Dal 2021 stop a lavoratori non qualificati e che non parlano l’inglese. Cambiano le regole per l’ingresso nel Regno Unito, che diventano più rigide anche per chi proviene da un paese dell’Unione europea. È una delle conseguenze più tangibili della Brexit, divenuta ufficiale lo scorso 31 gennaio.
SISTEMA A PUNTI
La novità, anticipata dal Guardian e confermata dalla ministra dell’Interno Priti Patel, entrerà in vigore il prossimo 1° gennaio, quando si concluderà il periodo di transizione necessario per perfezionare l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea. Verrà introdotto un sistema a punti sul modello di quello australiano. I lavoratori stranieri che vorranno richiedere il visto di lavoro dovranno averne almeno 70.
Per ottenerli, sarà fondamentale conoscere adeguatamente la lingua inglese ma anche aver ricevuto una proposta di lavoro che preveda una retribuzione annua superiore a 25.600 sterline (pari a 30.800 euro), o a 20.480 sterline se riguarda un settore con carenza occupazionale. Utile anche possedere un dottorato di ricerca. Regole simili pure per gli studenti.
LE ECCEZIONI
Sono previste eccezioni per alcune categorie. Una corsia preferenziale sarà rivolta a scienziati e ricercatori. Quanto all’agricoltura, saliranno da 2.500 a 10 mila i permessi di lavoro stagionali. Non saranno invece bloccate le performance di musicisti, attori e sportivi. Si potrà comunque ottenere un visto turistico, per un periodo non superiore a sei mesi.
Tra le altre misure, il rifiuto alla frontiera delle carte d’identità di paesi come Italia e Francia, per evitare l’ingresso nel paese di lavoratori extracomunitari con eventuali documenti falsi.
QUALI CONSEGUENZE
La riforma ha scatenato un forte dibattito sia tra le forze politiche che imprenditoriali. Interi settori dipendono in larga parte da manodopera straniera e poco qualificata e potrebbero subire conseguenze pesanti da queste nuove regole, su tutti quello turistico e della ristorazione. Ma anche la sanità rischia di trovarsi in grosse difficoltà.
Preoccupati gli industriali, che paventano il rischio di chiusura per molte attività commerciali. Ma il primo ministro Boris Johnson va dritto per la sua strada, con l’obiettivo di “riprendere il controllo delle frontiere per la prima volta in decenni, eliminando un sistema migratorio distorto dalla libertà di circolazione europea”.
DINO CARDARELLI