La preoccupante notizia che arriva dalla regione dello Jamalo-Nenec (Siberia nord occidentale) non è purtroppo una sorpresa per gli scienziati che studiano i cambiamenti climatici e le problematiche correlate, sono anni che gli studiosi richiamano l’attenzione su come l’aumentata temperatura della Siberia che si traduce in un piede in più di scioglimento estivo dei ghiacci, possa far riemergere, letteralmente dalle tombe, rischi sanitari importanti.
Cose è successo nello Jamalo-Nenec
Un violento scoppio di antrace ha colpito i locali della tribù di pastori nomadi dei Nenci. fra i primi ad ammalarsi è stato un bambino di 12 anni, che purtroppo è deceduto, questo accadeva ad inizio agosto nelle settimane successive almeno 90 persone sono state poste sotto osservazione dalle autorità russe, molte di loro bambini, i casi accertati fino a pochi giorni fa erano 24. Il ministero della sanità russo comprensibilmente ha mandato militari esperti in guerra chimica e questa epidemia per la popolazione Nenci si sta rivelando una catastrofe, i militari hanno dovuto bruciare le carcasse di 2000 renne (base dell’economia di queste popolazioni) e sono state ricollocate forzatamente (momentaneamente?) migliaia di persone. A onor del vero le ultime notizie di fonte russa assicurano che ora è in corso una massiccia campagna di vaccinazione delle renne e che gli sfollati sono stati ricollocati in un’area libera dal contagio ma sempre tradizionale per quelle popolazioni, in case costruite per loro.
I cambiamenti climatici scatenano vecchi mostri
In Siberia si è avuta un’estate eccezionale (eccezionalità che a causa dei cambiamenti climatici sta diventando la regola), temperature sui 35 gradi e non per un giorno solo, è stato accertato che il maggiore disgelo abbia disseppellito le carcasse di un branco di renne sterminato dall’antrace 75 anni fa. Il batterio bacillius anthracis è un bastardo molto resistente che ha la capacità di racchiudersi in una capsula in cui può resistere anche 100 anni. Probabilmente un branco di renne è inciampato nelle carcasse e l’epidemia è ricominciata. Per fortuna il carbonchio (altro nome della malattia provocata dall’antrace, dovuto al colore delle lesioni cutanee non dolorose) non si trasmette da uomo a uomo, ma uomini che vivono a stretto contatto con gli animali possono contrarla da loro (forma cutanea), inoltre può essere contratto inalando le spore (in questo modo è già stato utilizzato in attacchi terroristici mirati) e in casi più rari mangiando cibo contaminato. Negli ultimi due casi l’infezione è più grave e se non viene trattata la mortalità aumenta. La malattia senza trattamento ha una mortalità del 20% nella forma cutanea.
Rischi sanitari futuri del disgelo nell’artico siberiano
Ad ascoltare gli scienziati (e sarà il caso di ascoltarli visto che l’allarme che lanciano da anni si sta avverando) incombe una spada di Damocle molto più grossa di questa epidemia di antrace, in queste zone in passato ci sono state epidemie di vaiolo, una malattia infettiva terribile, uno dei grandi killer del passato, che si riteneva estinta, ma che potrebbe riemergere in maniera simile a quanto successo con l’epidemia di antrace di agosto. Le cronache riportano epidemie di vaiolo a cavallo tra fine diciassettesimo e inizio diciottesimo secolo, ma anche una devastante epidemia del 1890 che raggiunse uno spaventoso tasso di mortalità del 40%. Alcuni anni fa una spedizione scientifica trovò tracce del virus del vaiolo in una mummia di 300 anni, il DNA del virus era troppo frammentato, in pratica era morto, ma non è certo una garanzia non possa essere sopravvissuto in altri casi, anche considerato che come appena scritto ci sono state epidemie più recenti le cui vittime sono preservate da ghiacci che una volta si ritenevano perenni.
Roberto Todini