Bruce Springsteen, a sessantotto anni suonati (è proprio il caso di dirlo), attrae fan in tutto il globo. Una fratellanza e sorellanza rock in cui i confini spaziotemporali diventano labili e diafani. Una festa dell’umanità dove ognuno è pronto a giurare a se stesso e agli altri “We take care our own”
“Un tornado di musica e parole che colpisce dritto al cuore e che resta per sempre impresso nella memoria. Un concerto lungo tre ore e cinquanta minuti in cui, ancora una volta, Bruce Springsteen fa dimenticare al suo pubblico qualsiasi preoccupazione terrena, elevandolo a uno stato mentale superiore, al di sopra di tutto.”
(Rockol – live Roma 2016)
Perché Bruce Springsteen arriva dritto al cuore?
Dal 3 ottobre 2017, Bruce Springsteen prosegue le sue serate al Walter Kerr Theater di New York. Lo spettacolo si sarebbe dovuto concludere a febbraio, ma i continui “sold out” lo hanno protratto fino al 30/06. Quindi se qualcuno di voi si trova da quelle parti ci faccia un salto anche per me.
Immaginare un live acustico a Broadway è un sogno ad occhi aperti. Come poter volare sulla Luna e tra le galassie con la forza del pensiero.
Tornando con i piedi per terra viene da chiedersi:
Come può “il boss” prolungare per così tanto tempo uno spettacolo di sole musica e parole?
Il suo show è senza effetti speciali. Nessuna coreografia alla Michael Jackson. Zero trucchi artistici o abbigliamenti stravaganti. Niente glam alla David Bowie o shock rock alla Marylin Manson.
Bruce Springsteen ha in se stesso, nella sua profonda e ricca personalità, e nella sua chitarra tutto ciò di cui ha bisogno.
Voce, chitarra e tanta personalità
Se proprio dobbiamo trovare una parola per descrivere il “Boss”: Personalità è quella che rende meglio i suoi 46 anni di carriera.
“Il mio spettacolo sono solo io, la chitarra, il pianoforte, le parole e la musica. Parte dello spettacolo è parlata, parte cantata. Segue liberamente l’arco della mia vita e il mio lavoro.”
Bruce Springsteen
È frequente, in chi ha vissuto dal vivo l’esperienza di un concerto del rocker, rimanere incollati al ricordo con gli occhi gonfi di lacrime e il cuore colmo di emozione.
La sua voce, roca e profonda, e il suo modo di essere riescono ad ammaliare uomini e donne.
Il linguaggio del corpo
Bruce Springsteen si è sempre mostrato come la star della porta accanto. Jeans e maglietta basic, il suo abbigliamento preferito, corrispondono a quelli del “ragazzo di strada”.
Eppure di strada ne ha fatta tanta. Credendo nel suo potenziale, come se non avesse alternativa, ha insegnato la magia del “to be born to run.”
In un brano come “The ghost of Tom Joad” – che invito ad ascoltare e riascoltare e riascoltare mentre si legge “Furore” di John Steinbeck – la poetica Springsteeniana si esalta.
Oltre a far riflettere, sa accendere l’eroticità dei sensi con brani come “Fire” o “I’m on fire”.
“Non puoi accendere un fuoco senza una scintilla”
(Dancing in the Dark)
Nonostante gli anni e il successo, il ragazzo del New Jersey è rimasto sempre coerente con la sua personalità. Un contatto con le origini che miete consensi.
Per un occhio allenato, la comunicazione non verbale di Springsteen è quasi divisa in due. La parte superiore del busto, semina una moltitudine di gesti forti:
- il dito puntato, che solitamente ha un’accezione negativa, unito ai suoi palmi aperti indica onestà e sincerità;
- le movenze di bacino invece attraggono l’universo femminile.
Le mani, fortemente correlate con il cervello, sono rilevatrici della spontaneità e innatezza dei suoi gesti.
Bruce le usa alla perfezione. Ogni alzata di braccia, sembra voler abbracciare ognuno dei fan accorsi alla messa rock.
Il contatto visivo
Il Boss mantiene sempre il contatto visivo con il pubblico, riuscendo a sorridere e baciare con uno sguardo. Per rendersene conto basta osservare i muscoli del suo volto e le sue pupille.
L’espressione di soddisfazione nei confronti della folla, quando canta alla perfezione i suoi versi, il movimento di consenso con il capo. L’empatia che riesce a creare con i suoi brother & sister è unica. Come quando esordì con un “Roma, Daje” al Circo Massimo oppure “O sole mio” in Piazza Plebiscito a Napoli nel 2013.
L’amore nei confronti dei fan e della musica, si palesa nel trasporto emozionale che prova una volta salito sul palco. Ogni volta interpreta testi storici come se fosse la prima. Questa altalena di emozioni, passa dal festoso gioco di un bambino al parco, all’intimità messa a nudo nei momenti più toccanti.
Bruce Springsteen ti coinvolge e ti fa sognare. Sempre
“Parlare di un sogno. Provare a renderlo tale.”
(Badlands)
Sono forse Bruce e il suo pubblico i destinatari della Foscoliana corrispondenza d’amorosi sensi?
Daniele Fiorenza