I dati registrati dall’Istituto nazionale di statistica (Istat) e raccolti nel Report sulla produzione e lettura dei libri in Italia, pubblicato in data 27 dicembre 2017 e riferito allo scorso anno non sono incoraggianti: si evidenzia, infatti, un sensibile calo del numero dei lettori, oltre ad una limitatissima attività delle imprese operanti nel settore dell’editoria (ma comunque superiore all’anno precedente per numero di copie pubblicate, con un aumento del 3,7%).
Ma esaminiamo i dati più nel dettaglio: quanto al settore merceologico, l’Istat rileva che dei circa 1.500 editori attivi su tutto il territorio nazionale (dei quali oltre il 54,8% sono piccoli editori ed il 31,6% di medie dimensioni) la quasi totalità (e, segnatamente, oltre l’86%) non effettua più di cinquanta pubblicazioni all’anno: in media, si parla di dieci pubblicazioni annue per i piccoli editori, tra le undici e le quindici per i medi.
Superano il limite di cinquanta solo le grandi case editrici, che rappresentano solo il 13,6% degli operatori in questo settore e tuttavia coprono il 76,1% della produzione letteraria del Belpaese, vantando l’86% delle stampe.
Tra i fattori di crescita dell’editoria, si evidenziano l’editoria per ragazzi (che aumenta del 4,5% rispetto all’anno precedente, giungendo al 14,6% per l’area educativa e scolastica, seppur qui si registri un decremento delle stampe) ed il mercato digitale: ormai, più di un libro su tre ha anche una versione in formato e-book.
Sul fronte della lettura, invece, i dati appaiono ancora meno incoraggianti: se nel 2015 il 42% della popolazione di età superiore ai sei anni leggeva, nell’anno successivo a ciò si è dedicato- per motivi non strettamente scolastici o professionali- solo il 40,5% degli italiani (circa 23 milioni di persone).
Tendenzialmente, le donne leggono più degli uomini: il 47,1% di loro ha letto almeno un libro nel 2016, a fronte del 33,5% degli uomini.
Sembra anche che siano i giovani i più interessati alla carta stampata: salgono sul podio quelli tra gli 11 ed i 14 anni, sbaragliando, col loro 51,1%, tutte le altre fasce d’età.
Inoltre, sembra provata l’esistenza di una correlazione tra livello di istruzione e lettura: il 73,6% dei laureati legge, a fronte del 48,9% di chi ha conseguito solo il diploma.
Sembra anche che la famiglia influenzi moltissimo la pratica della lettura: il 66,8% dei ragazzi fra i 6 ed i 18 anni con genitori lettori legge a sua volta; i figli lettori di chi non è appassionato di libri, invece, sono solo i 30,8%.
Dal Report emerge anche la permanenza di un divario tra Nord e Sud: nelle regioni meridionali legge il 27,5% della popolazione, mentre al Nord si sono ottenuti risultati più incoraggianti. La più grande fetta di lettori, ad ogni modo, sembra risiedere nella zona nord- orientale del Paese (48,7%).
Perché questa panoramica offre dati così poco incoraggianti?
Secondo gli editori, la colpa è da attribuire al basso livello culturale generale degli italiani (39,7%) ed alla mancanza di adeguate politiche di sensibilizzazione ed educazione alla lettura (37,7%).
Lidia Fontanella