Il 2024 è stato un anno segnato da eventi climatici estremi e temperature da record, confermando, con la registrazione di 41 giorni in più di caldo estremo, i peggiori timori legati alla crisi climatica. L’Organizzazione Mondiale della Meteorologia (Omm) delle Nazioni Unite, in un rapporto pubblicato il 30 dicembre, ha evidenziato come il cambiamento climatico abbia intensificato fenomeni devastanti e il caldo estremo e come questo abbia spinto le emissioni di gas serra a livelli mai raggiunti prima, garantendo ulteriori aumenti di temperatura negli anni a venire.
Caldo estremo: un decennio da record
Secondo i dati preliminari dell’Omm, la temperatura media globale per il periodo gennaio-settembre 2024 ha superato di 1,54°C i valori registrati tra il 1850 e il 1900. Questo dato ha superato il record precedente del 2023 (+1,45°C), rendendo il 2024 l’anno con un caldo mai registrato. António Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite, ha sottolineato l’urgenza di agire contro il caldo estremo di questa annata, dichiarando che ogni anno dell’ultimo decennio è sempre stata l’annata più calda della storia.
Gli accordi di Parigi del 2015 avevano l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale a un massimo di +1,5°C rispetto all’epoca preindustriale, ma i dati attuali mostrano che questo limite è ormai vicino al superamento.
Le conseguenze degli eventi estremi
Gli effetti devastanti del riscaldamento globale si sono manifestati in ogni angolo del pianeta. Basti pensare al caso di Mayotte e di come il dipartimento francese sia stato colpito duramente dai cicloni, mentre ondate di caldo estremo hanno provocato incendi in decine di Paesi, con temperature che hanno spesso superato i 50°C.
Gli uragani atlantici, aggravati dalla crisi climatica, hanno raggiunto intensità senza precedenti. Secondo Kristina Dahl di Climate Central, fenomeni come gli uragani Beryl e Milton, entrambi di categoria 5, non avrebbero raggiunto tale potenza senza il riscaldamento globale.
41 giorni di “calore pericoloso”
Il primo rapporto annuale del gruppo World Weather Attribution (WWA) e del think tank Climate Central ha rivelato che nel 2024 il cambiamento climatico ha aggiunto in media 41 giorni di “calore pericoloso” in tutto il mondo.
Questi giorni, definiti sulla base delle temperature locali più alte registrate tra il 1991 e il 2020, hanno rappresentato un rischio significativo per la salute umana e gli ecosistemi.
Il 21 e il 22 luglio sono state le giornate più calde mai registrate, con 5,3 miliardi di persone esposte a temperature eccessive. Le aree più colpite sono state le regioni equatoriali e i piccoli stati insulari in via di sviluppo, dove si sono registrati fino a 130 giorni di caldo intenso in più rispetto alla norma.
Popolazioni più vulnerabili e impatti globali
Le popolazioni insulari del Pacifico e dei Caraibi sono state tra le più colpite, con comunità che hanno subito fino a 150 giorni di temperature estreme. Anche grandi nazioni come Brasile, Bangladesh e Arabia Saudita hanno affrontato decine di giornate di caldo insopportabile in più rispetto a uno scenario senza riscaldamento globale.
In Arabia Saudita, il caldo estremo ha causato almeno 1.300 morti tra i pellegrini della Mecca. Nel Medio Oriente, così come in Indonesia e Singapore, il numero di giorni di calore eccessivo ha raggiunto livelli senza precedenti, aggravando le condizioni di vita e di salute per milioni di persone.
Gli scienziati hanno evidenziato l’urgenza di monitorare in tempo reale i decessi legati al caldo estremo, sottolineando che i numeri ufficiali sottostimano l’impatto reale. Inondazioni in Spagna, siccità in Amazzonia e alluvioni in Africa sono solo alcuni esempi di eventi estremi resi più probabili dal cambiamento climatico.
Prospettive per il 2025 e misure urgenti
Il 2025 rappresenta un anno cruciale per contrastare gli effetti del cambiamento climatico. António Guterres ha esortato i governi a ridurre drasticamente le emissioni di gas serra e a sostenere la transizione verso un futuro sostenibile.
Tra le misure prioritarie, gli esperti raccomandano l’implementazione di sistemi di allerta precoce e un monitoraggio più efficace delle vittime legate agli eventi climatici estremi. Solo con uno sforzo globale coordinato sarà possibile affrontare le sfide sempre più pressanti della crisi climatica.