Da sempre attivista per i diritti umani; consigliera comunale di Rio de Janeiro dal 2016; da due settimane relatrice di una Commissione Speciale per il monitoraggio della progressiva militarizzazione della sicurezza; militante di un piccolo partito di sinistra (il Psol); autrice di denunce sull’ operato illegale delle forze di polizia e sulle esecuzioni extragiudiziali; madre di una ragazza di 19 anni; lesbica dichiarata. Da ora anche vittima di un’esecuzione. Tutto questo e certamente molto altro è Marielle Franco, la donna di 38 anni uccisa la sera del 15 marzo a Rio de Janeiro. Sembrerebbe si sia trattato di un vero e proprio agguato. I killer sapevano dove trovare la vittima, che viaggiava in auto con un’altra persona, fortunatamente salva, e il suo autista Andersen Pedro Gomes, anch’esso ammazzato a colpi di pistola.
Questo fatto agghiacciante costituisce un ulteriore esempio dei pericoli cui vanno incontro i difensori dei diritti umani in Brasile. Come esponente della Commissione per i diritti umani dello stato di Rio de Janeiro, Marielle difendeva tenacemente i diritti delle donne e dei giovani neri delle favelas e altre comunità emarginate” […]“Le autorità brasiliane devono garantire un’inchiesta immediata, esaustiva e imparziale […]Il governo non può stare a guardare quando i difensori dei diritti umani vengono uccisi impunemente.
Jurema Werneck, direttrice di Amnesty International Brasile.
La situazione dei diritti umani in Brasile
Il Brasile non è un luogo ideale per i diritti umani e per chi li difende. Secondo il rapporto annuale di Amnesty International sono diversi i problemi del Paese, come confermano le 246 raccomandazioni fornite complessivamente nel corso degli Esami Periodici Universali delle Nazioni Unite (Universal Periodic Review). Le criticità riguardano in particolare i diritti della terra delle popolazioni native, la tortura e le condizioni di vita nelle carceri, le uccisioni extragiudiziali e la protezione dei difensori dei diritti umani.
Tra gennaio e settembre 2017 sono stati 62 gli attivisti uccisi, soprattutto nell’ambito del controllo della terra e delle risorse naturali. Altri attivisti hanno continuato a ricevere minacce e aggressioni. Nonostante ciò, il governo ha smantellato il programma nazionale di protezione, esponendoli a rischi ancora maggiori. Anche i diritti LGBT sono un tasto dolente. Sempre secondo Amnesty International, che cita il Bahia Gay Group, 277 persone sono state assassinate in relazione alla propria omosessualità o al proprio transessualismo tra gennaio e settembre 2017. È il numero più alto mai registrato dal 1980.
Marielle Franco: Una vita per i diritti umani
Per tutto questo si batteva Marielle Franco. Per i diritti delle donne e delle ragazzine, delle persone di colore, dei contadini, dei poveri, degli omosessuali e transgender. Combatteva la corruzione nella politica e la violenza delle forze di polizia nelle favelas. Sulla sua pagina facebook il 10 marzo aveva postato una grave accusa:
Il 41 Battaglione della Polizia Militare di Rio sta terrorizzando e stuprando i residenti della favela. Questa settimana due giovani sono stati uccisi e gettati in un burrone. Oggi la polizia ha camminato per le strade minacciando i residenti. Accade sempre e con i nuovi interventi gestiti anche dall’esercito la situazione è peggiorata.
Per queste sue battaglie molte persone accusavano lei e il suo partito di stare con i banditi. Anche sotto il post citato ci sono molti commenti scritti dopo la sua morte che biasimano le sue posizioni e che lasciano intendere che se la sia cercata. Spesso, infatti, in Paesi con tassi di criminalità altissimi come il Brasile la tutela dei diritti umani è avvertita come alternativa alla sicurezza. Come se il fatto di pretendere che la polizia e le altre forze di sicurezza agiscano nei limiti della legalità equivalga ad appoggiare i criminali. Questa mentalità va superata attraverso l’educazione ai diritti. Perché nessuno può escludere di trovarsi un giorno per caso davanti a un poliziotto armato che lo scambi per un ricercato.
Michela Alfano