La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha nominato il primo commissario per la Difesa dell’UE, l’ex premier lituano Andrius Kubilius.
Dopo una lunga attesa, e con qualche giorno di ritardo sulla tabella di marcia, la Presidente della commissione europea, Ursula von der Leyen, ha presentato la nuova squadra di commissari che guiderà l’esecutivo per i prossimi cinque anni. Tra le novità più significative spicca la creazione, per la prima volta, del ruolo di commissario per la Difesa e lo Spazio.
In passato, le questioni di difesa venivano gestite dal Consiglio europeo e dai ministri dei singoli Stati, sotto la supervisione dell’Alto rappresentante per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza. L‘introduzione di questa nuova figura rappresenta quindi un importante passo avanti verso la costruzione di una vera Difesa europea, almeno sul piano della volontà politica.
A ricoprire per la prima volta il ruolo di commissario per la difesa europea, sarà Andrius Kubilius che avrà come compito principale il rafforzamento dell’industria della difesa per assicurare un sostegno costante di materiale bellico a Kiev.
Il conflitto ucraino ha di fatto reso evidente la necessità di una maggiore coesione europea in materia di sicurezza, richiedendo interventi su larga scala. Ma le scelte politiche di Bruxelles che stanno emergendo in questo contesto non rispondono soltanto all’urgenza del momento; guardano molto più in avanti nel futuro, alla probabile vittoria di Donald Trump nelle presidenziali americane che rischia di costringere gli alleati europei della NATO a fare i conti con un ridimensionamento dell’impegno militare della Casa Bianca nel vecchio continente nei prossimi anni.
Come la nuova commissione europea intende affrontare l’emergenza bellica in Ucraina
Dopo il fallimento della Comunità Europea di Difesa (CED) nel 1954, l’attuazione di una politica comune europea di sicurezza e di difesa ha affrontato un percorso lungo e frammentato. Prima dell’invasione russa dell”Ucraina la stessa necessità di dotarsi di una difesa comune era ancora un argomento fortemente diviso tra i vertici europei, ma negli ultimi due anni la situazione sembrerebbe essersi modificata radicalmente.
In questo scenario, l’arruolamento nella commissione europea dell’ex primo ministro lituano non fa che aggiungere un altro falco alla schiera dei luogotenenti di Von der Leyen dopo la nomina della politica estone Kaja Kallas come Alto rappresentante della politica estera dell’Unione.
Kubilius può vantare, infatti, una lunga esperienza politica in qualità di fermo oppositore della Russia, prima come premier durante gli anni della cortina di ferro e poi come deputato del Parlamento europeo dove dal 2021 è impegnato a portare avanti la linea del rigore contro Mosca, sostenendo che è “impossibile” avere buoni rapporti con il Cremlino.
La scelta di puntare su due esponenti dei Paesi baltici, i più esposti alle minacce di Mosca, riflette dunque la volontà della presidente dell’euro-commissione di dare un impulso decisivo al lavoro istituzionale e operativo necessario per implementare la Politica di sicurezza e difesa comune (PSDC).
Nelle intenzioni di Von der Leyen elevare la Russia di Vladimir Putin a minaccia primaria per il territorio europeo, rappresenta il passaggio necessario per la successiva armonizzazione delle diverse prospettive strategiche e politiche nel settore della difesa tra i paesi del blocco.
La transizione bellica della Commissione europea passa da Vilnius
Dall’assistenza macro-finanziaria fino all’imposizione di sanzioni economiche contro Mosca, il ritorno della guerra in Europa ha rinnovato l’interesse per i temi della sicurezza e della difesa comune, temi ora considerati centrali per il futuro dell’integrazione dell’Unione, tanto da lasciare in stand-by gli “ambiziosi obiettivi climatici” del Green Deal europeo, fino a ieri in cima alle priorità di palazzo Berlaymont.
Von der Leyen ha dichiarato che per la difesa comune europea servono 500 miliardi di euro, ma per il momento Kubilius dovrà accontentarsi di una cifra di gran lunga inferiore. Il neo-commissario può contare infatti sui 6 miliardi del fondo Ue per la difesa (Edf) che serve a finanziare progetti congiunti tra Bruxelles e Washington per la ricerca e lo sviluppo di tecnologie militari. E poi ci sono i fondi del Programma europeo per l’industria della difesa (Edip), che prevede risorse fino a 1,5 miliardi di euro per potenziare la capacità militare dei paesi membri.
In vista di una transizione bellica europea, le voci su un possibile Recovery fund 2.0 da finanziare con l’emissione di nuovi eurobond non hanno scaldato l’entusiasmo dei paesi del blocco, che restano riluttanti di fronte alla possibilità di creare nuovo debito comune per rimpinguare i rispettivi arsenali, svuotati in questi due anni per garantire il sostegno all’Ucraina.
La questione economica rappresenta sicuramente il primo grande ostacolo da superare. Ma poiché è palese che la Commissione europea può disporre solo delle risorse che tutti gli Stati membri concordano di concedere, sia che si tratti del bilancio dell’UE o delle obbligazioni per la difesa, nei prossimi anni Kubilius dovrà far valere tutte le proprie capacità di negoziatore se vuole davvero sperare di mettere d’accordo i singoli stati membri e racimolare le risorse necessarie.
Tommaso Di Caprio