Caccia al gatto nei Paesi Bassi

Strano a dirsi, ma è così. Strano perché nelle realtà cittadine delle principali città olandesi, come Utrecht, Amsterdam, Den Haag – situate nel centro dei Paesi Bassi – si è abituati a vedere gatti bellissimi alle finestre delle abitazioni, in posa dietro queste pareti a vetri che ti permettono di entrare nell’intimità della stanza che dà sulla strada, felini che se ne stanno immobili, quasi ignorando i passanti con fare disinvolto e a tratti superbo.

Diversa è la situazione in aree meno urbanizzate dei Paesi Bassi, come Brabante, Flevoland e Friesland, ovvero le aree che si trovano a nord e a sud del Paese. In tali zone, secondo la Jagersvereniging – l’associazione nazionale dei cacciatori – l’ecosistema sarebbe minacciato dalla presenza dei gatti senza padrone.

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Secondo le stime diffuse dall’associazione, ci sarebbero 165.000 gatti selvatici e fino a 1,2 milioni di randagi portatori del parassita Toxoplasmosis , causa nel 2014 di una moria di scoiattoli e responsabili della morte di 20.000.000 di prede ogni anno. Per tali motivi, l’associazione è decisa a promuovere la caccia ai gatti. Un’azione così netta e decisa ha provocato la reazione dell’opinione pubblica, culminata con una trentina di minacce di morte ricevute da alcuni membri della Jagersvereniging.

Come riporta il quotidiano olandese in lingua italiana +31mag.nl e secondo quanto riferito da Femmie Smit, biologa della fauna selvatica e Programmamanager alla Dierenbescherming (ente nazionale per la protezione degli animali), “i numeri forniti dalla Jagersvereniging non trovano conferme. Non esiste ancora uno studio scientifico serio sulla presenza di gatti selvatici in Olanda (…) È stato scritto qualcosa sul Nord del Paese e sul Limburgo, ma la presenza dei felini selvatici si è dimostrata abbastanza bassa nei campi. E gli attacchi di gatti nelle fattorie altrettanto pochi”, ha continuato l’esperta.

 

Le iniziative contro la caccia

Gli enti per la protezione degli animali nei Paesi Bassi hanno lanciato nel 2013 una petizione per abolire la caccia ai felini, in seguito alla quale il Parlamento ha firmato una mozione che la mettesse al bando.

Nel Paese, però, vige una sorta di federalismo: dopo la mozione alcuni territori si sono adeguati, mentre altri no.

La biologa demolisce inoltro la tesi dei cacciatori, secondo i quali una presenza così alta di felini metterebbe a rischio la biodiversità del territorio: “Quella dei gatti selvatici è una presenza in equilibrio con l’ambiente e inserita in una determinata catena alimentare. Sparare ai gatti non risolverebbe il problema, perché altri predatori prenderebbero immediatamente il loro posto. Non è scientificamente provato che cacciare i gatti ne riduca il numero sul lungo periodo”.

Il problema è ancora peggiore se si pensa che è difficilissimo se non impossibile distinguere i gatti selvatici da quelli più comunemente randagi, motivo per il quale si rende impossibile una concreta attuazione della caccia al felino.

Secondo le stime, nei Paesi Bassi scompaiono circa 150.000 gatti, di cui oltre 30.000 non vengono ritrovati. Il problema del randagismo felino (e non solo) e le soluzioni proposte che vedono come unica via quella della legittimità all’uccisione, non è un problema dei soli Paesi Bassi, ma anche di altri come Germania e Svizzera, dove qualche anno fa sono state raccolte 14.000 firma per rendere illegale sparare ai randagi, senza però alcun risultato.

Ancora una volta l’uomo non perde occasione di dimostrare il deterioramento e l’imbruttimento del suo essere.

La civiltà di un popolo si misura dal modo in cui tratta gli animali” (M. Gandhi)

 

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