Uno studio firmato dall’astrofisico della Columbia University Chuck Hailey coadiuvato da altri colleghi (alcuni della stessa Università altri di altre istituzioni, ad esempio un cileno e uno del centro Harvard-Smithsonian ) e pubblicato su Nature appena ieri suggerisce che i buchi neri della Via Lattea potrebbero essere migliaia, una scoperta importante ma che giunge tutt’altro che inaspettata, sono decenni che i fisici teorici lo avevano ipotizzato.
Ma che cosa hanno osservato e cosa hanno scoperto gli scienziati?
Hailey e colleghi hanno puntato il loro sguardo (o meglio i loro strumenti) su Sagittarius A* che è niente di meno che il buco nero supermassivo al centro della nostra galassia e hanno scoperto che è circondato da una dozzina di buchi neri più piccoli.
Ma andiamo per ordine, innanzitutto bisogna spiegare che il buco nero supermassivo Sagittarius A* è un laboratorio unico da osservare, per ovvie ragioni (la distanza) i buchi neri supermassivi al centro di altre galassie non sono utili per studiare come i buchi neri supermassivi interagiscono con buchi neri più piccoli.
La teoria prevedeva che la nostra galassia pullulasse di buchi neri, ma come noto osservare un buco nero è difficilissimo, specialmente se non è di enormi dimensioni. Eppure essendo Sagittarius A* avvolto da una nube di gas le condizioni sono ideali per la formazione di grandi stelle che notoriamente hanno una vita breve e muoiono trasformandosi in buchi neri.
Non è che non fossero stati fatti tentativi precedenti, ma erano tutti falliti, Hailey e colleghi hanno avuto l’intuizione di cambiare metodo di ricerca, premesso che individuare un buco nero isolato è quasi impossibile quello che gli scienziati fanno è cercare quelli che hanno catturato una stella formando un sistema binario, per farlo solitamente puntano ad individuare l’esplosione di raggi X che avviene al momento dell’accoppiamento, ma si tratta di un evento di breve durata che solo in media una volta ogni 100 o 1000 anni è abbastanza luminoso da essere rilevato. Il team di Hailey ha pensato di cercare invece l’emissione di raggi X che viene dalla stella attiva nel sistema binario formatosi, questa emissione è più debole, ma ha il vantaggio di essere stabile.
Con questa nuova tecnica sono riusciti ad individuare 12 di questi sistemi binari di piccola massa con un buco nero nel raggio di tre anni luce da Sagittarius A*.
Da questo punto in poi la ricerca è tutta calcoli e inferenze statistiche basate sull’analisi delle caratteristiche e della distribuzione spaziale dei sistemi binari individuati, in base a questo gli scienziati ipotizzano che nell’area attorno a Sagittarius A* dovrebbero esserci tra i 300 e i 500 sistemi binari di piccola massa con un buco nero e di conseguenza ipotizzano 10000 buchi neri isolati praticamente invisibili.
Questa conferma apre nuovi scenari anche per la ricerca delle onde gravitazionali perché conoscere il numero approssimativo di buchi neri in un centro galattico aiuta a prevedere gli eventi gravitazionali.
Fonte immagine:news.columbia.edu
Roberto Todini