Il primo ministro del Regno Unito Boris Johnson è risultato positivo al tampone per il Coronavirus. Lo ha annunciato tramite un tweet alle 12.15 di venerdì 27 marzo. Ha scritto di aver sviluppato lievi sintomi nelle 24 ore precedenti e di essersi quindi sottoposto al test. Ha aggiunto poi di trovarsi attualmente in isolamento, a casa, luogo da cui continuerà a lavorare.
Over the last 24 hours I have developed mild symptoms and tested positive for coronavirus.
I am now self-isolating, but I will continue to lead the government’s response via video-conference as we fight this virus.
Together we will beat this. #StayHomeSaveLives pic.twitter.com/9Te6aFP0Ri
— Boris Johnson #StayHomeSaveLives (@BorisJohnson) March 27, 2020
E’ bizzarro come la realtà a volte superi la fantasia. Qualche anno, ormai decennio, fa Alanis Morissette cantava che la vita sa essere molto ironica. E cosa c’è di più ironicamente amaro di passare settimane a dire che il Coronavirus è tutta un’esagerazione, che il Regno Unito svilupperà l’immunità di gregge e che nessuno si dovrà preoccupare, o meglio, solo abituare, al massimo, a perdere i propri cari, e poi finire sotto tampone e risultare positivi.
E’ emergenza nel Regno Unito
L’emergenza nel Regno Unito nella giornata di giovedì ha raggiunto quota 11.658 casi, con 578 morti, secondo i dati del ministero britannico della Sanità. Nella stessa giornata, i decessi sono aumentati, in sole 24 ore, di oltre 100 (+115). Il Paese intanto sta continuando a eseguire i test, giunti a 105.000 tamponi, tra cui quello a cui si è sottoposto Boris Johnson, risultando positivo.
Il Chief Executive dell’Nhs Providers di Londra, Chris Hopson, ha nel frattempo rilasciato dichiarazioni simili a quelle riportate dai medici italiani, parlando di uno “tsunami continuo” di pazienti malati di Covid-19. I nosocomi britannici “sono alle prese con un’esplosione della domanda per pazienti gravi”, ha aggiunto lo stesso Hopson.
Allarme e scontento dei medici
L’allarme lanciato dai medici e dagli infermieri in servizio presso la sanità britannica riguarda principalmente le garanzie sugli equipaggiamenti protettivi e le condizioni di lavoro sul fronte dell’emergenza. Dita puntate contro il governo dello stesso Boris Johnson, criticato per non aver provveduto per tempo: l’esecutivo ha per ora promesso l’arrivo negli ospedali di 7,5 milioni di kit extra reperiti anche grazie all’esercito. Rabbia anche da parte dei Gp, gli omologhi dei nostri medici di famiglia nel sistema sanitario nazionale britannico (Nhs). I loro rappresentati hanno infatti parlato di direttive confuse da parte delle autorità, che per il momento non prevedono per i medici l’uso di mascherine e similari se non per le visite su pazienti con sospetti sintomi di Covid-19.
Elisa Ghidini