una novità nel suo genere, veniamo da due anni consecutivi di record negativo di estensione dei ghiacci, tre anni consecutivi di record di anno più caldo per il pianeta e tre anni del fenomeno dello sbiancamento dei coralli che sta uccidendo le barriere coralline di tutto il mondo.

Però la notizia di questa mancata espansione dei ghiacci non poteva non colpire e non ho ricordato che lo scorso anno a dicembre si registrarono temperature record sull’artico, secondo gli scienziati dobbiamo aspettarci tra gli anni ’30 e ’50 di questo secolo di vedere estati con un mare artico completamente sgombro dai ghiacci.
Ce la potremmo cavare con una battuta e dire che al Polo Nord si libera la rotta artica e in Antartide riaffioreranno dopo migliaia di anni terre da coltivare, peccato che se facessimo un rapporto costi benefici, anche lasciando da parte tutti gli altri disastri portati dai cambiamenti climatici, attenendoci solo allo scioglimento dei ghiacci e innalzamento dei mari, questo vorrà dire cancellare area costiere densamente popolate in tutto il mondo.

Roberto Todini

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