Abbiamo studiato con superficialità gli avvenimenti passati, il risultato è che siamo riusciti a imparare davvero molto poco dalla storia. Molti diligenti intellettualoidi, tramite una presa di posizione molto critica, vanno oltre e dichiarano che addirittura non abbiamo appreso nulla se non la disponibilità a ripetere gli errori commessi in passato.
È una triste condizione dell’essere umano che accomuna ogni generazione. Non è un caso se Hegel, il “glorificatore dello spirito”, ci ha lasciato una massima che caratterizza dispoticamente la triste retorica dei giorni odierni: “Tutto ciò che l’uomo ha imparato dalla storia, è che dalla storia l’uomo non ha imparato niente.”. Marx, badando alla sostanza, annetterebbe che “la storia si ripete sempre due volte: la prima volta come tragedia, la seconda come farsa”.
In Brasile, paradossalmente, la tragedia intesa come fallimento dello sviluppo gestionale è incorporata all’interno dell’inedito, ed è caratterizzata dalla totale assenza di strumenti di analisi soddisfacenti. Nel Paese dell’America meridionale la storia si sta ripetendo ancora, ma attraverso astruserie e trasformazioni.
Sotto molti punti di vista, da un lato, tornano gli anni della dittatura militare, apertamente superata 30 anni fa. D’altra parte, ci si muove all’interno di un sistema sociopolitico subdolamente democratico, arricchito dalla deriva autoritaria, il populismo, la segregazione sociale e la promessa bellicosa di combattere, con la polvere da sparo, tutto ciò che la sinistra ha seminato nell’impertinente incuria: sfiducia, voluminosità disoccupazione, la corruzione acuta e trasversale e il ricorso insostenibile al crimine.
Non è poi così tanto diverso il percorso intrapreso dall’America, ma c’è un’enorme differenza tra i due Paesi: gli Stati Uniti hanno istituzioni abbastanza forti da occuparsi dei nuovi focolai di fascismo, mentre in Brasile, a causa delle riconosciute inadeguatezze in materia di giustizia, istruzione e salute, aggravato dal clima di segregazione e odio, si corre il grave rischio di implosione civile, una dimensione che, a causa della diversità, anche geografica, rende la comparsa e il sostegno a Jair Bolsonaro un fenomeno molto pericoloso con possibili sviluppi difficili da decretare con chiarezza.