Viviana Filippini e il suo libro Brescia segreta. Luoghi, storie e personaggi della città (2015, Historica Edizioni) ci hanno portato fino alla primonovecentesca Piazza della Vittoria. Oggi, proseguiremo con la “Passeggiata quarta”.
Partiamo da Via dei Musei. L’imbocco si trova in corrispondenza della chiesetta di Santa Rita (o San Faustino in Riposo che dir si voglia) e della Torre di Porta Bruciata. A terra, una serie di formelle tonde ricordano persone cadute a causa del terrorismo o della violenza politica. Si tratta di un progetto realizzato dalla città di Brescia, in collaborazione con la Casa della Memoria, il gruppo Bu e bei (“Buoni e belli”, in dialetto) e il Rotary Club, per celebrare il 9 maggio come Giorno della memoria. Il punto di partenza è Piazza della Loggia, per via della famosa strage di cui fu teatro il 28 maggio 1974.
Il tracciato di Via dei Musei risale, probabilmente, al I sec. a.C. circa. Era il decumano massimo della Brescia romana, ossia il principale asse di comunicazione da ovest a est. Rimase un punto di riferimento anche in età longobarda. Ciò spiega come mai, lungo essa, si trovassero il Foro, il Capitolium, il teatro romano e il monastero di San Salvatore (poi, di Santa Giulia), voluto da re Desiderio attorno all’VIII sec. La prima badessa di quest’ultimo fu sua figlia Anselperga, sorella della più famosa Ermengarda. L’Adelchi manzoniano (1822) vuole che costei, ripudiata da Carlo Magno, spirasse proprio nel monastero bresciano.
Immettendosi nella continuazione di Via dei Musei, alla propria sinistra, ci si imbatte in uno stabile che ospita oggi la Facoltà di matematica e fisica dell’Università Cattolica di Brescia. Fino al 1999, era invece l’Istituto del Buon Pastore, ove risiedevano suore di clausura. L’edificio risale più o meno al XVI sec. Durante i restauri, alla fine degli anni Novanta, vi furono scoperti resti architettonici di età carolingia e di mura edificate tra il XII e il XIII sec., nonché residui di pitture medievali.
I primi dati storici che riguardano la costruzione risalgono agli anni ’30 del ‘500, col nome di “Conservatorio della Carità”. Esso fu fondato dalla contessa Laura Gambara Secco d’Aragona, per ospitare le ragazze bresciane di umili origini, spesso vittime delle violenze dei soldati. La funzione dell’edificio cambiò nel corso dei secoli, ma esso mantenne comunque destinazioni religiose.
Il monastero femminile che vi ebbe sede aveva la sua chiesa, denominata Santa Maria della Carità. Nel 1658, al suo interno, fu riprodotta la Santa Casa di Nazareth così come compare a Loreto. La Filippini cita l’edificio come esempio di Barocco.
Oltre che l’architettura sacra, si trova in Via dei Musei quella nobiliare. Famoso, per esempio, è Palazzo Martinengo Cesaresco Novarino, sede abituale di mostre d’arte e sede dell’Assessorato alla Cultura e al Turismo della Provincia di Brescia. Il nome con cui è ricordato è quello dell’ultimo casato che lo acquistò; “Novarino” era invece la piazza del Foro in epoca medievale. Su di essa, si trova una facciata della magione; non è peraltro questa l’unica dimora nobiliare costruita in loco. Nei sotterranei del palazzo, si ritrovano resti di edifici che coprono un arco temporale dall’Età del Ferro al Medioevo.
Come abbiamo accennato in precedenza, lungo Via dei Musei si trova il Capitolium: il tempio di Giove, Giunone e Minerva eretto per volontà di Vespasiano, dopo le sue battaglie per la conquista del principato. La costruzione risale al 73 d.C. circa. Fino al XIX sec., però, i suoi resti non erano visibili.
Nel 1823, il clima di riscoperta del passato bresciano incoraggiò gli scavi archeologici promossi dall’Ateneo di Scienze, Lettere ed Arti. Essi riportarono alla luce il Capitolium, il Foro, il teatro, la basilica. Nel 1826, furono rinvenute teste di bronzo (ritratti imperiali) e la famosa Vittoria Alata, oggi custodita al Museo di Santa Giulia.
Proprio Santa Giulia è l’ultima tappa della passeggiata di oggi. Fu fondato, come dicevamo, nel 753, da Desiderio: prima duca di Brescia, poi re dei Longobardi. L’idea gli sarebbe però giunta dalla moglie Ansa. Anche dopo la sconfitta del fondatore per mano di Carlo Magno, il monastero restò una potenza economica e commerciale. Il nome di “Santa Giulia” gli fu dato nel 915. Le spoglie della martire sarebbero state traslate a Brescia proprio per volontà di Ansa e Desiderio. Sotto un arcosolio, all’interno del monastero, è stata rinvenuta anche la tomba della regina Ansa.
L’edificio andò incontro a diverse peripezie. Nel 1797, quando Brescia entrò a far parte della Repubblica Cisalpina, esso fu soppresso. Dopo il 1798, fu trasformato in caserma. Nel 1882, il complesso fu trasformato in Museo dell’Età Cristiana, poi in Civici Musei di Brescia. Nel 1966, passò sotto il controllo del Comune. E, tuttora, Santa Giulia è un riassunto delle epoche attraversate dalla città.
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Erica Gazzoldi