Il 29 giugno ha avuto luogo l’ultima riunione dei consiglieri regionali visto che riprenderanno a lavorare l’11 settembre. In totale per loro sono previsti due mesi e mezzo di ferie. Giustificabili a fronte di un impegno politico costante e importante: peccato che da gennaio abbiano totalizzato solo 20 ore di aula quindi, mediamente, hanno lavorato solo un paio di giorni all’interno delle aule di Palazzo Campanella. E nel 2016 la situazione era anche peggiore visto che le sedute furono in totale 16.
Per comprendere come si svolgono le riunioni basta analizzare le fasi cruciali di quella di fine giugno: in due ore sono state votate 12 proposte di legge, 11 provvedimenti amministrativi e un paio di nomine e mozioni, insieme a una doverosa commemorazione del costituzionalista Stefano Rodotà.
La pausa così lunga ha suscitato le perplessità di due parlamentari di Forza Italia, Roberto Occhiuto e Jole Santelli, che hanno inviato un’interrogazione al ministro degli Affari regionali.
Non solo in estate ma durante tutto l’anno lavorativo, il Consiglio mostra una scarsa dedizione al lavoro: durante il 2017 il Consiglio si è riunito solo sei volte mentre l’aula consiliare ha lavorato per appena 1.199 minuti. Per evidenziare ancora di più lo scarso impegno da parte dei consiglieri, basta un paragone con i consiglieri delle altre Regioni durante lo stesso periodo di analisi: in Lombardia le convocazioni sono state 23, 14 in Emilia Romagna, in Campania le convocazioni sono state 12 e addirittura nel Lazio si sono riuniti dieci volte nel periodo compreso tra luglio e inizio di agosto ovvero quando Palazzo Campanella aveva già cessato ogni attività.
Lo stesso non si può dire dei tempi rapidi e quindi preoccupanti che caratterizzano l’approvazione delle leggi: nel 2016 sono state approvate 47 leggi mentre adesso, a metà anno,si è arrivati già a votare positivamente 32 leggi. E stavolta il confronto, sempre negativo, con le altre regioni mostra l’eccessiva velocità dell’approvazione che caratterizza la politica calabrese: per ora l’Emilia Romagna è arrivata a quota 19 leggi mentre il Lazio addirittura ad otto.
Questa velocità però riguarda solo le norme inerenti la semplificazione amministrativa o la realizzazione di campi da golf: infatti quando si trattano temi più complessi, i tempi si allungano ampiamente.
Altro paradosso: si dedica pochissimo tempo sia per la discussione dei testi che per approvarli. Una mancanza di argomentazioni che denota l’assenza di interesse per il futuro economico e sociale del territorio.
Dorotea Di Grazia