Calo della fertilità femminile: ecco alcune cause

Le giovani donne devono sapere che la “finestra fertile” femminile è limitata e che la qualità degli ovociti si riduce al crescere dell’età particolarmente dopo i 35 anni, quando concepire un bambino diventa progressivamente sempre più difficile.

Infatti, la fertilità della donna risulta massima a un età tra i 20 e i 30 anni poi decresce, in modo repentino dopo i 35 anni, fino ad essere prossima allo zero già diversi anni prima della menopausa. L’ingresso nella fase di subfertilità o infertilità avviene per molte donne intorno a 40 anni, ma può essere anche molto più precoce.

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La principale causa di sterilità femminile è la patologia ovulatoria. La Sindrome dell’ovaio policistico (PCOS) è l’alterazione endocrina più comune durante gli anni fertili e colpisce una percentuale della popolazione variabile tra il 5 e il 10%.
Le infezioni pelviche, acute o subacute, spesso trasmesse per via sessuale, possono compromettere la fertilità della donna, attraverso un danno della funzione tubarica. Gli anticoncezionali di barriera e il tempestivo impiego dei presidi medici possono prevenire o ridurre i danni sulla fertilità femminile ma non sono sufficienti senza un comportamento sessuale responsabile.
I fibromi sono la lesione uterina più frequentemente osservata durante il periodo fertile. In generale i miomi uterini possono ridurre la fertilità o causare un aumento di abortività in relazione alle dimensioni, al numero ed alla collocazione anatomica; nella maggior parte dei casi sono suscettibili di correzione chirurgica. La prevalenza dei fibromi aumenta con l’età, essendo molto bassa prima dei 20 anni, e crescendo gradualmente sino ad avere una maggiore incidenza in epoca pre-menopausale.
L’endometriosi è spesso causa di infertilità femminile, ed i sintomi ad essa associati condizionano fortemente la qualità della vita della donna. Una rilevante percentuale di donne con tale patologia ricorre all’aiuto medico per il concepimento. Circa il 5% delle donne in periodo fertile è affetto da malattia endometriosica. Tale stima sale al 25-40% nelle donne infertili e al 60-70% in quelle con dolore pelvico cronico.
La sterilità di origine tubarica è responsabile del 25-35% dei casi di sterilità femminile, dovuta a pregressi episodi di malattia infiammatoria pelvica, endometriosi pelvica, pregressi interventi chirurgici. Le patologie tubariche lievi e moderate sono correggibili chirurgicamente, mentre le forme severe implicano il ricorso alla fecondazione in vitro.

Fattori tossici

Tra i fattori tossici che possono essere associati ad un deterioramento della fertilità, il più diffuso e più discusso è il fumo di tabacco. Il fumo di sigaretta riduce la fertilità ed aumenta il tempo necessario per ottenere la gravidanza.
Spesso la dedizione al fumo si associa ad una maggiore sedentarietà, maggior consumo di alcool e rischio di obesità. E’ stato dimostrato come la copresenza delle suddette variabili negative sia sufficiente ad abbattare le chances di gravidanza spontanea in un anno solare dall’83 al 38%.

Le malattie sessualmente trasmesse
Le infezioni a trasmissione sessuale rappresentano un importante fattore di infertilità, sia femminile che maschile, dato che, una volta acquisite, possono dare origine ad alterazioni spesso irreversibili nel funzionamento degli organi della riproduzione.
La PID (Pelvic inflammatory disease) colpisce il 5-15% delle donne in età riproduttiva e la fascia maggiormente interessata è compresa tra i 16 e i 24 anni. L’esatta prevalenza di PID è tuttavia sottostimata. La prevalenza del danno tubarico aumenta con il numero di episodi di PID, passando dal 12% dopo il primo episodio, al 23% dopo 2 episodi e raggiunge il 54% dopo il terzo episodio.
Secondo la World Health Organization (WHO), la Neisseria Gonorrhoeae e la Chlamydia Trachomatis sono tra le principali infezioni sessualmente trasmesse (IST) batteriche. Il Mycoplasma genitalium e gli anaerobi sono considerati responsabili della PID mentre il  Trichomonas vaginalis, Gardnerella vaginalis e Mobiluncus possono avere un ruolo etiologico nei casi di coinfezioni ricorrenti e/o non trattate ( 20% dei casi). La Sifilide è un’ulteriore categoria di infezioni sessualmente trasmesse è costituita dalla sifilide.
Tra 30 Stati membri dell’UE / SEE sono stati segnalati nel 2012, 20 803 casi di sifilide, con la maggioranza (85%) in persone di età superiore ai 25 anni. Il problema della diffusione di questa infezione fra i giovani è sicuramente legato alla scarsa consapevolezza dei rischi legati a rapporti sessuali non protetti.
Il papillomavirus è un virus molto diffuso: si calcola che 8 persone su 10 entrino in contatto con esso almeno una volta nel corso della loro vita. Alcuni dati della recente letteratura circa la relazione tra HPV e gravidanza ipotizzano che l’HPV può influenzare negativamente gli esiti della gravidanza, può contribuire alla sterilità e può aumentare il rischio di aborto spontaneo.
Si stima che nel 2009 l’HIV abbia colpito oltre 33 milioni di persone nel mondo, di queste oltre la metà erano donne, la maggior parte in età riproduttiva.
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