Bronzi di Riace: una storia di fascino tra mito e realtà

Bronzi di Riace: dal fondale del Mar Ionio al Museo Archeologico di Reggio Calabria

Un ritrovamento avvenuto il 16 agosto 1972 da un appassionato subacqueo durante un’immersione a circa duecento metri dalla costa e alla profondità di otto metri. Due statue mantenute in uno straordinario stato di conservazione sul fondale del Mar Ionio. I Bronzi di Riace rappresentano una delle testimonianze più significative dell’arte greca classica.

Con un peso di 160 chili ed un’altezza di quasi due metri, i Bronzi di Riace raffigurano due corpi bronzei maschili, dalla barba e i capelli ricci definiti in ogni forma, il braccio sinistro piegato ed il destro disteso lungo il fianco. Entrambi indossavano un elmo e la posizione delle mani e degli arti superiori indica la presenza originaria di una lancia o una spada e uno scudo. Elementi che ad oggi non sono presenti, uno dei tanti misteri che circondano il ritrovamento delle statue.

Si può affermare con certezza che i Bronzi di Riace siano stati realizzati nel V secolo a.C. La somiglianza fra le due statue avvalora l’ipotesi della loro realizzazione da parte dello stesso Maestro o di maestranze diverse ma appartenenti alla stessa bottega, artisti di cui però ancora non è certa l’identità. E’ certa invece la provenienza delle statue da Argo, nel Peloponneso; la prova è l’argilla con cui furono creati i modelli poi utilizzati per gli stampi in cera in cui veniva colato il bronzo. Proprio nella tecnica di fusione del bronzo e nella perfezione della loro fattura si racchiude una delle più impeccabili prove di abilità arrivate a noi dai tempi antichi.

Il segreto della loro intramontabile perfezione

L’eccezionale bellezza dei corpi è dovuta alla cura dei dettagli che li caratterizzano. Oltre al bronzo, sono presenti particolari in argento come i denti della prima statua. Per imitarne il colore naturale, è stato usato il rame su labbra, capezzoli e ciglia di entrambe le statue, che si pensa in origine fossero bionde e dorate. Ma ciò che più cattura l’attenzione dello spettatore sono indubbiamente gli occhi dei due Bronzi. La loro sclera è infatti composta in calcite bianca, le iridi in pasta di vetro, materiali grazie ai quali i loro sguardi appaiono tutt’oggi vivi.

Bronzi di Riace
fonte: museoarcheologicoreggiocalabria.it

Nonostante le informazioni che sono in nostro possesso, ad oggi non esistono reali punti fermi nella conoscenza della storia di quest’ opera. Vista la somiglianza stilistica tra le due statue, è certo che i due Bronzi siano stati ideati per essere guardati insieme. Destano molti dubbi le teorie susseguitesi negli anni che affermano l’appartenenza di altre statue alla stessa opera. Per diversi studiosi, infatti, vi sarebbero altri Bronzi.

Il fascino dei Bronzi di Riace tra storia e leggenda

Secondo una delle ipotesi più accreditate, recentemente formulata dal professor Daniele Castrizio, originariamente le statue sarebbero state cinque. I due Bronzi oggi conservati al Museo Archeologico di Reggio Calabria farebbero dunque parte di un gruppo statuario che rappresenta il momento precedente al duello fra Eteocle e Polinice, fratelli di Antigone, dal Mito dei Sette a Tebe.

Tra mito e realtà, dunque, cercano una risposta le molte domande che circondano queste opere. Da chi furono realizzate le statue? Chi rappresentano? Guerrieri, dei, eroi classici. Quante sono veramente? E perché sono finite nelle acque dello Ionio? Domande che oramai risuonano come veri e propri misteri. Incognite che contribuiscono a conferire fascino alla storia di cui i Bronzi di Riace sono protagonisti.

Carola Varano

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