Brunei, pena di morte per omosessuali e adulteri. L’appello di Amnesty International

Sentenza in Libano: L’omosessualità non è reato, a stabilirlo un tribunale militare

Dal 3 aprile nello Stato Islamico sarà possibile infliggere la pena di morte agli omosessuali e agli adulteri.

Il codice penale del Brunei si fa più rigido e si adatta alle norme della Sharia: il sistema islamico che prevede severe punizioni corporali, tra cui la pena di morte.  L’intenzione di introdurre la Sharia era nei piani del sultano Hassanal Bolkiah già dal 2014 e verrà applicata solo ai mussulmani, che al momento sono circa due terzi della popolazione.

Il sultano del Burundi è al trono dal 1967 e ad oggi è tra i leader più ricchi del mondo, il suo patrimonio si attesta infatti intorno ai 20 miliardi di dollari. Proprio all’uomo si è rivolta Amnesty International, chiedendogli di fermare l’attuazioni delle nuove pene “profondamente sbagliate e atroci”.

Il nuovo codice penale

Il 3 aprile 2019 in Brunei verrà attuato il nuovo codice penale che oltre ad introdurre la pena di morte per omosessuali e adulteri  prevede l’amputazione di mano o piede per i condannati di furto.  Il piccolo stato del Sud-est asiativo sta adottando negli ultimi anni una forma più conservatrice dell’Islam.  Tra le prime attuazioni della Sharia c’è stata l’introduzione di multe e condanne per aver avuto figli al di fuori del matrimonio. Anche non pregare il venerdì è un reato punibile con severe pene corporali, così come assumere bevande alcoliche, vietate ormai da diversi anni.

Le reazioni internazionali

Sono state forti le reazioni dei gruppi di diritti umani di tutto il mondo, i primi a manifestare il proprio sdegno contro l’introduzione della pena di morte per gli omosessuali e gli adulteri sono stati gli operatori di Amnesty International. La ricercatrice del Brunei  Rachel Chhoa- Howard ha commentato la notizia con l’associazione no profit:



Leggitimare sanzioni così crudeli e inumane è spaventoso. […] Alcuni dei potenziali reati non dovrebbero nemmeno essere considerati tali, come i rapporti consensuali tra adulti dello stesso sesso.

Legami con il Regno Unito

A fermare le mire del sultano Hassanal Bolkiah non sono bastati neanche i rapporti con il Regno Unito. Il Brunei è stato una colonia britannica fino al 1984 e ancora oggi i due paesi godono di stretti legami. L’omosessualità è considerata un reato fin dal dominio coloniale, ma soltanto con il nuovo codie penale sarà possibile punirla con la morte. La medesima pena sarà applicata alla sodomia, all’adulterio e allo stupro.

Penalizzazione dell’Omosessualità

In India dallo scorso settembre l’omosessualità non è più reato,  ma stando alle stime di Alessandro Mauceri circa un terzo del mondo ha ancora oggi leggi contro la comunità LGBT, sette dei quali prevedono  la pena di morte per gli omosessuali.

In Nigeria è possibile essere condannati a 10 anni di reclusione, in Uganda invece si rischia addirittura l’ergastolo.  In molti paesi si tratta di leggi che risalgono a vecchie norme che seppur non applicate non sono ancora state abolite.  Quasi nella totalità degli stati africani i rapporti tra persone dello stesso sesso vengono considerati contro natura e ontologicamente sbagliati. Della stessa idea la stragrande maggioranza dei paesi del Medio Oriente e per altre decine di stati del Sud-est asiatico.

Uno sguardo a Occidente

In Occidente i diritti della comunità LGBT stanno ottenendo maggiori riconoscimenti soltanto negli ultimi anni. Si pensi ad esempio che negli USA solo nel 2003 sono state abolite tutte le leggi che vietavano rapporti omosessuali. Fino al 2011 nell’esercito non era possibile arruolare persone omessuali e per ovviare al problema si usa la pratica del “Don’t ask, don’t tell”.  I paesi più aperti ai diritti della comunità LGBT sono la Spagna, la Germania e la Repubblica Ceca. Seguono poi Canada, Australia, Francia e Gran Bretagna.  Tuttavia, la strada per ottenere la totale parità di diritti tra persone eterosessuali e omosessuali è ancora molto lunga.

Emanuela Ceccarelli

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