Un nuovo capitolo si apre nella complessa saga della Brexit: la Commissione europea ha deciso di ricorrere alla Corte di giustizia dell’Unione, presentando un ricorso contro il Regno Unito per violazione degli accordi sulla libera circolazione delle persone. Questa mossa che riaccende le tensioni post-Brexit e fa insorgere interrogativi sulla reale volontà di Londra di rispettare gli impegni assunti.
Al centro di questa nuova disputa ci sono le restrizioni imposte dal governo britannico nel 2020 ai cittadini europei che desideravano trasferirsi o risiedere nel territorio del Regno Unito. Misure che, secondo Bruxelles, contravvengono in modo palese agli accordi di uscita dall’Unione Europea e limitano in maniera ingiustificata uno dei pilastri fondamentali del progetto europeo: la libera circolazione delle persone.
In particolare, Londra è accusata di aver disatteso tre articoli fondamentali del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (artt. 21, 45 e 49), ossia quelli che garantiscono ai cittadini europei la libera circolazione e il diritto di soggiorno, quello di lavorare e di stabilirsi all’interno del territorio dell’Unione.
A queste violazioni si aggiunge l’inosservanza della direttiva 2004/38/CE, un atto legislativo europeo che delinea in modo dettagliato i diritti dei cittadini dell’Unione che si spostano all’interno dell’Unione stessa. Tali violazioni, secondo Bruxelles, rappresentano una grave minaccia ai principi fondamentali su cui si fonda l’Unione Europea.
Nel proprio statement, la Commissione ha dichiarato:
La Commissione ritiene che vi siano state diverse carenze nell’attuazione del TFUE da parte del Regno Unito, che continuano a incidere sui cittadini dell’UE ai sensi dell’accordo di recesso […] La Commissione aveva già inviato una lettera formale al Regno Unito nel maggio 2020 e un parere motivato nel luglio 2024 poiché la legislazione nazionale del Regno Unito limitava la portata dei beneficiari del diritto di libera circolazione dell’UE […] Dopo aver attentamente valutato le risposte del Regno Unito, la Commissione ritiene che diversi elementi dei reclami rimangano irrisolti, compresi i diritti dei lavoratori e i diritti dei familiari allargati.
La decisione della Commissione è arrivata dopo mesi di tensioni e di un prolungato braccio di ferro diplomatico tra le due parti. Nonostante i negoziati siano proseguiti anche dopo la formalizzazione della Brexit, Londra non ha mostrato alcuna intenzione di modificare le proprie posizioni, suscitando l’indignazione di Bruxelles e di numerosi Stati membri.
Un precedente pericoloso
L’azione legale avviata dall’Ue ha un’importanza che va ben oltre il caso specifico: si tratta, infatti, di un test cruciale per verificare l’effettività del diritto europeo e la capacità dell’Unione di far rispettare i propri accordi. Questo precedente potrebbe avere importanti ripercussioni su future negoziazioni e sulla credibilità dell’intero progetto europeo.
La decisione della Corte di giustizia, inoltre, potrebbe avere conseguenze significative per i diritti dei cittadini europei residenti nel Regno Unito, che rischiano di vedersi limitare maggiormente la libertà di movimento e di accesso ai servizi pubblici. Un eventuale successo dell’Ue potrebbe anche spingere altri Stati membri a ricorrere alle vie legali per far valere i propri diritti, creando un clima di incertezza e instabilità nelle relazioni tra i vari Paesi.
La notizia della nuova azione legale ha infatti già suscitato reazioni contrastanti a livello europeo: se da un lato gli Stati membri più fedeli al progetto europeo hanno espresso pieno sostegno alla Commissione, dall’altro alcune nazioni hanno manifestato preoccupazione per le possibili ripercussioni economiche e politiche di una lunga battaglia legale.
Anche nel Regno Unito le reazioni sono state divise. Il governo britannico ha respinto le accuse della Commissione, sostenendo di aver agito in modo conforme al diritto internazionale e di aver sempre cercato una soluzione negoziata. Tuttavia, l’opinione pubblica si è dimostrata più scettica, con molti cittadini che temono un ulteriore deterioramento delle relazioni con l’Europa e le conseguenze negative che ciò potrebbe avere sull’economia nazionale.
Questa vicenda getta una nuova sfida al governo di Keith Starmer, intento a ripristinare il rapporto con Bruxelles e la situazione nel Paese in seguito al fallimento dell’accordo sull’uscita dall’Unione europea, entrando in aperto scontro con le posizioni dei conservatori.
Le incognite del futuro
La vicenda giudiziaria tra l’UE e il Regno Unito è destinata a durare a lungo e le incognite sul suo esito sono ancora molte. La Corte di Giustizia dovrà esaminare attentamente le argomentazioni delle due parti e stabilire se le restrizioni imposte dal governo britannico siano effettivamente in contrasto con il diritto europeo.
Intanto, rimangono profonde ferite e le due parti sembrano ancora lontane dal trovare un punto d’incontro, che forse potrebbe avvenire nella cena programmata a febbraio tra Starmer e i 27 leader europei, il primo di questa natura dopo che Londra ha deciso di abbandonare l’Ue.
In aggiunta, è prevista per la prossima settimana davanti al Consiglio dei ministri europei la presentazione ufficiale di un documento che sembra indicare la volontà dei leader europei di stabilire come condizione imprescindibile per un rafforzamento delle relazioni commerciali l’accettazione, da parte britannica, della giurisdizione della Corte di giustizia, come analizzato dal The Times. Ciò potrebbe avere un ulteriore impatto sui negoziati e sullo sviluppo di tale vicenda.
La decisione della CGUE potrebbe rappresentare dunque un nuovo punto di svolta in questo complesso e delicato rapporto: si tratta di un momento cruciale per il futuro delle relazioni tra l’UE e il Regno Unito ma anche per l’equilibrio di forze tra tutti Paesi membri.