In Brasile la carta d’identità diventa ‘gender fluid’. Il Governo guidato da Lula, ha deciso di eliminare le voci che indicano il ‘sesso’ e lo ‘stato sociale’, in modo da renderla ‘più inclusiva e più rappresentativa’.
Brasile: nuova carta d’identità, sempre più inclusiva. Sempre più Paesi nel mondo adottano documenti ‘gender fluid’. Quella del Brasile è solo l’ultima in ordine di tempo. Queste scelte sono sempre più frequenti nel mondo, in nome di documenti più gender fluid. Cioè non ingabbiati rigidamente in definizioni di identità sessuali “tradizionali”. L’obiettivo è avere un’identificazione più inclusiva e rispettosa delle singole sensibilità di ogni individuo.
Il genere autodeterminato è una pietra angolare dell’identità di una persona. L’obbligo che ne deriva per gli Stati è quello di fornire l’accesso al riconoscimento del genere in modo coerente con i diritti alla libertà dalla discriminazione, alla pari protezione della legge, alla privacy, all’identità e alla libertà di espressione.
A tal proposito, il Ministero brasiliano dei Diritti Umani e della Cittadinanza (MDH)ha chiesto di apportare modifiche alla Carta d’Identità Nazionale (CIN), in modo da renderla più inclusiva e rappresentativa. E, soprattutto, tenendo conto della comunità LGBTQIA+. Questa nuova struttura del documento verrà stampata senza il campo ‘sesso’ e conterrà solo il campo ‘nome’. Dichiarato dalla persona al momento dell’emissione del documento, non distinguendo più tra il nome sociale e il nome all’anagrafe.
Secondo CNN Brasil, il decreto che regola questa nuova struttura documentale sarà emanato alla fine di giugno. Una volta pubblicata questa norma, tutti i nuovi documenti da emettere seguiranno il nuovo formato. Il Ministero della Gestione e dell’Innovazione nei Servizi Pubblici ha dichiarato che queste modifiche saranno apportate su richiesta del Ministero dei Diritti Umani e della Cittadinanza e mirano a rispettare e promuovere la cittadinanza della comunità LGBTQIA+.
Prima di prendere questa decisione, secondo CNN Brasil, ad aprile è stato creato un gruppo di lavoro dal Governo Federale per discutere la questione. Inizialmente, il gruppo di lavoro è stato istituito dal Governo di Jair Bolsonaro e ha sollevato critiche da parte delle entità che difendono i diritti LGBTQIA+, affermando che il modello precedente violava la dignità delle persone transgender.
Il CIN sarà rilasciato in 12 stati brasiliani: Acre, Alagoas, Amazonas, Goiás, Mato Grosso, Minas Gerais, Pernambuco, Piauí, Paraná, Rio de Janeiro, Rio Grande do Sul e Santa Catarina. Sarà rilasciato nelle segreterie di pubblica sicurezza di ciascuno di questi Stati.
Secondo il Governo brasiliano, questo nuovo formato di documento ridurrà la probabilità di frode, con un solo numero di identificazione. La carta d’identità avrà anche un codice QR che permetterà di verificarne l’autenticità, oltre ad avere informazioni sull’eventuale smarrimento o furto di questo documento.
Il Brasile si allinea così ad una serie di altri Paesi precursori.
Non solo Brasile. Molti altri Paesi in tutto il mondo stanno mostrando sempre più sostegno al gender-fluid. Ancor prima del Brasile, Nazioni come Canada, Argentina, Australia, Belgio, India, Nepal hanno apportato modifiche simili. Prevedono già, sia nel passaporto che nella carta d’identità, il sesso ‘X’. Anche nei Paesi Bassi, a partire dal prossimo anno, la parola ‘sesso’ scomparirà dalla carta d’identità.
La comunità LGBTQIA+, del resto, è molto forte nel Paese sudamericano. I dati forniti dall’Associazione Nazionale dei catasti delle persone fisiche (Arpen-BR) comunicano che i matrimoni gay sono addirittura quadruplicati negli ultimi anni.
In Brasile, il Consiglio nazionale di giustizia iniziò ad autorizzare questo tipo di unione negli uffici dello stato civile nel 2013. Da quell’anno i matrimoni sono quadruplicati, arrivando a 12.897 nel 2022, rispetto ai 3.700 del 2013. Negli ultimi dieci anni si contano inoltre 73.640 unioni civili tra persone dello stesso sesso, il 56% delle quali tra coppie femminili. Lo Stato brasiliano con il maggior numero di matrimoni è San Paolo (il più popoloso del Paese), con il38,9%, seguito da Rio de Janeiro, con l’8,6%.
A San Paolo vengono organizzate ogni anno grandi manifestazioni a favore delle unioni omosessuali, tra le più importanti al mondo. In totale, negli ultimi 10 anni, ci sono state 73.640 unioni civili tra persone dello stesso sesso (il 56% per le sole coppie femminili). Ed è proprio a San Paolo che si celebrano i matrimoni più gay, seguita da Rio de Janeiro.
La diffusione dell’ideologia di genere.
I concetti di identità di genere variano notevolmente in tutto il mondo, risultando in un’ampia gamma di identità ed espressioni che spesso trascendono i concetti occidentali di genere, come: hijra (Bangladesh, India e Pakistan), travesti (Argentina e Brasile), okule e agule ( Repubblica Democratica del Congo e Uganda) e due spiriti (indigeni nordamericani).
Tutte le persone hanno una qualche forma di identità di genere. L’identità di genere si riferisce all’esperienza di genere interiore e individuale profondamente sentita da ogni persona, che può corrispondere o meno al sesso assegnato alla nascita, compreso il senso personale del corpo e altre espressioni di genere, tra cui l’abbigliamento, la parola e i manierismi.
L’idea che esista una norma di genere, dalla quale certe identità di genere ‘variano’ o ‘si allontanano’ si basa su una serie di preconcetti che devono essere sfidati se si vuole che tutta l’umanità goda dei diritti umani.
Tali idee sbagliate includono:
- Che la natura umana va classificata con riferimento ad un sistema binario maschio/femmina sulla base del sesso assegnato alla nascita.
- Che le persone rientrino ordinatamente ed esclusivamente in quel sistema sulla stessa base.
- Che è un obiettivo sociale legittimo che, di conseguenza, le persone adottino ruoli, sentimenti, espressioni e comportamenti che sono considerati intrinsecamente ‘maschili’ o ‘femminili’. Il termine ‘trans’ è usato per riferirsi a persone che si identificano con un genere diverso da quello loro assegnato alla nascita.
Culture e Paesi di tutto il mondo riconoscono nella legge e nelle tradizioni culturali generi diversi da maschio e femmina. Ne sono un esempio Australia, Bangladesh, Canada, India, Nepal, Nuova Zelanda e Pakistan, che insieme rappresentano un quarto della popolazione mondiale.