La loro capacità di cacciare con intelligenza è descritto in uno studio pubblicato su Nature Ecology & Evolution.
Un reperto estremamente raro
Homo heidelbergensis sapeva cacciare con intelligenza. A dimostrarlo è un bastone da lancio ritrovato in Germania nel sito di Schöningen, bassa Sassonia. Il sito è all’interno di una miniera di lignite, un tipo di carbone fossile, e divenne famoso negli anni novanta per il ritrovamento di lance in legno negli strati della sponda di un antico lago. Il bastone da caccia dei nostri antenati si aggiunge alla lista dei ritrovamenti straordinari. Come spiega il team di ricerca guidato da Nicholas Conard e Jordi Serangeli, il legno non è un materiale che si conserva facilmente. Infatti, è raro trovare oggetti di questo tipo per epoche recenti, figurarsi risalenti al Paleolitico. A conservare il bastone è stata la presenza dell’acqua: mescolandosi con la terra ha prodotto degli strati di fango, formando una barriera protettiva contro l’ossigeno e le stesse falde acquifere.
Antichi uomini moderni
Homo heidelbergensis era un antenato comune ai Sapiens e ai Neanderthal. I fossili della specie mostrano individui molto alti per il periodo tanto che alcuni individui potevano raggiungere i due metri d’altezza. Oltre alla statura, anche la loro scatola cranica era di grosse dimensioni. Infatti, il loro cervello misurava 1,230 cm3 , non lontano dai nostri 1,270 cm3. Il ritrovamento del bastone da lancio conferma l’ipotesi che questi nostri antenati fossero capaci di grandi idee. Lungo 64,5 centimetri per 2,6 di diametro, il bastone è stato lavorato a partire dal legno di un abete rosso. Questi antichi uomini utilizzavano strumenti in pietra per intagliare oggetti come questo e lo stesso bastone ha segni di levigazione. Altri segni sono stati fatti risalire all’impatto con le prede.
Pensato per il lancio
Cacciare con intelligenza significa pensare la propria arma nei minimi dettagli. Homo heidelbergensis aveva ideato questi bastoni come armi da lancio, lavorandoli per facilitarne l’uso sia sulla media e la lunga distanza. Lo strumento è infatti leggermente curvo, così da poter essere scagliato con potenza e precisione tra i cinque e i cento metri. A detta dei ricercatori la curvatura permetteva la rotazione, come un boomerang che non torna indietro. Dalle ricostruzioni si evince che un bastone di questo tipo potesse abbattere un uccello acquatico in un colpo solo, raggiungendo i cento chilometri orari. A confermare la tipologia di preda sono le ossa di cigni, anatre e gru recuperate nello stesso sito. Un’altra ipotesi è che questi bastoni servissero a spaventare animali più grandi, come i cavalli, per spingerli nella direzione desiderata.
Più di un semplice bastone
Le tecniche di caccia di Homo heidelbergensis suggeriscono un’intelligenza e un’inventiva molto simile a quella di Homo sapiens. Questo nostro progenitore pensava in maniera raffinata, utilizzando strumenti basilari per costruire oggetti più complessi, come quello ritrovato in Germania. Inoltre la struttura della sua mandibola e del suo orecchio esterno fanno ipotizzare che Homo heidelbergensis fosse uno dei primi ominidi capaci di una complessa articolazione vocale. Questo geniale ominide era probabilmente il primo grande utilizzatore del linguaggio, una potente arma che permetteva la trasmissione dell’esperienza e la formazione di culture complesse, estremamente simili alle nostre.
Daniele Tolu