Burocra-zia spesso diventa burocra-nonna per i tempi che portano alla vecchiaia, prima che si risolva un problema. Lo schifo che la caratterizza, la puzza che essa promana, l’oscenità che la pervade, ci fanno stare lontano, almeno fino a quando è possibile, perché prima o poi bisogna farci i conti..
Tutto ruota attorno alla gestione spregiudicata e spietata di ogni briciola di potere, di lavoro, di ricchezze e risorse. Tutto è in assoluto privatizzato e riutilizzato in funzione della prosecuzione del potere che dà la carica che il boss, nel senso di chi sta più in alto ed è il padrone, detiene.
I livelli d’informazione del cittadino sono scarsi perché l’informazione per tutti non è elettoralmente produttiva quanto lo è invece la diffusione tra pochi di un’informazione intorno a un’opportunità qualsiasi di lavoro per il quale presentare richiesta dietro qualche sotterraneo suggerimento. Funzionano a ritmo pieno decine di sedi di patronati, legati a un sindacato o indipendenti da esso, dove il disbrigo delle pratiche per la pensione, per l’integrazione dell’olio d’oliva, per un progetto di piantumazione, per una domanda di disoccupazione o per gli assegni familiari, per la preparazione della dichiarazione dei redditi e altre incombenze burocratiche si rivelano poderose macchine di consenso elettorale. Una volta questi erano ruoli dei sindacati, adesso i sindacati hanno smobilitato, fagocitati in gran parte dall’inutilità del loro ruolo, spesso complice di chi detiene il potere.
Ma non è solo questo: la vedi nella segreteria di una scuola, quando vai a chiedere un certificato, magari nel cartello “la segreteria riceve nei giorni….”, solo perché così salta in testa al capufficio oppure al preside, sommerso da comunicazioni alle famiglie, libretti di giustificazione, permessi per le gite d’istruzione, avvisi per i corsi di sostegno , vincoli per il rispetto della privacy e altre amenità fuori da ogni logica; la vedi nelle lunghe file alle poste o alle banche, che hanno deciso di risparmiare limitando il personale e sacrificando i bisogni dell’utenza, la vedi davanti al tavolo del maresciallo, oppresso da montagne di pratiche, dal piccolo furto allo smarrimento dei documenti, la trovi negli uffici comunali se, oltre al solito certificato o alla richiesta di residenza, ti azzardi a chiedere di parlare col sindaco o con l’assessore o a segnalare un guasto. Per non parlare di strade che restano interrotte per mesi o per anni, a seguito di guasti che si potrebbero riparare in mezza giornata. Di edifici ultimati ma non consegnati perché mancano ancora gli ultimi permessi.
Ci sono poi le leggi, quelle sulla sicurezza, che impediscono al muratore di lavorare con i sandali, al salumiere di tagliare i prodotti senza guanti e berretto, quelle che ti chiedono la modifica di un progetto, che ti approvano il progetto dietro spinte o pagamenti di tangenti o te lo ostacolano in mancanza di questi. Per non parlare del rilascio di abitabilità o di licenze commerciali, per cui si richiedono norme, calcoli, condizioni di igiene, abilitazioni. Per contro tutti sanno, ma nessuno controlla la condizione dei commessi e delle commesse dei vari negozi. Dei manovali dei vari cantieri, degli apprendisti nelle officine, dei giornalieri nelle campagne, costretti a lavorare in modo massacrante per salari sotto il minimo della sopravvivenza e costretti a dichiarare, in caso di rari controlli, di ricevere una paga sindacale tre volte più alta di quella che incassano.
Le montagne della burocrazia prolificano all’università, tra iscrizioni, esoneri, statini, libretti, crediti, certificazioni, tasse, bolli, diventano montagne dentro i tribunali, dove le cause si accavallano, i ricorsi presentati dagli avvocati allungano i tempi, le sentenze dei giudici occupano centinaia, se non migliaia di pagine, ai sensi della sentenza x, dell’articolo y, del comma z. Per Asterix e Obelix la fatica più grande tra quelle poste da Cesare, fu di chiedere un certificato presso gli uffici della burocrazia romana. Seguono economisti, ragionieri, contabili, costretti a fare i conti con circolari che quasi mensilmente aggiornano i parametri di calcolo con i quali registrare un bilancio o versare un’imposta. In questo caso, dopo le rapine di Equitalia la palla è passata all’agenzia delle entrate che ti viene a rendere conto delle mille lire che non hai pagato nel lontano 1995 e che sono diventate centomila lire Per non citare i controlli della finanza, che va a spulciare anche l’ultimo pelo del c*lo del malcapitato che cade sotto le sue grinfie.
Oddio, è anche vero che la banda dei “furbetti” conosce strade, viottoli e “trazzere” da dove svicolare per pagare cifre irrisorie rispetto alla mole dei guadagni, o, per aspettare la sanatoria di turno, alla faccia di coloro che hanno regolarmente pagato quanto dovuto.
Nel ’68 si era soliti gridare:
“Il mondo sarà libero quando l’ultimo dei burocrati sarà impiccato con le budella dell’ultimo dei borghesi”.
Per la verità nella frase originale si diceva “l’ultimo dei preti”, ma tant’è, i commi del diritto canonico, dal certificato di battesimo, corso di catechismo, prima comunione, cresima, corso matrimoniale ecc. non hanno nulla da invidiare a quelli civili.
Theodor Adorno diceva:
“La civiltà serve a rendere indispensabili le cose inutili. E voila !!!