Burkina Faso e desertificazione: Yacouba Sawadogo, l’uomo che ha fermato il deserto

Yocouba Sawadogo

Riforestazione, conservazione e amore per la propria terra. Questo è quello che ha nel cuore Yacouba Sawadogo, un agricoltore del Burkina Faso che da oltre trent’anni combatte contro la desertificazione attraverso un’antica pratica agricola africana.

 

Riforestazione e tutela del suolo. Così Yacouba Sawadogo, un piccolo agricoltore originario del Burkina Faso, ha risolto con la sua famiglia la crisi della desertificazione nel suo villaggio, piantando alberi che diventeranno una nuova foresta.

Non avendo disponibili strumenti moderni o un’educazione specifica, Sawadogo ha pensato di utilizzare un’antica tecnica agricola africana e a basso costo, chiamata zai. Essa punta al miglioramento della crescita delle foreste e della qualità del suolo.

La pratica consiste nello scavare nel suolo secco dei microbacini che siano capaci di trattenere l’acqua. Per questo, Yacouba aveva cominciato a produrre molteplici fori sul terreno, aumentandone le dimensioni rispetto a quanto previsto dalla pratica tradizionale e riempiendoli poi di compost, in massima parte foglie e letame.

La pratica delle fosse zai contempla che i terreni debbano esser preparati durante la stagione secca. In questo modo nel corso della stagione delle piogge, i fori pieni di compost catturano l’acqua, trattenendo l’umidità e le sostanze nutrienti per renderle disponibili anche nei mesi successivi e far sì che si possano seminare diverse specie vegetali. Grazie a questo metodo, Yacouba Sawadogo è riuscito a migliorare la qualità dei propri terreni e a convertire un’area completamente brulla in un bosco di oltre dodici ettari. Accoglie più di 96 specie di alberi e 66 di piante, di cui molte commestibili e con proprietà medicinali. In questa nuova area verde hanno anche già trovato residenza molti animali.




L’uomo che ha fermato il deserto, il documentario

Nel 2010, Sawadogo – grazie al suo innovativo progetto avviato nel semiarido deserto africano – è stato il protagonista assoluto di un documentario, The man who stopped the desert (L’uomo che ha fermato il deserto), divenendo famoso in tutto il mondo. Inoltre, nel 2018 gli è stato attribuito il Right Livelihood Award, noto come Premio Nobel alternativo, “per aver trasformato un terreno arido in una foresta e per aver dimostrato come gli agricoltori possano rigenerare il suolo attraverso l’uso innovativo di conoscenze indigene e locali”.

Il film, espone anche le difficoltà e l’ostracismo che Yacouba ha dovuto affrontare all’inizio della sua avventura. Inoltre, ha permesso di far conoscere al mondo, e non solo in altre aree del continente africano, l’impiego delle sue tecniche. Quest’ultime non comprendono solo la pratica delle fosse zai, ma anche quella dei cordons pierreux ovvero delle micro-dighe che, trattenendo l’acqua, ne facilitano l’assorbimento da parte del terreno.

Yacouba Sawadogo è diventato un esempio per gli altri agricoltori

Molti agricoltori della regione hanno adottato la tecnica di Yacouba, aumentando il numero di terre tornate produttive. Yacouba li ha formati personalmente, costituendo nella sua fattoria, un laboratorio aperto ai visitatori, per diffondere il più possibile il suo sapere.  “Voglio sviluppare un programma di formazione che possa diventare il punto di partenza per scambi produttivi in tutta la regione; ci sono moltissimi agricoltori che vengono da villaggi qui vicino per ricevere consigli su quali semi di qualità sia meglio piantare”, spiega Sawadogo. “Ho deciso di non tenere segreti i miei metodi agricoli”.

Anche il Centre on international cooperation (Cic), un think-tank di politica estera alla New York University, ha proposto di incoraggiare milioni di agricoltori in Africa occidentale a investire negli alberi. Questo li aiuterà a migliorare sia la loro sicurezza alimentare sia il processo di adattamento ai cambiamenti climatici, secondo Chris Reji, specialista nella gestione delle risorse naturali.

 

Le minacce alla foresta non fermano la speranza

Nonostante il successo del film e la fama raggiunta sia a livello locale che internazionale, Yacouba Sawadogo lotta costantemente per salvaguardare la sua opera. Una parte della foresta che ha fatto rinascere e dei suoi terreni, gli è stata espropriata, e inclusa in un progetto governativo di espansione urbana. Oggi Sawadogo si trova ad affrontare seri problemi su diversi fronti. Il Burkina Faso settentrionale sta diventando sempre più instabile. Continue incursioni di gruppi jihadisti e conflitti tra comunità hanno portato ad attacchi ribelli e disordini sociali.

Per questo, l’agricoltore e la sua numerosa famiglia, a cui in cambio delle terre è stata offerta, a titolo di compensazione, la proprietà di un piccolo lotto, hanno iniziato una battaglia legale e stanno raccogliendo dei fondi per ricomprare tutta la proprietà. Nel frattempo, l’opera di Yacouba continua in altri terreni aridi dell’area, con l’obiettivo di farli tornare produttivi.

 

 

 

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