Buono o cattivo? Alfio Longo e la sua tragica fine

Alfio Longo, elettricista in pensione di 67 anni, è stato ucciso la notte del 27 agosto in una villetta di Biancavilla, in provincia di Catania.

Fonte: wikipedia.org

L’omicidio efferato è subito balzato agli occhi di tutti per la sua stupefacente e crudele dinamica: la vittima è stata trovata legata a letto col cranio spaccato da numerosi colpi di bastone che, secondo un primo racconto della moglie (peraltro unica testimone), sono stati sferrati da una coppia di malviventi nel tentativo di rapinare i coniugi per pochi spiccioli.

Un fatto agghiacciante che raggiunge l’apice dell’inverosimile quando la moglie, Enza Ingrassia, casalinga di 64 anni, confessa la verità: “sono stata io a massacrarlo, non ne potevo più, ho subito quarant’anni di violenze“.

Questa storia sembra appartenere alla trama di un film poliziesco ricco di colpi di scena, ad un giallo ambientato in un paesino non abituato a girare un dramma così assurdo. Una donna che ammazza il marito accusato di averla picchiata per anni, e, allo stesso tempo, ancora ricordato da tutti come un cittadino modello: umile lavoratore che ha deciso di trascorrere gli anni della pensione in campagna, frequentatore assiduo della parrocchia, un amante degli animali.

Un altro particolare ci confonde ulteriormente le idee: durante rilevamenti da parte dei RIS di Messina, qualche giorno dopo l’accaduto, sono state trovate nell’abitazione dei coniugi: armi, contanti e droga.

Qual è il vero motivo dell’uccisione? Cosa nascondeva il pensionato? Non era, forse, un personaggio buono?

Dottor Jekyll o Mister Hyde?

È difficile dare un giudizio morale, soprattutto perché a Biancavilla, paese in cui abito, di voci, versioni e opinioni ne circolano troppe.

L’unica protagonista di cui mi è chiaro il carattere è  Enza: uxoricida a causa di una rabbia vulcanica che, a causa di una devastante eruzione di follia, ha messo la parola fine alla vita del marito, e forse anche alla sua.

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