La Brigata 48, un gruppo armato libico, blocca con l’uso della forza le partenze dei migranti già da diverse settimane; luogo di scena principale la città di Sabratha. Distante circa 70 chilometri da Tripoli, Sabratha è la principale base di partenza dei migranti determinati a raggiungere l’Italia.
Durante tutto il mese di Agosto, frontex ha infatti registrato un significativo calo di arrivi in Italia: solo 2,080 nelle prime due settimane di questo mese contro i circa 20.000 migranti clandestini sbarcati durante le prime due settimane dell’Agosto 2016.
Nonostante le migliori condizioni possibili, infatti, sono in pochissimi a riuscire ad effettuare la fatidica partenza per il lavoro svolto dalla Brigata 48, che mantiene un importante e significativo impegno nella zona agendo sia a terra – bloccando i migranti in arrivo dalle regioni interne – sia sulla spiaggia, impedendo le partenze, sia via mare, costringendo le barche a fare ritorno alla terraferma. Successivamente i migranti vengono portati in centri di detenzione e uno di questi centri, vicino Sabratha, era fino a poco tempo fa utilizzato proprio dagli scafisti, secondo fonti libiche non meglio precisate.
La brigata, di cui fanno in centinaia fra civili, poliziotti ed esponenti dell’esercito libico e che si dice sia guidata da un ex boss di una non ben specificata mafia, batte palmo a palmo il territorio bloccando quanti più partenze possibili, cercando però l’appoggio e quindi i fondi del governo centrale. Se tale sostegno non dovesse arrivare, il gruppo potrebbe sciogliersi. Pare tuttavia, secondo voci anonime, che il governo centrale sostenga segretamente il gruppo armato. La linea ufficiale del governo è però quella del <<no comment>>.
Dalla caduta del regime di Muhammar Gheddafi, brutalmente ucciso dalle forze ribelli il 20 ottobre del 2011, alla fine della ribellione che ha seguito l’onda della primavera araba, la situazione del Paese è molto frammentata e interi territori non sono direttamente controllati dal governo centrale che, pur avendo ricevuto il riconoscimento ufficiale dell’Onu, non è altresì riconosciuto da molti gruppi (ribelli anch’essi in contrasto tra loro).
Sono questi i gruppi a non aver mai abbassato le armi anche dopo la caduta dell’ormai ex dittatore e ad avere un reale controllo su alcuni territori libici. Uno di questi territori è quello nord occidentale in cui si trova la città di Sabratha, roccaforte degli scafisti da cui avvenivano la maggior parte delle partenze di migranti, spinti a volte da conflitti nei loro Paesi o da una ricerca di una migliore condizione economica.
All’azione della Brigata 48 si aggiunge in acque territoriali libiche il lavoro della Guardia Costiera nazionale, facente capo al governo di Tripoli, che arricchisce la propria flotta con le 4 motovedette inviate dall’Italia. Massud Abdel Samat, responsabile di una delle 4 motovedette, esprime la propria soddisfazione a tgcom 24: «siamo riusciti in poche settimane a frenare le migrazioni». Sembra tuttavia che il lavoro principale sia stato svolto dalla Brigata 48.
Il boss in questione potrebbe essere proprio un ex capo degli scafisti e, visti i controlli più serrati della Guardia Costiera e la mala partita dall’Europa, potrebbe aver deciso di dedicarsi a un altro tipo di lavoro, ponendosi diciamo… dal lato della legalità, anche con la speranza di ricevere fondi da Tripoli o finanziamenti europei.
Resta però da vedere quali siano le condizioni dei migranti trattenuti nei centri di detenzione e se vi sarà un seguito all’azione della Brigata 48, quindi se riceverà o meno l’appoggio ufficiale e i relativi fondi del governo libico.
Intanto arriva un plauso italiano alla Brigata 48: «una luce in fondo al tunnel», dichiara Marco Minniti, ministro dell’Interno.
Attendiamo lo svolgersi delle vicende della Brigata 48 sul suolo libico.
Marco Prestipino