La California approva il possesso di droghe psichedeliche, e dimostra ancora una volta la consapevolezza nel controllare l’utilizzo delle sostanze stupefacenti.
La California, con 21 voti favorevoli, ha approvato nel corso di giovedì una proposta di legge a favore della legalizzazione di possesso e utilizzo di droghe psichedeliche. L’iniziativa corona il percorso iniziato in diverse città a livello locale. Denver, Santa Cruz, Oakland e altre avevano già approvato e depenalizzato l’uso di tali sostanze. Ultima in linea temporale Somerville, una piccola cittadina nel Massachusetts. Lo Stato patria dei folletti di Boston d’altronde è un’isola progressista nell’ancora proibizionista costa est del paese.
SB519
La proposta di legge, presentata dal senatore Scott Weiner, prevede la depenalizzazione del possesso, uso e condivisione (non in forma di vendita) di diverse sostante psichedeliche per i maggiori di 21 anni. Le sostanze in questione vanno da quelle naturali, come Peyote e funghetti allucinogeni, fino a LSD e MDMA.
Il Senato ha approvato la proposta, e si attende ora la discussione alla Camera. Nel caso passasse sarebbe la prima legge di depenalizzazione delle droghe pesanti ad entrare in vigore in uno Stato federale americano. Non è d’altronde un caso che tale innovazione arrivi proprio dalla California. Lo Stato decantato da Tupac è da sempre all’avanguardia riguardo lo spigoloso tema delle sostanze stupefacenti, ed era stato il primo al mondo a legalizzare l’uso terapeutico della marijuana, nel lontano 1996.
Tale approvazione inoltre risulta un passo importante nell’ottica di una legge riguardo l’uso di droghe a livello federale. Tale tema è infatti molto caldo nelle ultime settimane negli USA. E’ appurato ormai che la guerra alle droghe, di cui Presidenti come Nixon hanno fatto una vera e propria bandiera, ha fallito. Inoltre gli effetti economici della legalizzazione della marijuana iniziano a farsi notare.
Questo approccio ci allontanerebbe dal fallimento della guerra alle droghe, che si basava sull’errato concetto che criminalizzare, arrestare, perseguire ed imprigionare le persone che fanno uso di droga li avrebbe in qualche modo scoraggiati ad utilizzare sostanze, ed avrebbe migliorato la sicurezza pubblica. Se c’è qualcosa che abbiamo imparato nell’ultimo mezzo secolo è che chiudere qualcuno in cella perché usa droghe non cancellerà il fenomeno.
Aiuto, non lotta
Diversi Governi in giro per il mondo, compreso quello italiano, dovrebbero studiare le parole del senatore Scott Wiener . Basti guardare l’enorme impatto che il crack ebbe sulla comunità afroamericana negli anni ottanta, e l’enorme numero di famiglie rovinate da condanne e detenzioni. E’ l’esempio pratico che la guerra alla droga abbia fallito.
E ricordiamoci che proprio in quegli anni gli Stati Uniti portarono avanti una seria battaglia alle sostanze stupefacenti, senza organizzare comizi improvvisati ai citofoni di presunti spacciatori. I dati, forniti direttamente dalla Drug Policy Alliance, parlano di 51 miliardi di dollari annui che il Governo degli Stati Uniti spende a causa del proibizionismo. Non si registrano comunque particolari evoluzioni nel consumo di sostanze stupefacenti.
Il fenomeno della tossicodipendenza si risolve aiutando i soggetti, non detenendoli. Un tossicodipendente può essere, nei casi più gravi, considerato alla stregua di un disabile mentale in quanto a capacità cognitive. La tossicodipendenza, come ogni dipendenza d’altronde, è una malattia, e necessita di trattamenti adeguati. E’ finito il tempo dell’emarginazione sociale e del proibizionismo.
Le istituzioni, e i singoli cittadini, non possono più ignorare tale tema. Esattamente come le battaglie per i diritti della comunità LGBTQI+ hanno portato un’evoluzione del pensiero comune riguardo la sessualità bisogna portare avanti una campagna di inclusione e aiuto nei confronti dei tossicodipendenti.
A Matteo Salvini piace ripetere come un mantra, quasi una preghiera oserei dire, che la droga uccide. Vorrei chiedere allora al leader della Lega di proporre un piano d’azione serio per migliorare tale situazione ed aiutare il recupero e la riabilitazione di migliaia di persone in giro per lo stivale. Dubito comunque che il mio appello avrà riscontro, esattamente come dubito che Salvini possa attuare una politica adatta in tale ambito, senza cadere nel modello fallimentare tracciato da Nixon.
Marzioni Thomas